Amarena è stata la prima orsa uccisa nella storia del Parco nazionale d’Abruzzo. E mentre la procura indaga, i veterinari e i periti balistici visitano la casa del cacciatore indagato Andrea Leombruni a San Benedetto dei Marsi, una pattuglia presidia la sua casa, i cittadini fanno le ronde, si attende l’autopsia sull’animale fissata per domani e un’altra orsa, Gemma, divora dolci in un hotel a Scanno prima di andar via, ci si chiede pure: che fine hanno fatto i suoi due cuccioli d’orso bruno marsicano fuggiti dopo la morte della mamma? E come stanno?
“Dopo 4 giorni di ricerche ininterrotte abbiamo la consapevolezza che i cuccioli dovrebbero essere entrambi ancora vivi e che si sono separati”, si legge in una nota pubblicata su Facebook dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
“Possiamo confermare che i 2 conspecifici sono molto mobili e attivi sul territorio tanto che sono stati avvistati nei dintorni di 2 centri abitati situati nel perimetro del Parco, a circa 25 km di distanza da San Benedetto dei Marsi, anche se in momenti diversi – è scritto nel post del Pnalm – Proseguono e proseguiranno senza sosta le attività di ricerca, con l’obiettivo di tentare una cattura, ove necessario, e confermare l’effettiva separazione dei due cuccioli in luoghi diversi, escludendo così la possibilità di un doppio avvistamento dello stesso cucciolo”.
“A margine degli aggiornamenti sulle operazioni di ricerca, è importante sottolineare che la loro mobilità è un elemento che fa ben sperare sulle condizioni di salute dei cuccioli e sulla loro capacità di sopravvivenza”, prosegue il post.
“Giorni e notti terribili – si conclude – in cui, mentre imperversano senza sosta le attività di ricerca dei cuccioli, abbiamo avuto modo di leggere la grande quantità di articoli, appelli e opinioni che sono circolati sui giornali, sulle televisioni e sui social. Dopo lo sconforto e lo stress dei giorni passati, ci teniamo particolarmente a ringraziare i tanti e le tante che sin da subito hanno fatto sentire la loro vicinanza, e anche quelli che non l’hanno fatto. Come accade spesso in queste situazioni si sono presto materializzate le inevitabili polarizzazioni, sul gesto e sulle regioni di chi ha sparato ma anche sulla gestione operata dal Parco in merito alle questioni sempre complesse degli orsi confidenti”.
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