Il rapporto Ipcc: “I cambiamenti climatici sono diffusi, rapidi e si stanno intensificando”

Pubblicità
Pubblicità

Il clima sta cambiando in ogni regione della Terra, in maniera rapida e con fenomeni estremi sempre più frequenti. Tutto scientificamente documentato nel primo volume del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici. Il rapporto pubblicato oggi è la più aggiornata e completa rassegna scientifica sui cambiamenti climatici, una rassegna che sarà sul tavolo della 26ª Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), la Cop26, che si terrà dall’1 al 12 novembre 2021 a Glasgow. L’attività dei negoziatori per il clima è già frenetica e il rapporto dell’Ipcc è un pilastro su cui dovranno basarsi le decisioni che, si sottolinea ampiamente nel volume, non sono più rimandabili: molti di questi cambiamenti, rilevano gli scienziati, “sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto – come il continuo aumento del livello del mare – sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni”.

Nel comunicato stampa che accompagna il Rapporto, il messaggio alla Cop26 è chiaro fin dalle prime righe: “forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Se, da una parte, grazie a queste riduzioni, benefici per la qualità dell’aria sarebbero rapidamente acquisiti, dall’altra, potrebbero essere necessari 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi”. Alla Conferenza della Parti di Glasgow parteciperanno di nuovo gli Stati Uniti, dopo il ritiro voluto dall’ex presidente Trump, e il primo punto dell’agenda sarà proprio fare il punto sullo stato di avanzamento delle azioni intraprese dagli stati per rispettare l’impegno di tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ºC e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 ºC. Uno sforzo, si legge nel Rapporto dell’Ipcc, che deve essere globale e non più prorogabile. Il rapporto del Gruppo di Lavoro I pubblicato oggi è la prima parte del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC, che sarà completato nel 2022. Vediamo nel dettaglio i suoi punti salienti.

L’intervista

Il ministro Cingolani: “Passi avanti decisivi. Ora tutti i Grandi seguano l’Europa e l’America”

Riscaldamento globale più veloce

Non è un caso che gli esperti del clima abbiano da tempo abbandonato il termine “crisi climatica” per passare al più allarmistico “emergenza climatica: il Rapporto fornisce infatti nuove stime sulle possibilità di superare il livello di riscaldamento globale di 1,5°C già nei prossimi decenni, a meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, in mancanza delle quali limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata. Nessun dubbio, come ormai molti studi hanno sottolineato, che non si sia in presenza di un fenomeno “naturale”, ma che il riscaldamento sia causato in masima parte dalle attività umane, che, si legge nel volume, sono responsabili di emissioni di gas serra e del conseguente riscaldamento di +1,1°C rispetto al periodo 1850-1900.

Questo aumento è di per sé allarmante, ma le previsioni, nonostante dagli anni Novanta ad oggi sia aumentata almeno in Occidente l’attenzione per l’ambiente, sono ancor più spaventose. Mediamente nei prossimi 20 anni, secondo il rapporto, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento. Questa valutazione si basa sulle serie di dati osservati utilizzate per valutare il riscaldamento avvenuto nel passato, osservazioni che negli ultimi anni hanno potuto contare su un grande miglioramento dei metodi di raccolta e soprattutto dei modelli elaborati per le previsioni e risultano perciò ancor più attendibili, soprattutto nell’ambito della valutazione delle risposte del sistema climatico alle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane. “Questo rapporto è un riscontro oggettivo (reality-check)”, ha detto la co-presidente del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC, Valérie Masson-Delmotte. “Ora abbiamo un quadro molto più chiaro del clima passato, presente e futuro, che è essenziale per capire dove siamo diretti, cosa si può fare e come ci possiamo preparare”.

Transizione ecologica

Intesa sul clima, la spinta di Italia e Usa. Ma è scontro su emissioni e carbone

Aumento della temperatura maggiore in alcune zone

Ogni regione del pianeta affronta cambiamenti che stanno crescendo, tuttavia in alcune aree questi mutamenti sono più rapidi e più allarmanti, cosicché  ciò che le persone vivono in prima persona in diverse aree della Terra è spesso molto diverso dalla media globale. Per esempio, il riscaldamento nell’Artico è più del doppio, con conseguenze devastanti per l’innalzamento dei mari e la sopravvivenza di persone ed ecosistemi sulle coste. Dalle analisi del rapporto emerge che nei prossimi decenni un aumento dei
cambiamenti climatici è atteso in tutte le regioni. Con 1,5°C di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2°C, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.

Emissioni

Ecco la prima mappa globale dei flussi di CO2

Mare, neve, ghiaccio: ecco come cambieranno

L’aumento di temperatura, che proprio in questi mesi si sta percependo nell’emisfero boreale e che sta portando devastazioni con gli incendi o le alluvioni tuttavia non non è l’unico elemento in gioco. I cambiamenti climatici porteranno mutamenti nei valori dell’umidità, nei venti, nella neve e nel ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani. Abbiamo già visto gli effetti del cambio climatico sul ciclo dell’acqua, che ha portato in alcune regioni piogge più intense e inondazioni ad esse associate, in molte altre  siccità estreme. Così, gli esperti prevedono che alle alte latitudini è probabile che le precipitazioni aumentino, mentre ci si attende che diminuiscano in gran parte delle
regioni subtropicali, mentre in quelle tropicali ci saranno variazioni nelle precipitazioni monsoniche.

Il conseguente innalzamento del livello del mare, che caratterizzerà tutto il XXI secolo, porterà a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree basse rispetto al livello del mare e all’erosione delle coste. “Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni – avvertono gli scienziati – entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno. Non andrà meglio nelle aree interne, dove un ulteriore riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare, e la perdita del ghiaccio marino artico estivo.

Lo studio

Il cambiamento climatico spiegato ai negazionisti: “Meno dell’1% di probabilità che non sia causato dall’uomo”

La colpa dell’uomo

Il rapporto lo sottolinea ovunque: questi scenari apocalittici, elaborati sulla base di modelli di previsione sempre più accurati soprattutto per quanto riguarda le attività dell’uomo, sono chiaramente collegati alle nostre scelte e ai nostri stili di vita. “I cambiamenti nell’oceano quali il riscaldamento, le più frequenti ondate di calore marino, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno in mare sono stati chiaramente collegati all’influenza umana”, si legge nel rapporto. Questi cambiamenti influenzano sia gli ecosistemi marini che le persone che dipendono da essi, e continueranno almeno per il resto di questo secolo. In città alcuni aspetti dei cambiamenti climatici possono risultare amplificati. Tra questi, le ondate di calore (le aree urbane sono di solito più calde dei loro dintorni), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’aumento del livello del mare nelle città costiere.

Uno strumento per la programmazione

In questo scenario drammatico, il rapporto fornisce però anche un elemento di speranza, perché vi si sottolinea che “le attività umane hanno ancora il potenziale per determinare il corso del clima futuro. Per questo il Sesto Rapporto di Valutazione fornisce una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata rispetto al passato e per la prima volta include un focus sulle informazioni utili per valutazione del rischio, l’adattamento e altri processi decisionali che sono di aiuto nel
tradurre i cambiamenti fisici del clima – calore, freddo, pioggia, siccità, neve, vento, inondazioni costiere e altro – nei loro significati più diretti per le società e per gli ecosistemi.

L’emergenza

Clima, sfida contro il tempo per salvare le città

Queste informazioni regionali possono essere esplorate in dettaglio nel nuovo Atlante interattivo, dove sono disponibili anche schede sulle regioni, il riassunto tecnico e il rapporto che è alla base del materiale fornito.

Il focus sull’Italia

Il rapporto dell’IPCC è frutto di una collaborazione internazionale che coinvolge scienziati di tutto il mondo. Il contributo di istituzioni italiane ha visto il lavoro della Fondazione CMCC, che ha partecipato alle simulazioni CMIP6, e del CNR ISAC con gli autori Annalisa Cherchi, Susanna Corti, Sandro Fuzzi. In particolare, il gruppo di lavoro del CMCC guidato da Silvio Gualdi ha fornito simulazioni climatiche di ultima generazione utilizzando diverse versioni del proprio modello CMCC
CM2. Per quanto riguarda gli autori, Susanna Corti (CNR ISAC) ha lavorato al capitolo 4 “Future global climate: scenariobased projections and nearterm information”, Annalisa Cherchi (CNR ISAC) al capitolo 8 “Water cycle changes”, Sandro Fuzzi (CNR ISAC) al capitolo 6 “Shortlived climate forcers”. 
L’attività di Focal Point IPCC per l’Italia è svolta inoltre da Antonio Navarra presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).

Gli scienziati italiani sottolineano che per la prima volta in un rapporto dell’IPCC, i cambiamenti futuri nella temperatura superficiale globale, nel riscaldamento degli oceani e nel livello del mare sono stati costruiti combinando le proiezioni modellistiche, “ovvero risultanti dall’insieme di tutte le simulazioni climatiche disponibili eseguite con l’ultima generazione di modelli climatici a partire da un protocollo comune condiviso (CMIP6), con vincoli basati sulle osservazioni e su come
i modelli hanno simulato il riscaldamento nel passato, nonché su una valutazione aggiornata della sensibilità climatica. Ciò ha permesso di ridurre, per ciascun scenario considerato, l’intervallo di incertezza rispetto alle proiezioni delle variazioni future di temperatura globale”.

Finanza

Banca Centrale Europea: il clima ha un impatto sulle politiche monetarie

I punti salienti del rapporto

Strumenti di previsione migliore. Rispetto al Quinto rapporto di valutazione dell’IPCC (AR5) sono migliorate le stime basate sulle osservazioni e le informazioni dagli archivi paleoclimatici, che forniscono una visione completa di ogni componente del sistema climatico e dei suoi cambiamenti fino ad oggi. Nuove simulazioni dei modelli climatici, nuove analisi e metodi che combinano numerose evidenze, portano ad una migliore comprensione dell’influenza umana su un’ampia gamma di variabili climatiche, compresi gli estremi meteo-climatici.

Il ruolo dell’uomo. È inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse. Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera. Gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750 circa sono inequivocabilmente causati da attività umane. Dal 2011 le concentrazioni in atmosfera hanno continuato ad aumentare, raggiungendo nel 2019 medie annuali di 410 ppm per l’anidride carbonica (CO2), 1.866 ppb per il metano (CH4), e 332 ppb per il protossido di azoto (N2O).  La temperatura superficiale globale nel periodo 2001-2020 è stata di 0,99°C superiore a quella del periodo 1850-1900, ed è stata più alta di 1,09°C nel periodo 2011-2020 rispetto al periodo 1850-1900, con aumenti maggiori sulla terraferma (1,59°C) rispetto all’oceano (0,88°C).  Le precipitazioni globali medie sulla terraferma sono aumentate dal 1950, e più rapidamente a partire dagli anni ’80. L’influenza umana ha inoltre influito sulle precipitazioni, sul ritiro dei ghiacciai, sul riscaldamento degli oceani e sull’acidificazione della loro superficie.

Aumenti mai registrati prima. La portata dei recenti cambiamenti nel sistema climatico sono senza precedenti da molti secoli e molte migliaia di anni. Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni, e le concentrazioni di CH4 e N2O erano le più alte degli ultimi 800.000 anni. Dal 1750, gli aumenti delle concentrazioni di CO2 (47%) e CH4 (156%) superano di gran lunga i cambiamenti naturali plurimillenari tra periodi glaciali e interglaciali degli ultimi 800.000 anni. La temperatura superficiale globale è aumentata più velocemente a partire dal 1970 che in qualsiasi altro periodo di 50 anni degli ultimi 2000 anni. Durante il decennio 2011-2020 le temperature hanno superano quelle del più recente periodo caldo multi-centenario, circa 6500 anni fa.  

L’intervista

Fatih Birol (Iea): “Transizione energetica: tante parole, pochi fatti. Ma cambiare si può”

I risultati del cambio climatico sono già evidenti. I cambiamenti climatici stanno già influenzando molti estremi meteorologici e climatici, come ondate di calore, precipitazioni intense, siccità e cicloni tropicali, in ogni regione del mondo. Gli estremi di caldo (incluse le ondate di calore) sono diventati più frequenti e più intensi nella maggior parte delle regioni terrestri a partire dagli anni ’50 del XX secolo, mentre gli estremi di freddo (incluse le ondate di freddo) sono diventati meno frequenti e meno
gravi; le ondate di calore marine sono raddoppiate in frequenza dagli anni ’80; la frequenza e l’intensità degli eventi di precipitazione intensa sono aumentate a partire dagli anni ’50 sulla maggior parte delle aree terrestri; in alcune regioni, è aumentata la siccità agricola ed ecologica per via dell’aumento dell’evapotraspirazione dei terreni; la diminuzione delle precipitazioni monsoniche terrestri globali dagli anni ’50 agli anni ’80 è in parte attribuita alle emissioni di aerosol nell’emisfero settentrionale causate dall’uomo, ma gli aumenti da allora sono dovuti all’aumento delle concentrazioni di GHG e alla variabilità interna decadale o pluridecadale. È probabile che la quota globale di forti cicloni tropicali (categoria 3-5) sia aumentata negli ultimi quattro decenni, e che la latitudine in cui i cicloni tropicali nel Pacifico settentrionale occidentale raggiungono il picco di intensità si sia spostata verso nord.

Cosa ci attende. È previsto che la temperatura superficiale globale continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo in tutti gli scenari di emissioni considerati. Il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il corso del XXI° secolo a meno che non si verifichino nei prossimi decenni profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri GHG. Si prevede che un continuo riscaldamento globale intensifichi ulteriormente il ciclo dell’acqua globale, compresa la sua variabilità, le precipitazioni
monsoniche globali e la gravità degli eventi di precipitazione e siccitosi. Negli scenari in cui aumentano le emissioni di CO2, si prevede che i serbatoidi carbonio oceanici e terrestri saranno meno efficaci nel rallentare l’accumulo della CO2 in atmosfera. Molti cambiamenti dovuti alle emissioni di GHG passate e future sonoirreversibili per secoli o millenni, in particolar modo i cambiamenti  nell’oceano, nelle calotte glaciali e nel livello del mare.

Cosa fare per arrestare la tendenza. Limitare il riscaldamento globale ad un livello specifico richiede unalimitazione delle emissioni cumulative di CO2 che raggiunga emissioni zero nette, insieme a forti riduzioni delle emissioni degli altri gas serra. Forti riduzioni delle emissioni di metano (CH4) limiterebbero anche l’effetto di riscaldamento risultante dalla diminuzione dell’inquinamento da aerosol e migliorerebbero la qualità dell’aria.

 

 

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *