Il richiamo di Visco su pensioni e debito: “Non finanziare le spese correnti con il deficit”

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MILANO – Mentre il governo ragiona di come superare Quota 100 e la riforma pensionistica agita gli animi della politica e della maggioranza, dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, arriva un richiamo a riprendere il percorso di disciplina dei conti pubblici, dopo i legittimi interventi che sono stati necessari per affrontare la pandemia. Intervenendo in occasione della Giornata del Risparmio, Visco dedica gli ultimi passaggi del suo discorso a “Debito pubblico e crescita”. In quel frangente, il governatore ricorda che “il rilancio della crescita è anche la via maestra per ridurre il peso del debito, che costituisce un elemento di intrinseca fragilità della nostra economia”.

Visco: accelerare il rientro del debito

Riprendendo un concetto caro al premier Draghi, che più volte ha distinto il debito in “buono e cattivo”, Visco pone la distinzione: “Il ricorso all’indebitamento è cruciale per contrastare crisi quali quella che stiamo attraversando, ma le misure di sostegno alla domanda non possono essere utilizzate per stimolare permanentemente l’attività economica”. Poco oltre dettaglia cosa attiene alla parte virtuosa dell’indebitamento e cosa invece no. In particolare, dice Visco, “si può ricorrere al debito per finanziare investimenti cruciali per l’attività produttiva, e in Italia certamente non mancano aree in cui occorre spendere di più, a partire dalle infrastrutture, dall’innovazione e dall’istruzione”. Ancora, “vi si può fare ricorso in condizioni congiunturali avverse per finanziare gli ammortizzatori sociali, e in situazioni di emergenza, come quelle determinate dalla pandemia, per consentire l’attuazione di interventi straordinari. Ma di regola il debito non può essere impiegato a copertura delle spese correnti“.

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E qui rientrano le partite delle quali si dibatte in questi giorni. “L’incidenza della spesa pensionistica continuerà a salire nel prossimo ventennio per effetto delle dinamiche demografiche – avverte il governatore – Per la stessa ragione anche la sanità e l’assistenza potrebbero richiedere un’estensione dei servizi offerti. Se il Paese deciderà di mantenere o ampliare il perimetro dell’intervento pubblico, occorrerà assicurare che gli interventi trovino adeguata copertura, evitando di finanziare aumenti permanenti della spesa in disavanzo, come è invece avvenuto in passato”. A premere perché il debito torni su un percorso di diminuzione c’è poi un’altra considerazione: i tassi in questo momento sono molto bassi, ma non si può contare in modo strutturale su oneri limitati grazie all’azione straordinaria delle Banche centrali: prima o poi la loro politica monetaria si normalizzerà. Per prepararsi a quel momento e “per evitare il riproporsi dei rischi di instabilità sperimentati in passato, superata la crisi sarà necessario accelerare il rientro, anche ricostituendo adeguati avanzi primari“.

Parlando di debito, Visco torna a chiedere che l’Europa si doti di un bilancio comune e in questo senso l’esperienza di Next Generation Eu, che finanzia in Pnrr nazionali ma ha carattere straordinario, rappresenta un’occasione unica: proprio i Paesi che ne beneficiano maggiormente, è il ragionamento del governatore, hanno la responsabilità non solo di sfruttare l’occasione per ammodernarsi, ma anche di dimostrare attraverso “risultati concreti” che è uno strumento efficace, per poter poi costruire una architettura comune europea da queste basi.

Sottolineando che l’Unione europea dovrebbe dotarsi di una capacità di bilancio emettendo debito comune, il governatore riprende anche una soluzione concreta, alla quale aveva fatto cenno nelle Considerazioni finali del maggio scorso: “Si può pensare a una gestione comune di una parte dei debiti dei singoli paesi attraverso un fondo di ammortamento che ritirerebbe gli strumenti nazionali emettendo titoli europei”, includendo “almeno il debito contratto da tutti i paesi membri negli ultimi due anni per far fronte agli effetti della pandemia”.

Cauto ottimismo sulla ripresa

Prima di fare queste annotazioni su debito e spese pubbliche, Visco aveva confermato la crescita stimata al +6% per quest’anno e parlato di “un cauto ottimismo sulla velocità di uscita dalla crisi” prefigurando “un rapido recupero dei livelli di attività pre-pandemici, pur se con non trascurabili differenze settoriali e distributive”. Il governatore ha riconosciuto che il quadro “resta fortemente dipendente dal mantenimento di un sostanziale sostegno da parte delle politiche economiche che, rispetto alla fase di emergenza, può essere più mirato e soprattutto volto a stimolare il potenziale di offerta dell’economia”.

Sulla velocità di uscita dalla crisi e lo scenario di un rapido recupero dei livelli di attività pre-pandemici c’è “cauto ottimismo” pur se con “non trascurabili differenze settoriali e distributive”. Tuttavia pesano “rischi di natura globale”. Lo che sono connessi ai ritardi nell’andamento delle vaccinazioni in molti paesi emergenti e, nell’area dell’euro, alle difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e di beni intermedi sui mercati globali, a partire dai forti aumenti dei prezzi energetici.

Scongelare il risparmio con fisco e riaperture

Prima dell’intervento di Visco, a fare gli onori di casa nella Giornata del Risparmio era stata l’Acri. Che ha insistito sulla necessità di “scongelare” il risparmio degli italiani “bloccato sui conti correnti di famiglie e imprese” e giunto a 1800 miliardi di euro per trasformarlo “in fruttuosi investimenti per il futuro del Paese”: non bastano “gli incentivi fiscali” ma serve portare avanti la campagna vaccinale, “il riavvio delle attività, le progressive riaperture dei luoghi di svago e di aggregazione, la riattivazione delle scuole in presenz”. Ad affermarlo è stato in apertura della Giornata il presidente dell’Acri, Francesco Profumo. “Tutto questo – ha detto – può contribuire a diffondere un clima di crescente fiducia e speranza”. Proprio per quel che riguarda le Fondazione, Profumo si dice ottimista su una prossima riduzione del carico fiscale a loro carico: “Lo scorso anno è partito un dialogo tra Acri e il Governo”, ha spiegato nel suo intervento, “che ha portato a un primo importante cambio di passo, registrato nella Legge di Bilancio 2021.Il confronto su questo tema sta proseguendo positivamente anche con l’attuale esecutivo, in particolare con il Ministro, Daniele Franco, e con il Direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera”.

Sulle banche si è concentrato l’intervento del presidente Abi, Antonio Patuelli, secondo il quale gli istituti “debbono affrontare la complessa fase successiva alle moratorie e prevedere prudenzialmente la crescita dei crediti deteriorati che non va sottovalutata o sopravvalutata, anche per non alterarne il mercato”. “Le Banche non debbono essere costrette a svendere i deteriorati con scadenze troppo ravvicinate e rigide” aggiunge il presidente dell’associazione bancaria secondo cui “valuteremo gli effetti della riforma della giustizia civile”. Anche per Patuelli una priorità è ridurre la pressione fiscale per rendere l’italia “più competitiva nell’attrarre risparmi e investimenti”.

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