Il Papa e gli attacchi da destra: “Le critiche sono un diritto umano, ma vanno fatte in faccia. L’omosessualità? Non è un crimine”

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Le critiche possono essere fastidiose come “un’eruzione cutanea”, ma “c’è libertà di parola”, la critica è “un diritto umano”, e le contestazioni, che dovrebbero però essere fatte “in faccia”, possono aiutare a “crescere”. Papa Francesco commenta così i recenti attacchi che gli sono stati indirizzati da esponenti della destra curiale.

Dopo la morte di Benedetto XVI il pontefice latino-americano è stato bersagliato dalle critiche, per mezzo di libri, articoli e interviste, del segretario particolare del Papa emerito, monsignor Georg Gaenswein, del cardinale Gerhard Ludwig Mueller, prefetto emerito della congregazione per la dottrina della fede e da quelle postume del cardinale George Pell, defunto a inizio gennaio. Il Papa, in un’intervista all’Associated press, spiega che non collegherebbe queste critiche alla scomparsa di Benedetto, “ma all’usura di dieci anni di governo”. Quando egli fu eletto, Jorge Mario Bergoglio ricorda la “sorpresa” di alcuni, alla quale è seguita nel corso del tempo qualche disagio “quando hanno iniziato a vedere i miei difetti e non sono loro piaciuti”.

“L’unica cosa che chiedo è che me lo dicano in faccia, perché è così che si cresce, no?”, dice il Papa.

Pell? Era un grande

Il Papa non nasconde che le critiche non sono state gradevoli – sono state “come un’erezione cutanea che ti dà un po’ fastidio” – ma prosegue: “Uno preferisce che non critichino per amore di tranquillità, ma io preferisco che lo facciano perché significa che c’è libertà di parola. Non è come se ci fosse una dittatura della distanza, come la chiamo, dove l’imperatore è lì e nessuno può dirgli nulla. No, lasciamo che parlino perché le critiche ti aiutano a crescere e a migliorare le cose”. Quanto al cardinale Pell, ex ministro delle Finanze del Papa, dopo la sua morte è uscito un articolo di forte critica al sinodo voluto da Francesco ed è emerso che era il porporato australiano l’autore di un pamphlet che, sotto pseudonimo “Demos”, bollava il pontificato di Bergoglio come “una catastrofe”. “Sebbene dicano che mi ha criticato, bene, ne ha il diritto. La critica è un diritto umano”. Ma Pell “era un grande”.

Salute e status del “papa emerito”

Nell’intervista all’Ap, Papa Francesco, 86 anni, torna ad affrontare il tema del futuro del suo pontificato: “Sono in buona salute. Per la mia età, è normale”. Il Pontefice ricorda l’operazione al colon del 2021, parla di una piccola frattura al ginocchio causato da una caduta, curato con la laserterapia e la magnetoterapia. “Potrei morire domani, questo non lo si controlla. Sono in buona salute”.

Bergoglio torna a parlare di Benedetto XVI, morto lo scorso 31 dicembre, come “un gentiluomo”: “Ho perso un papà”, dice. “Per me era una sicurezza. Quando c’era un dubbio, chiedevo la macchina e andavo al monastero a domandargli. Ho perso un bravo compagno”. Francesco ribadisce di non avere intenzione di regolamentare lo statuto del “Papa emerito”: il Vaticano, afferma, ha bisogno di più esperienza prima di nuove regole sul tema. Joseph Ratzinger “ha aperto una porta”, spiega il Papa, che torna a dire che anche lui, un giorno, potrebbe dimettersi: in tal caso, si farebbe chiamare vescovo emerito di Roma, non “Papa emerito” come Benedetto, e andrebbe a vivere in una casa per preti in pensione della diocesi di Roma. Quanto al luogo dove andare a vivere, la scelta di Benedetto di ritirarsi nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano è stata “una buona soluzione intermedia”, ma “era comunque ‘schiavo’ come Papa, no? Schiavo nel senso buono della parola: non era completamente libero, come avrebbe voluto se fosse tornato nella sua Germania a studiare teologia”. La morte di Benedetto, ad ogni modo, non ha cambiato i progetti del Papa: “Non mi è neanche venuto in mente di scrivere un testamento”, spiega.

L’omosessualità non è un crimine

Sempre nell’intervista all’Associated Press, il Papa affronta anche il tema dei diritti delle persone lgbtq: le leggi che criminalizzano l’omosessualità sono “ingiuste”, afferma il Papa: “Essere omosessuali non è un crimine”. I vescovi “devono intraprendere un percorso di conversione” e dovrebbero assumere l’atteggiamento di “tenerezza, come è Dio con ognuno di noi”.

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