Il Ferragosto nero di Dazn, al calcio manca una rotella

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Nella civiltà dell’immagine, se una cosa non si vede non esiste. Dunque, possiamo affermare che la prima domenica di campionato per buona parte non sia esistita: l’hanno tramandata racconti epici, una tradizione orale che comincia con Omero e finisce (magari finisse) con Dazn. Un’apocalisse tragica e dunque comica, di fronte alle quale persino i grotteschi imbarazzi del passato (pause, interruzioni, lentezze, rotelline) impallidiscono: perché stavolta è crollato proprio tutto. E la rotella è quella che manca.

Di fronte al vuoto di Lazio-Bologna, Fiorentina-Cremonese, Salernitana-Roma e Spezia-Empoli, gli utenti inferociti hanno strabuzzato gli occhi al video, dove stava scritto “problema inaspettato”: ma l’unica cosa inaspettata di Dazn sarebbe che funzionasse. Un guaio, a sentire loro, “per un numero circoscritto di utenti”: come no, alcune centinaia di migliaia.
Il buio assoluto è precipitato proprio nel calcio di Ferragosto, quello dei tifosi in vacanza, tenuti in vita e nutriti dal cordone ombelicale di tablet, smartphone e pc: per fortuna esiste ancora la vecchia radio. Un’ipotesi che circolava ieri è che Dazn avesse fatto l’aggiornamento della piattaforma per non consentire il doppio utilizzo, la novità di questa stagione che aveva già fatto imbufalire gli abbonati, abituati a condividere l’utenza e dimezzare i costi.

Dazn non funziona: utenti inferociti sui social. Da Calenda a Salvini, la politica in campo. Il Pd: segnalazione urgente all’Agcom

In poche ore il pasticcio Dazn è diventato un caso politico. Il Pd ha inoltrato una segnalazione urgente ad AgCom per accertare eventuali violazioni degli accordi sulla qualità del segnale. Quale segnale? Pure Calenda e Salvini si accodano: così Dazn irrompe in campagna elettorale e mette tutti d’accordo, nella migliore tradizione di non mantenere mai le promesse. Forse vincerà le elezioni chi saprà eliminare per sempre non l’inflazione o la recessione, ma il buffering. Questo infatti è diventato il nostro calcio: un mistero buffering.

Peggio che negli anni Settanta, quando la Serie A in tivù si riduceva a 45′, a sorpresa, di una partita e in bianco e nero la domenica sera, ma quelli almeno si vedevano. Il caos Dazn non è primordiale, è mondiale: colpa non della rete, stavolta, né delle eventuali debolezze digitali italiane, ma della app, dunque un problema ben più grave che va dalla Germania al Giappone. E chissà che succede stasera, quando nel campionato piomba la Juve.

Il giorno più surreale nella storia del calcio in tivù ha oscurato scene mitiche: come l’espulsione del portiere laziale Maximiano, il debuttante pagato 10 milioni che ha abbrancato la palla con le mani fuori area, o come l’autorete del povero Radu, lui quasi più recidivo di Dazn nello sbagliare tutto, capace di portarsi il pallone in porta, condannando la Cremonese come già l’Inter l’anno scorso con la papera che costò uno scudetto.

Grazie al link messo in circolo su Twitter, Dazn ha in parte turato la falla, mostrando le gare in versione “lite” (non quelle, presumibili, da tribunale: queste si pronunciano “làit”…). Si sono salvati soltanto gli abbonati a Zona Dazn, cioè coloro che scuciono altri 5 euro al mese e vengono protetti dal satellite o dal digitale terrestre. Andatelo a dire a chi già paga, talvolta invano, gli abbonamenti a Dazn, Sky e Amazon per poter gustare le frattaglie di campionato e Champions.

Ma il pasticcio può travolgere anche la Lega Calcio, che un anno e mezzo fa ha scelto Dazn senza sapere se il servizio sarebbe stato garantito: e a nessuno sfugge che i diritti televisivi siano la principale fonte di guadagno dei club. Eppure viviamo nel flusso dell’informazione orizzontale, istantanea e digitale, dove la tecnologia è al servizio della rapidità. Invece è puro teatro dell’assurdo: oggi Samuel Beckett non aspetterebbe Godot ma Rabiot.

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