Il biglietto di un artigiano del Cinquecento ritrovato durante il restauro dell’organo del Duomo Vecchio di Brescia

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Sembra un episodio uscito dalle pagine di un romanzo d’avventura, ma si è verificato nei giorni scorsi nel Duomo Vecchio di Brescia, dove la squadra impegnata nel restauro degli affreschi di Girolamo Romanino e dell’organo Antegnati-Serassi si è imbattuta in un biglietto del XVI secolo: il documento, risalente al 1538, era nascosto in una delle colonne lignee dell’organo ed è stato rinvenuto durante la ricollocazione delle ante, tornate al loro posto dopo essere state a lungo esposte nel Duomo Nuovo.

“Un ritrovamento del genere è molto raro, siamo stati fortunati” commenta il direttore dei lavori Giuseppe Spataro, che sta seguendo passo dopo passo le operazioni insieme al restauratore Paolo Mariani.

L’organo venne iniziato nell’ottobre del 1536 e ultimato e inaugurato nel gennaio del 1538. Lo realizzò Gian Giacomo Antegnati, membro di un’importante famiglia di organari bresciani, attiva tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVIII secolo a Brescia e nell’intero Nord Italia, ma anche in Svizzera e Germania.

Un primo intervento di restauro dell’organo fu affidato nel 1826 ai fratelli Serassi con l’obbligo di mantenere tutte le 1300 canne del XVI secolo, riconoscendo a queste solidità, dolcezza e perfezione senza pari. L’organo, oltre alle pregevoli qualità musicali, vanta anche delle ante dipinte appunto dal celebre pittore rinascimentale Girolamo Romanino.

Sebbene trovare un documento ancora leggibile non sia affatto usuale, era già capitato in passato che durante restauri di questo tipo spuntassero reperti come monete, ossa o resti di oggetti liturgici: per questo la squadra di Mariani presta sempre una particolare attenzione. Così, come riporta anche il Giornale di Brescia, sono riusciti a individuare il biglietto, che sarebbe certamente sfuggito a un osservatore distratto, viste le dimensioni ridotte.

“Era ripiegato in ben 32 parti, un quadratino quasi invisibile tra i trucioli – prosegue Spataro – Riporta due righe di testo e per decifrarle ci siamo rivolti a una delle massime esperte del settore, Barbara Maria Savy, docente di Storia dell’arte all’Università di Padova e studiosa del Romanino”.

È stata lei a fornire la trascrizione esatta e la traduzione più plausibile del biglietto, su cui si legge: “Mi Pasì da Pasira si fat questi coloni de l’orgen del dom / El dì 12 de aprilil mili 538”.

Insomma, quel biglietto rappresenta la firma di un artigiano, tale Pasì di Passirano (sempre nel Bresciano) che avrebbe realizzato le colonne dell’organo e lasciato quella traccia del suo passaggio il 12 aprile del 1538.

Una teoria suffragata dal fatto che “negli archivi si trovano testimonianze secondo le quali all’epoca a Passirano erano attivi artigiani, falegnami e carpentieri di nome appunto Pasino” continua Giuseppe Spataro.

Il prossimo 19 novembre, nell’ambito del calendario di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023, è in programma un concerto di Marco Ruggeri per l’inaugurazione del restauro dell’organo.

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