Idrogeno, cloud e microelettronica, ma il piano tedesco dimentica le donne

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Quando la funzionaria del ministero dell’Economia italiano chiamò i suoi colleghi tedeschi, per un momento nell’ufficio del monumentale ex ministero dell’Aviazione nazista calò un silenzio di piombo. Gli uomini di Olaf Scholz si guardarono in faccia e dovettero risponderle imbarazzati che no, che non avevano fatto alcuna valutazione di genere sulle loro misure del Recovery Plan. Per un motivo molto semplice: per le donne, il governo Merkel non aveva previsto un centesimo.

Certo, va detto che il Recovery Plan della Germania vale un decimo di quello italiano. E che Berlino non ha preso un euro di prestiti dalla Commissione europea, ma soltanto trasferimenti. Nelle comunicazioni della Commissione Ue di fine aprile, dopo che il piano di rilancio post-pandemia era stato approvato dal Bundestag e trasmesso a Bruxelles, si legge che ammonta a 27,9 miliardi, e che 25,6 arriveranno sotto forma di trasferimenti dalla Commissione Ue. Ma Berlino ha deciso che “siccome il piano è più ampio”, dal punto di vista finanziario, “ogni spesa ulteriore sarà garantita dalla Germania”. Insomma che persino i due miliardi e rotti di eccedenza per arrivare ai 27,9 miliardi non saranno chiesti in prestito da Bruxelles.

E cosa contiene il piano? Semplice: niente per le donne, e questo lo abbiamo già detto. E tra i funzionari del ministero delle Finanze tedesco qualcuno non nasconde un filo di imbarazzo. Ma il motivo è molto semplice. Olaf Scholz è stato tanto attivo a spingere l’idea del Recovery Plan sul piano europeo, tanto è stato pigro sul proprio Recovery Plan. A fine agosto del 2020, una riunione di governo ha approvato la sua idea di prendere, molto semplicemente, un pezzo della legge di bilancio e di spostarlo nel piano europeo.

Detto in altri termini: invece di mettere a punto un programma nuovo, aggiuntivo rispetto a quello colossale varato dal governo per salvare la propria economia all’inizio del grande letargo da pandemia (1.400 miliardi di euro tra finanziamenti e garanzie), Scholz ha deciso di approfittare dei soldi europei per ridurre il disavanzo finanziando misure già decise da un pezzo.

Spostando un po’ di voci dalla finanziaria e costruendo un indice credibile, il Recovery Plan tedesco vanta dunque sei priorità: riforme e investimenti per la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione energetica, digitalizzazione dell’economia, infrstrutture ed educazione, partecipazione sociale, rafforzamento del sistema sanitario, una modernizzazione della pubblica amministrazione e una riduzione delle barriere agli investimenti da attuare entro il 2026. Il piano include anche tre progetti comuni europei nel campo dell’idrogeno, del cloud e della microelettronica. E nel testo del piano, intitolato “Aufbau”, ricostruzione, si legge anche che la quota di investimenti per il digitale vale il doppio degli obiettivi fissati dalla Commissione Ue: il 40% invece del 20%. Ma era tutto già previsto.

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