House of Gucci. Stile di una dark lady (Gaga)

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“Erano anni eccezionali, e non ce ne rendevamo conto. Versace, Armani, Prada, Gucci con Tom Ford: gli anni Ottanta e Novanta sono stati vitali per il Made in Italy: l’errore è stato pensare che sarebbe durata per sempre”. Ha ragione Sara Gay Forden, autrice del libro su cui è basato House of Gucci, il film di Ridley Scott sull’assassinio nel 1995 di Maurizio Gucci a opera della moglie Patrizia Reggiani. Non è proprio un “film di moda”, però mettere in scena quegli anni non ha fatto che accentuare la nostalgia per lo stile di un periodo unico.

Adam Driver interpreta Maurizio Reggiani 

E sarà perché si parla da anni del progetto, o perché il lockdown ha amplificato la voglia del glamour e dei look “esagerati” di allora, ma i riferimenti allo stile dei protagonisti nelle collezioni attuali sono, a sorpresa, frequenti.

Mi sono immaginata Patrizia come la perfida ed elegantissima Alexis di Dynasty, interpretata da Joan Collins“, dice quasi a conferma della tesi la costumista Janty Yates. Scott però pensava che la sua Patrizia, interpretata da Lady Gaga, dovesse essere più sobria; la soluzione la offre proprio la star, che invece se l’immagina come sua madre: una signora italiana ben vestita. E da lì Yates parte, indurendola man mano: “Sul finale il suo piglio è quasi maschile, nella postura e negli abiti”.

Il film uscirà in Italia solo il 16 dicembre (nel resto del mondo il 24 novembre), ma l’ossessione per lo stile alla House of Gucci dilaga che è una bellezza, tra le gare a chi imita meglio Patrizia/Gaga e i tutorial per ricrearne make-up e pettinatura.

Un look di Moschino “in linea” con lo stile di Patrizia Reggiani nel film 

“Patrizia era minuta, ma certo non passava inosservata”, ricorda Forden. “Amava il lusso e le grandi firme, grondava gioielli, si vestiva coordinando tutto, dalla testa ai piedi. Un giorno, dopo l’omicidio e prima del suo arresto, la segretaria di Maurizio Gucci (Adam Driver nel film, ndr), Liliana, quando se la vide arrivare tutta in rosa Chanel sbottò: ‘Ma Patrizia, sembri un confetto!’. La discrezione non faceva per lei”.

Allo sceneggiatore Roberto Bentivegna è toccato il compito di rendere una personalità tanto straripante in personaggio, creando incidentalmente un’estetica perfetta per il presente: “Sono partito da due immagini descritte nel libro di Sara: il vestito rosso che ha quando incontra Maurizio e la pelliccia che chiede di poter mettere al momento dell’arresto. Gli estremi ideali”.

Nel film Lady Gaga usa un abito d’archivio ricco di loghi che richiama il look Gucci Aria 2021 

Fondamentale in tutto questo è stato il supporto di Gucci, che pur non facendo parte del progetto ha messo a disposizione i suoi archivi: “Un aiuto essenziale”, conferma Yates. “Inoltre, visitando il loro museo a Firenze ho capito che patrimonio di storia ci sia dietro quel nome, e perché Maurizio ci tenesse tanto a salvare il brand a ogni costo”.

Questo fenomeno d’emulazione riguarda anche gli uomini del film, perfetti manifesti per un ritorno al vestire più curato dopo due anni di tute e felpe: i quaranta completi messi da Maurizio e quelli di velluto colorato di Paolo Gucci — opera della sartoria Attolini, la stessa che ha vestito Toni Servillo in La grande bellezza —  sono da manuale. “La cosa divertente”, nota Bentivegna, “è che le mise di Paolo, che veniva considerato strano, sono simili a quelle di Gucci che oggi usa il suo interprete Jared Leto sui red carpet di tutto il mondo. Paolo era un precursore”.

Al Pacino nel ruolo di Aldo Gucci 

Il gioco di rimpalli tra citazioni di ieri e soluzioni di oggi è continuo, e funziona. Per questo fa sorridere che proprio l’unica sfilata in passerella del film, quella di Gucci del 1995 firmata Tom Ford, che eleva il brand a nuovo status symbol, non è “vera”: “Il mio braccio destro Stefano De Nardis l’ha riprodotta da zero”, spiega Yates, “perché non abbiamo trovato nulla nei canali della moda vintage, incredibile. Una faticaccia, ma ne è valsa la pena”.

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