Il Mose difende la Laguna, ma le isole rischiano di sparire: uno studio

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Viste da lontano sembrano solo isolette basse ricoperte di erba, rifugio di insetti, uccelli, pesci molluschi. Periodicamente vengono sommerse dall’acqua, poi riemergono. Sono le isole della barena di Venezia, parti importanti dell’intero sistema idrogeologico della Laguna, che però ora rischiano di sparire. Un team di ricercatori dell’università di Padova e di Ca’ Foscari ha scoperto che, quelle isole composte da terra e acqua salmastra, sopravvissute proprio grazie alle alte maree che ciclicamente le ricoprono, cominciano già a risentire delle chiusure delle paratie del Mo.S.E (Modulo sperimentale elettromeccanico, definito anche Mose) il sistema per la regolazione delle maree posto alle bocche di porto di Venezia. Più le paratie si alzano salvando Venezia dall’acqua alta, più le barene si abbassano. A lungo andare potrebbe cambiare perfino la morfologia della Laguna.

L’evoluzione morfologica della Laguna

Spiega il professor Luca Carniello, del Dipartimento di Idrodinamica e Morfodinamica lagunare e coordinatore dello studio: “Se da un lato l’utilizzo del sistema Mose risolve il problema delle acque alte che allagano Venezia e gli altri centri abitati della laguna, dall’altro abbiamo visto che c’è un impatto importante sull’evoluzione morfologica della Laguna veneta in generale, e delle sue barene, in particolare”. E se fino a poco fa era solo un’ipotesi scientifica ora ci sono i dati.

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Lo studio dal titolo Loss of geomorphic diversity in shallow tidal embayments promoted by storm-surge barriers pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances, coordinato oltre che da Luca Carniello anche da Andrea D’Alpaos del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, ha analizzato gli effetti che hanno avuto le prime chiusure del Mose sull’evoluzione morfologica della Laguna dall’acqua alta: dal 3 ottobre 2020 (data in cui le paratie sono entrate in funzione per la prima volta) fino a gennaio. Un arco di tempo in cui il sistema è stato attivato 14 volte. “Quella serie di chiusure alla marea hanno ridotto l’apporto di sedimento sulle barene del 12% rispetto a quello che sarebbe arrivato senza che le bocche di porto fossero sbarrate dalla paratie”, spiega Luca Carniello.

L’intervista

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Il ciclo della sedimentazione sugli isolotti della barena è importante: è la causa della loro sopravvivenza, solo così si possono innalzare sopra il livello del mare e restare emerse. “Altrimenti sprofonderebbero”, dice ancora Carniello. Queste suggestive formazioni sono periodicamente sommerse, dipendono dalle maree: quando l’acqua si ritira, dopo averle allegata rilascia materiali che si depositano sulla vegetazione. Si sedimentano facendo crescere l’isola. La gran parte della “costruzione” della barena, il 70%, spiegano i ricercatori di Padova e Venezia, accade proprio durante le acque più alte, gli eventi meteo marini intensi per i quali è prevista l’attivazione delle barriere del Mose.

Gli effetti e le possibili soluzioni

Con le bocche di porto chiuse all’Adriatico, le correnti delle acque lagunari si rallentano e i sedimenti tendono a non depositarsi sugli isolotti della barena ma rimangono all’interno dei canali, contribuendo all’interrimento. Servono nuovi studi. “Per questo diciamo che l’utilizzo ripetuto e prolungato del Mose rischia, se non opportunamente controbilanciato, di minare questo processo di accrescimento delle barene minacciandone l’esistenza e, con essa, l’espletamento dei numerosi servizi ecosistemici che queste forme lagunari forniscono” dice ancora il professor Carniello. Così, se da un lato la temporanea chiusura delle bocche di porto risulta indispensabile per la limitazione delle acque alte, dall’altra, se non si interviene, la morfologia della Laguna è a rischio. 

La crisi

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Dunque che fare? “Bisogna trovare un compromesso tra le esigenze di salvaguardia delle aree urbane dalle inondazioni e la conservazione dell’ecosistema lagunare. Per questo è urgente capire quali interventi siano in grado di mitigare gli effetti messi in luce dalle indagini, in modo da poterli realizzare prima possibile – scrivono gli autori dello studio su Venezia – Soluzioni complementari al sistema Mose potrebbero, ad esempio, essere adottate al fine di ridurre il numero complessivo di chiusure annuali, mitigandone così, almeno in parte, gli effetti negativi sulla conservazione della morfologia lagunare“.  Altrimenti? “Venezia, senza la barena, non sarebbe più una laguna. Resterebbe solitaria in mezzo a qualcosa di simile a una baia” .

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