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Hanno tutti ragione | Salvini ha fretta di congedare Draghi

La questione si era già posta per il Conte bis: senza pandemia qual è l’agenda del governo? Il grande boh, diceva il cantante. Non che sulle misure anti Covid ci sia unità tra le forze di maggioranza, ma almeno il tema è obbligato e nessuno discute se occorra o meno parlare di riaperture e ristori. Su tutto il resto, invece, è già ricominciato il film visto con l’esperienza giallorossa. Non si arriva nemmeno a discutere del merito delle questioni, perché dai partiti partono veti che puntano a bloccare sul nascere l’inserimento in calendario delle proposte di legge e delle riforme.

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La Lega, per esempio, non vuol nemmeno sentire parlare di giustizia e fisco. Sui migranti, peggio. Riforme del lavoro, con una maggioranza così eterogenea, sono precluse. Anche il Parlamento è in stallo. Eloquente quanto sta accadendo sul ddl Zan, con conseguenze doppiamente negative, perché l’evidente desiderio della destra sovranista di affossare la legge è un ostacolo anche al suo miglioramento: nessuno vuole rischiare di rimandarla alla Camera per una nuova lettura sapendo che questa, per Lega e Fratelli d’Italia, diventerebbe l’occasione d’oro per metterla su un binario morto.

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Quando poi Matteo Salvini lusinga Mario Draghi sostenendo si tratti del candidato ideale della Lega per il Quirinale, ovviamente bisogna leggere la proposta per quel che è: la voglia di anticipare la fine di questo governo per tornare subito dopo alle urne. Dove la destra, non a torto, ritiene di poter vincere facilmente sui disgraziati avversari, Pd e M5S, impegnati in un’alleanza sempre più surreale, dichiarata ma inconsistente sui programmi e latitante nelle città dove si andrà al voto in autunno.

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Il problema è grave non solo per Mario Draghi, che rischia di trovarsi a presiedere un esecutivo più che dimezzato nelle sue prerogative e ambizioni, ma anche per il Paese. Perché alcune riforme sono condizioni necessarie per accedere ai fondi del Recovery e rischiano di creare problemi seri con la Commissione Ue. Quindi il prezzo dei veti incrociati rischiano di pagarlo tutti i cittadini italiani.



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