Idris, l’ultimo saluto sulle note di Bob Marley: applausi e lacrime per la prima icona afro-italiana

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“Mi chiamava spilungone e mi faceva tanto piacere. Ho provato a portarlo in Sicilia per le vacanze ma mi ha detto che non si sentiva. Perdo un amico, un fratello”. Alessandro “Spillo” Altobelli è uno dei primi ad arrivare di fronte al cimitero di Bedizzole, in provincia di Brescia, per il funerale di Idris Sanneh, volto simbolo della trasmissione Quelli che il calcio negli anni Novanta e giornalista d’origine gambiana. Tanti connazionali, tanti africani, la moglie Mimma in lacrime e le figlie. Con loro Marino Bartoletti, amico e collega: “Mi chiedeva se ogni tanto esagerava con la sua esuberanza. Sì, ma era facile perdonarlo. Ma è questa (la sua dipartita ndr) che non gli perdono”. Bandiere e magliette della Juventus riempiono il giardino del cimitero, mentre vengono recitate preghiere in arabo e letture del corano. “Per noi è stata un’icona che ha rappresentato tutto – racconta Niane Ibrahima segretario generale della Fillea Cgil di Brescia e amico di Idris – sia culturalmente che politicamente. Un esempio per la nostra comunità in Italia”. La cerimonia si è conclusa, per volontà della figlia Francesca Hadija, sulle note di No woman no cry di Bob Marley, brano tra i più apprezzati da Idris.

Di Andrea Lattanzi

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