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Il Salone mette il suo destino nelle mani di Draghi

Il Salone del mobile mette il destino dell’edizione di settembre nelle mani di Mario Draghi: “Solo se il Dpcm del 6 aprile darà il via libera alle fiere potremo confermare il nostro lavoro”, dichiara il presidente Claudio Luti in una nota ufficiale e lo conferma in un incontro con alcuni giornalisti. Dopo aver incontrato il sindaco di Milano Giuseppe Sala e in presidente della Regione Attilio Fontana che vogliono fortemente il Salone anche per il rilevante peso economico che rappresenta, Luti conta sul loro sostegno per avere una risposta. “Nelle prime due settimane di aprile si chiude il tempo utile per decidere se andare avanti o fermare le macchine. Le aziende, e parlo anche come proprietario di Kartell, hanno bisogno di certezze e ci sono alcuni nodi del tutto indipendenti dalle nostre possibilità. E queste ce le può dare solo il governo”.

Il presidente del Salone del mobile Claudio Luti
Ma in concreto che cosa vi aspettate?
“Sono essenziali per noi la data certa di ripartenza delle manifestazioni fieristiche nel prossimo Dpcm, ma anche una definizione del Piano Vaccini e le tempistiche reali per il raggiungimento di un numero di vaccinati che permetta all’Italia di essere considerato un Paese sicuro per ai visitatori. Sarà inoltre importante avere rassicurazioni dal governo in merito a un passaporto sanitario o “digital green pass” che dovrà avere rilevanza nella titolarità di accesso alla fiera. Infine, dovremo avere garanzie sulla tempistica prevista dai principali vettori per la ripresa con continuità dei voli internazionali. Abbiamo alcune settimane di tempo per avere la definizione dei protocolli e delle garanzie”.

Il Salone a settembre: che cosa cambia

Il sogno di Luti è che il Salone sia l’evento che segna la ripartenza dell’economia nazionale: “Dopo ci sarebbe la moda, e poi la meccanica”, quindi l’Italia si rimetterebbe in moto proprio con l’appuntamento internazionale più importante.
La decisione di Luti interrompe con una mossa a sorpresa un lungo periodo di incertezza in cui i dubbi sull’opportunità del Salone, eccezionalmente spostato da  aprile a settembre, stavano crescendo da parte di molte aziende, anche tra quelle storicamente più legate all’evento. L’esitazione a cancellarlo malgrado lo scenario negativo è motivata non solo dal peso culturale ed economico del Salone, ma anche dal rischio che lasciare un vuoto potrebbe indurre altri Paesi a cercare di colmarlo. A questo punto la partita si sposta sulla scacchiera di Mario Draghi, che forse non aveva bisogno di questo ulteriore grattacapo, ma resta vero che alcune decisioni le può prendere solo lui. E forse nemmeno lui.

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