Hanno tutti ragione / Fico esplora, Conte spera ancora ma Renzi è in vantaggio

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Dunque Roberto Fico esploratore. La domanda chiave resta: il Conte ter è ancora possibile? La risposta: sì, ma con molti e severi ostacoli. E il ritorno in maggioranza di Renzi senza cambio a palazzo Chigi? Difficile, non impossibile.

Iv non ha posto un veto ufficiale su Conte. Renzi ha spiegato che non ci sono pregiudizi verso nessuno. Ma è evidente che la permanenza di Conte a Palazzo Chigi non è la soluzione più gradita. Realisticamente, Renzi accetterà di partecipare al ter solo se il rischio concreto fosse quello di tornare alla situazione di qualche giorno fa, quando Conte pareva a un passo dall’autosufficienza al Senato e Iv, di conseguenza, vicina alla disfatta. Di certo Renzi ha spinto affinché Conte non avesse subito la chance del reincarico. Conte investito della missione del ter mette Iv nella condizione scomoda di apparire di nuovo, in caso di nuova rottura, la responsabile della crisi e del caos.

Quanto il tema della responsabilità della crisi sia cruciale è evidente dalla sequenza di uscite renziane, anche in contraddizione. Prima l’enews per sostenere: “Non è Iv che ha aperto la crisi”. Due giorni fa un video per rivendicare il contrario: “Ecco perché abbiamo aperto la crisi”. Renzi teme che Conte e Zingaretti possano usare la scelta di Iv di rompere come ariete elettorale, in senso duplice: cercare di uscire dalla crisi con il ritorno al voto (strada comunque complicatissima) e usare in campagna elettorale l’argomento di Renzi sfasciatutto complice della destra.

A Renzi servirebbe insomma che Conte si schiantasse per un concorso di cause che riduca l’evidenza del ruolo di Iv. Perciò ha sempre cercato la “complicità” di Pd (vedi le voci su Zingaretti o Franceschini premier) e M5S, dove comunque, in effetti, i nemici di Conte non sono pochi. Iv sta facendo circolare l’ipotesi di un ticket di governo Gentiloni (premier)-Draghi (Tesoro). Un’altra manovra tattica. Nessuno – non certo Renzi – ha in mano la disponibilità di Draghi. Quanto a Gentiloni, il rapporto con il leader di Iv è da tempo pessimo

Dunque è un bluff? Semi-bluff, diciamo. Gentiloni e Draghi sono figure autorevoli, ipotizzare di coinvolgere l’uno o l’altro non sarebbe assurdo se Conte fallisse il ter. Ma citarli ora è solo un modo di alzare l’asticella per Conte, mettendolo a confronto di alternative alte

Renzi ha quindi già deciso di far cadere Conte? Mettiamola così: se Conte si affaccia alla trattativa finale in queste condizioni, cioè senza autosufficienza in Senato, è difficile pensare che Renzi abbia voglia di tendergli la mano e salvarlo.

D’altra parte, se Conte riuscisse a trovare i voti mancanti in Senato, la questione potrebbe ribaltarsi: perché mai Conte, forte di una maggioranza assoluta a Palazzo Madama, dovrebbe accettare di rimettersi nelle mani di Renzi? Potrebbe immaginare un ter senza Iv. Ma i problemi sono di due ordini: il primo è che l’operazione Responsabili sembra a un punto morto. Il secondo è che Conte deve tenere conto dei dubbi di parte della maggioranza (Pd) e del Colle. Si può fare un governo appeso al voto di senatori come Vitali, che l’altra sera è andato a dormire da Responsabile (“Sosterrò Conte”) e si è svegliato di nuovo nel centrodestra (“Non sosterrò Conte”)?

Gli ottimisti sul Conte ter dicono: Renzi alla fine accetterà di rientrare, che vantaggio avrebbe se partisse un governo tecnico in cui Iv rischia di essere ininfluente? Un argomento non infondato ma che trascura tre fattori, a mio giudizio, più rilevanti

In conclusione, la costruzione del ter sarà durissima per Conte. Quasi impossibile se il premier non riequilibra in tempo, con i numeri del Senato (magari contando sui renziani contrari alla rottura), un rapporto di forza che adesso vede Renzi in vantaggio.

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