Il limbo dei professori: “La sinistra chiacchiera ma non votiamo a destra”

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NAPOLI – “I leader pensano spesso, in campagna elettorale, che la parolina magica sia ‘stipendi’. Ora, quelli degli insegnanti vanno adeguati, lo sanno tutti. Ma ci sono cose che vengono anche prima. E di cui la scuola ha un disperato bisogno: più interventi ordinari e straordinari per gli edifici, più organici ai vari livelli, più figure di supporto. Perché qui dentro sono loro i primi a pagarne le conseguenze”. E il dito indica laggiù un gruppetto di bimbi, nuvole di voci e colori che stanno entrando in aula.

Valeria Pirone, alla periferia di Napoli est, guida l’Istituto comprensivo Vittorino da Feltre, che significa 850 alunni, dai 3 ai 14 anni, divisi in quattro plessi. Non a caso, col suo polso fermo e un’attitudine a smontare gli ostacoli, è ormai un riferimento tra Bronx e Rione Villa del quartiere San Giovanni a Teduccio, dove la toponomastica promette il sogno, via Sorrento, via Ravello, piazza Capri, e poi ti scaraventa nella realtà.

Lei ha avuto il crollo di un tetto (“Meno male che era agosto, un miracolo”), ha lottato per un campetto ancora non funzionante, ha accolto ministri e politici. Specie dopo che la camorra, tre anni fa, mise a segno un omicidio davanti a una succursale: Luigi Mignano portava per mano il nipotino verso l’ingresso, fu freddato dai killer davanti al piccolo, miracolosamente illeso, il suo zainetto rimasto accanto al cadavere. Alla scuola dell’infanzia, tante maestre arrivano, resistono un anno e scappano. Stipendio: 1.400 euro.

La preside Valeria Pirone

La preside Valeria Pirone  E ora, per chi vota la trincea? “Stavolta non lo so – confessa la dirigente, sguardo amaro – Ho sempre creduto nei progressisti, per una scuola che desse una chance agli ultimi. Sono una che aveva anche sperato, senza pregiudizi, nella buona volontà dei 5S. Ma oggi, da destra sento arrivare proposte un po’ estemporanee, buttate lì, come lo psicologo in istituto, da una Meloni che appare anche documentata ma ama troppo gli slogan. E dalla sinistra sono delusa: pochi fatti in tanti anni. La proposta di Letta di portare l’obbligo fino aI 18 anni? Non sbagliata, ma velleitaria. Qui abbiamo bambini che non si presentano per settimane, perché madri e padri, nei fatti, non esistono. E non hanno nessuno che li aiuti”. Poco dopo, in corridoio, un’altra docente, Simona, conferma: “Mai stata a destra, chi decide di fare più fatica in un posto così vuole scardinare privilegi e cambiare qualcosa. Ma la sinistra lo fa a chiacchiere”.

La preside pensa all’autunno alle porte. “Ipotizzano di tagliare per qualche ora i termosifoni? Impraticabile – spiega ancora la preside. Qui poggiamo su un’antica palude, senza riscaldamento sarebbe dura tenere una classe anche un’ora”. Tra l’altro, al piano sotterraneo, ci sono almeno 2mila metri quadrati di ambienti degradati. La dirigente scende piano le scale, mostra l’area enorme andata in malora. “Questi locali potrebbero ospitare laboratori, aree ludiche, mini teatro. Perché non farli rinascere con i fondi del Pnrr? Ora ci passa solo qualche topo”. Ecco. Viste da là sotto, le urne sembrano anche più lontane. Antonella, un’altra docente, fa spallucce: “Abbiamo capito soltanto che, sulla scuola, destra, sinistra e centro hanno poche idee e ancora meno soldi da investire. Sarei una democratica, ma dove sono i loro risultati?”. 

Povertà educative e materiali sono cresciute nel post Covid, l’area metropolitana conta picchi di dispersione del 50 per cento, Napoli è anche maglia nera europea di ragazzini che non studiano e non lavorano, i “Neet” under 22. Nella stessa regione, gli abbandoni sono a quota 18 per cento, sei punti in più rispetto alla media nazionale. Eppure il governo ha finanziato un progetto contro la dispersione. Pirone osserva: “A 12 anni è tardi. Qui a 6 anni non mettono piede in aula solo perché nessuno può prepararli: una mamma che fa uso di droga, un padre alcolizzato. È dispersione o voragine sociale?”.

Anche rimuovere le erbacce all’ingresso è difficile. “Si tagliano solo quando chiamo qualcuno privatamente”, taglia corto Pirone. E poi, le classi pollaio. “Dicemmo che sarebbero scomparse. Cosa ne è stato dei progetti promessi in pandemia? Io ho 17 collaboratori scolastici su quattro plessi per 36 ore. Che fanno 7 ore e 12 minuti al giorno: insomma, altro che sanificare i locali, svuotano solo i cestini. E io uso col bilancino un po’ di straordinari”. La preside insiste poi sull’inserimento di una figura sanitaria. “Da noi è in forte aumento l’insorgenza di problematiche legate all’epilessia, e nessuno si chiede perché. Cinque anni fa avevo venti bambini con disabilità. Ora ne ho sessanta. E non abbiamo persone formate alla somministrazione di un farmaco speciale”. 

La preside risponde a un messaggio su un pc che non va. “Ora abbiamo tablet e computer a volontà, ma un assistente tecnico non ce lo mandano. Se solo le leggessero, le nostre relazioni, ogni anno”. Quello che accade, raccontano a San Giovanni, è che “un’altra campagna elettorale preferisce chiudere gli occhi sulla scuola”. 

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