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Il Commodore 64 rinasce a Natale: tanti nuovi (stupendi) giochi per un computer di quarant’anni fa

Il Commodore 64 è arrivato sul mercato nell’agosto del 1982. Ovvero, trentanove anni fa che anche se non sono proprio quaranta, nel tempo della tecnologia equivalgono più o meno a tre quattro ere geologiche. Dovrebbe quindi essere un fossile dell’informatica ma il “biscottone”, vezzeggiativo con cui i suoi fan lo chiamano per via dell’estetica da savoiardo, non solo è ancora tra noi ma è alive and kicking, come cantavano i Simple Minds al tempo del massimo splendore di questa icona tecnologica a 8 bit. Grazie ad una attivissima scena “homebrew”, fatta da talentuosi sviluppatori indipendenti, il C64 oggi sforna videogiochi di un livello tecnico che ad averli potuti vedere trentanove anni fa avrebbero lasciato chiunque con la mascella spalancata. Questo accade anche perché in quarant’anni le tecniche di programmazione si sono evolute e sebbene dentro i 64 ci sia pur sempre un attempato chip 6510, quello che è possibile tirarne fuori oggi raggiunge livelli sbalorditivi.

Così ad esempio, arriva una versione C64 di Sonic the hedgehog, ovvero il gioco con cui venne lanciata la console Sega Megadrive, ben altra potenza, 16 bit, cpu Motorola 68000, palette di colori sconfinata rispetto ai “miseri” 16 del Commodore. Eppure la versione 2021 di Sonic per C64 è quasi un miracolo: veloce, giocabile, fluida e divertente come l’originale, più simile alla versione per Master System che a quella per Megadrive per la verità, ma comunque una conquista tecnica impensabile. Va detto che per “girare” su un Commodore dell’epoca, Sonic ha bisogno di una REU, ovvero una Ram Expansion Unit, un’espansione di memoria da 256k, quindi non entra nei 64k originali del Commodore. Ma se al tempo una REU costava come un’utilitaria, oggi emularne una su un’altra piattaforma costa zero, e comunque Sonic funziona perfettamente e in modo nativo sui “nuovi” C64, ovvero TheC64 e TheC64Mini, le riedizioni contemporanee del biscottone.  

Sonic è incredibile e va bene, ma sul podio delle meraviglie a 8 bit del 2021 ci sono altri due giochi, entrambi realizzati dalla sviluppatrice indipendente Sarah Jane Avory. Il primo, Briley Witch Chronicles, è un gioco di ruolo in stile giapponese che lascia increduli per quanta profondità e possibilità di gioco l’autrice sia riuscita ad infilare nel C64, accanto a una grafica e un sonoro eccelsi. Se Briley Witch fosse uscito negli anni 80 verrebbe sicuramente ricordato ancora oggi come il capolavoro assoluto che è, e che rimane anche nel 2021. Costa 9,99 euro e può essere scaricato per poi essere “flashato” su una cartuccia ed essere giocato su un vero Commodore 64. Sempre Avory è autrice di Snow Force, un classico sparatutto a scorrimento orizzontale sulla scia dei grandi classici del genere per il C64 (Armalyte, Katakis, Io, Delta su tutti) ma stavolta la tematica è natalizia e al posto della navicella spaziale c’è una slitta volante molto natalizia. Snow Force costa 1,99 dollari, prezzo simbolico per un gioco che è tutto meno che un giochino e che consacra Avory come una tra le migliori autrici di sempre per il biscottone. Insomma se avete ancora una passione a 8 bit (e un Commodore 64 funzionante) questi sono tre titoli da avere assolutamente. E Se dovete andarlo a recuperare in cantina o in soffitta andateci, scavate e ricollegate tutto, ne vale la pena.

Ma sotto al podio, non mancano altri titoli che sono degli impensabili achievement tecnici e delle brillanti idee interattive anche oggi, che portano su una macchina di decenni fa i concetti e le categorie dell’interattività digitale di oggi. Così, visto che l’avete recuperato dagli scatoloni e ricollegato al Mivar (se ce l’avete, altrimenti si può usare un adattatore per i display di oggi), il vostro C64 è pronto ad ospitare ottimi giochi come Monstro Giganto, sorta di picchiaduro con personaggi enormi realizzati in grafica Petscii. O ancora Ninja Carnage, un curioso esempio di avventura “semitestuale” punta e clicca molto ben scritta, Nixy the Glade Sprite, un’avventura d’azione serrata e divertente, Lost Realms of Murkasada, un RPG vecchia scuola ma ben piazzato e tecnicamente valido, Outrage, un bell’incrocio tra due classici come Turrican e Hawkeye. C’è ovviamente in tutte queste produzioni un omaggio sentito al tempo che fu, ma anche una strizzata d’occhio al tempo che è e perché no, a quello che verrà.

Il retrogaming è ormai un segmento di mercato importante in un periodo storico in cui i gamer della prima ora iniziano ad avere o hanno già superato i cinquant’anni. Il successo di iniziative come la riedizione di classici computer e console ma un fenomeno che va ben oltre la nostalgia e il foklore. E’ storia del digitale, ma è incredibilmente contemporaneità, con un livello incredibile di vivacità della scena homebrew che fa sembrare che davvero non siano passati quarant’anni da quando sulle tastiere si digitavano i comandi in basic e gli assistenti vocali vivevano solo nei film di fantascienza. Una storia che dura fino ad oggi, fatta di sogni elettronici che dagli anni 80 non smettono di stupire. E soprattutto, una storia che l’inesauribile potere magico del Commodore 64 sembra poter rendere infinita.



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