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Il record di scalata all’Everest è di una donna: 13 ore in meno

CHENNAI – “Volevo dimostrare ai miei studenti che il fallimento non deve mai interferire con la realizzazione dei propri sogni, ecco perché l’ho fatto,” così la quarantaquattrenne Ada Tsang Yin-hung ha spiegato perché ha conquistato il primato femminile mondiale dell’ascesa dell’Everest in appena 25 ore e 50 minuti. Non voleva, in realtà, battere alcun record, ma dopo essere diventata la prima donna di Hong Kong a salire in vetta all’Everest nel 2017, aveva deciso di vedere se riusciva a farlo un po’ più velocemente.

“Punta in alto e andrai in alto,” questo è il motto con il quale ha esortato la sua squadra di 10 alpinisti che l’hanno accompagnata in quest’impresa che batte di ben 13 ore il record precedente della nepalese Phunjo Thangmu Lama che aveva raggiunto il tetto del mondo in 29 ore e 6 minuti.

La ex insegnante motivazionale della scuola media Ma On Shang di Hong Kong ha lasciato il posto fisso nel 2017 per inseguire il suo sogno a tempo pieno. Era rimasta stregata dalla sfida dell’Himalaya dopo due precedenti tentativi finiti molto male. Nel 2014 aveva dovuto desistere a causa di cadute di rocce e ghiaccio che in quella stagione hanno ucciso dozzine di climbers. Nel 2015 si è presentata nuovamente al cospetto degli 8.848,86 metri delle leggendaria montagna, quando un terremoto di magnitudo 7,9 ha causato una valanga che ha ucciso 17 ascensionisti e causato la frattura del cranio della Tsang. Ma quando si dice una testa dura, vuol dire che neanche con una frattura si ferma la determinazione a conquistare una meta così pericolosa.

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Così, nel 2017, al terzo tentativo, oltrepassando quattro cadaveri e sorpassando altri cinquanta alpinisti, nonostante un vento da tifone forza 8, ce la fa. E si ripresenta a maggio di quest’anno per risalire più velocemente nonostante gli ostacoli, che quest’anno sono stati tanti: condizioni meteorologiche; stato di salute; difficoltà di comunicazioni con la squadra di sostegno; ingorghi di traffico sulla vetta, sempre più comuni, specialmente in un anno record per i permessi di ascesa elargiti da un Nepal alla ricerca di incassi. E poi l’ostacolo più pericoloso quest’anno: il Coronavirus, che a causa di alcuni casi di contagio ha già causato la sospensione di due spedizioni. “Poteva andar storta con solo una di queste variabili per compromettere l’ascesa,” spiega Tsang. Difatti al campo base s’è parlato di più di un centinaio di contagi. Ma il suo team è rimasto nel proprio accampamento, comunicando tra compagni di squadra con indosso sempre la mascherina, per diminuire il rischio di prendere il Covid-19.

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Viste le condizioni di tempo favorevoli, alle 13 e 20 di questo sabato è partita, arrivando alle 15 e 10 di domenica, e rientrando al campo base per celebrare questa conquista solo ieri, lunedì. Entro massimo due settimane il Guinness World Record dovrà confermare i dati presentati sull’ascesa per rendere ufficiale quest’impresa, ma a Hong Kong è già festa e Tsang è già una leggenda. Un editoriale del South China Morning Post la consacra come grande esempio da seguire per la città stravolta dalle proteste e ora dalla presenza sempre più opprimente delle forze cinesi: “L’ascesa di Tsang è di grande ispirazione. E le storie ispiratrici di determinazione e di successo come queste sono esattamente ciò che ci vuole per indicare una strada oltre la pandemia da Covid-19 e le restrizioni che hanno cambiato così tanto le nostre vite negli ultimi 18 anni”.



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