Il sesso al tempo di Covid-19

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ERA febbraio dello scorso anno, scoppiava una misteriosa epidemia venuta da lontano, che da lì a breve sarebbe diventata pandemia.

Ci ha lasciati attoniti e incerti. Ha iniziato a camminarci a fianco e addosso e ha investito tutte le aree delle nostre vite. Ha travolto e stravolto la salute, il lavoro, gli affetti. Anzi, i legami e le relazioni si sono trasformati in possibilità di contagio.

L’intimità, quel luogo accogliente e riparatore, fatto di vicinanza di pelle e di cuore, di abbracci e di baci è diventata zona rossa: da evitare con cura.

La libertà, dopo un lungo periodo di clausura e paura, è stata concessa a intermittenza e con lei sono state date le istruzioni per l’uso per poter amare ancora.

La sessualità, frutto di spontaneità, scambio e reciprocità, è diventata chimerica, nonché il territorio del contagio. Un eccesso di tecnicismo, tra tampone propedeutico all’amore e la mascherina, ha azzerato l’erotismo.

Il congiunto avrebbe dovuto rassicurare e lo sconosciuto preoccupare.

Ma non tutti, soprattutto le persone single, i divorziati o separati, le coppie in crisi che del congiunto avrebbero fatto volentieri a meno, i giovani e gli omosessuali avevano un congiunto con cui sentirsi ancora emozionalmente vivi.

Il web ha preso il posto del corpo, e lo scambio e la sessualità si sono trasferiti dentro e dietro un computer diventando, in realtà, una forma di autoerotismo assistito.

Verginità maschile e l’ansia della prima volta

La pandemia ha stravolto la sessualità e la salute sessuale

Chi soffriva di una pregressa disfunzione sessuale di natura psicogena ha amplificato il suo disagio, non si è curato o ha rimandato la cura a tempi migliori, e a condizioni affettive, emotive ed economiche migliori. Lo stress e l’angoscia hanno causato disagi psico-corporei, diventando amplificatori di ansia da prestazione, eiaculazione precoce e calo del desiderio, più correttamente detto desiderio sessuale ipoattivo.

Sin dall’inizio di questa pandemia c’è stata la corsa ai pronostici sulla possibile impennata della vita sessuale degli italiani (grazie allo stare in casa senza distrazioni o divagazioni) o sulla sua possibile, marcata deflessione.

Le scommesse si sono poi estese al desiderio di allargare la famiglia e alla genitorialità: si e fantasticato sullo sperato baby boom, che poi in realtà non è avvenuto.

Gli adolescenti, che avevano da poco iniziato ad avere rapporti sessuali, tra impacci ed emozioni, si sono ritrovati in pausa forzata: tempo durante il quale chi aveva avuto qualche incertezza o qualche inciampo ha avuto modo di rimuginare. Di ripassare pedissequamente quello che è andato bene e quello che sarebbe potuto andare meglio e quello che accadrà. Un mio giovane paziente, per esempio, era terrorizzato dall’idea di tornare in zona gialla perché avrebbe potuto rivedere la sua fidanzata che desiderava e amava, ma con cui avrebbe dovuto fare l’amore, esperienza di cui invece avrebbe volentieri fatto a meno per un eccesso di ansia da prestazione.

Sesso e cancro, basta tabù

La sessualità ha dovuto traslocare online, esperienza che nel tempo ha creato una scissione tra corpo, reciprocità e l’altro. Esperienza che ha esacerbato le paure e ha dato spazio a un unico senso, il più impertinente: la vista, tacitando gli altri, soprattutto il tatto.

Tra corporeità ed esistenza c’è un’osmosi continua. I ragazzi, soprattutto, sono il loro corpo. Lo abitano, lo agghindano o lo deturpano, lo usano e lo sfoggiano. Trasformarlo in un semplice spettatore della vita che scorre e della sessualità che smette di essere relazione e diventa autoerotismo, rappresenta la strada verso un possibile e pericoloso autismo tecnologico.

Corpo “oggetto” e corpo “soggetto”

Gli adolescenti sono il loro corpo. Fatto di sensi e di scambi, per affermare il loro sé corporeo e la loro dimensione adulta, composta da un corpo psicologico e uno biologico. Mettere in pausa o in sospensione l’uno a favore dell’altro ha dato via a tante paure e criticità.

Maurice Merleau-Ponty, filosofo francese, nonché insegnante di psicologia infantile alla Sorbona, si è interessato di un tema molto complesso: “la differenza tra corpo-oggetto e corpo-soggetto”.

Sosteneva che l’esperienza vissuta con il corpo diventava il punto di vista sul mondo. In fase pandemica il corpo degli adolescenti è stato chiuso in casa – amori online, sesso in webcam, didattica a distanza, amici e nonni in chat -, tra l’altro per un tempo che si sta protraendo più del previsto.

Tornando agli adulti, congiunti o meno, sono stati obbligati anche loro a gestire tempi e spazi del tutto inediti.

Covid, niente sesso siamo medici

Coppie con troppo corpo e coppie con poco corpo, come amo chiamarle, sono entrate in crisi. Le prime a causa di un eccesso di vicinanza che azzera il desiderio sessuale ed esacerba gli attriti; le seconde a causa di un eccesso di mancanza di tutto, dalla deprivazione sensoriale alla possibile gelosia da eccesso di distanza, sino a giungere alla deflessione del tono dell’umore da eterno presente.

Anche la contraccezione e i controlli di routine che adolescenti e adulti sessualmente attivi dovrebbero fare stabilmente non sono stati effettuati.

C’è stata una marcata riduzione di pap test, ecografie e di consulenze per una sana e consapevole sessualità.

La sindrome della culla vuota. Infertilità, pma e Covid

Infertilità e Covid sono un binomio dalla difficile coabitazione.

Non voglio affrontare il tema del ruolo dell’infezione sulla funzione riproduttiva, dei possibili rischi su madre e nascituro o sul liquido seminale dell’uomo. Analizzerò il vissuto delle coppie infertili che hanno già intrapreso l’iter della fecondazione assistita o che pensano di intraprenderlo, e di chi si accinge all’esperienza del parto.

La variabile tempo per chi desidera mettere al mondo un bambino è determinante.

Ipertensione, donne a rischio in menopausa

Oggi, per tutta una serie di fattori, la scelta di avere un figlio si è sempre di più spostata in avanti, con inevitabili problemi sulla fertilità della coppia. Un imprevisto così destruente come il Covid ha gravato ancor di più sulla variabile tempo.

La coppia infertile è una coppia molto provata dalla diagnosi infausta di infertilità e dall’iter diagnostico e terapeutico intrapreso per tentare di diventare genitori.

Si tratta di partner che hanno avuto una reazione emotiva nefasta, che hanno attraversato una successiva fase di elaborazione del lutto per il passaggio obbligato dalla non genitorialitá al tentativo di diventare genitori in maniera naturale al dover far ricorso alle varie tecniche di PMA (procreazione medicalmente assistita) in funzione del grado di gravità della loro infertilità.

La scelta (obbligata) di intraprendere un iter di fecondazione assistita è già complessa di suo; in tempo di pandemia lo è anche di più. Le farraginose procedure che prevedono terapie ormonali e controlli, ecografie varie e dosaggi ormonali, pick-up ovocitario e counseling psicologico alla coppia, FIVET o ICSI, e alla fine il tanto atteso transfer embrionale diventa più complessa al tempo del Covid.

I pazienti dovranno essere ancora più pazienti, fare dei tamponi di continuo, aspettare, talvolta mettersi in pausa da zona rossa, o da tampone positivo.

Lo stress aumenta, l’asse ipotalamo-ipofisi viene ampiamente sollecitato dallo stress cronico e dalla deflessione del tono dell’umore, e spesso la coppia oltre all’infertilità dovrà affrontare anche una nuova crisi di coppia.

Ci sono coppie che a causa della pandemia hanno messo in pausa embrioni e vita. Il loro vissuto è nefasto. Hanno paura che la latitanza temporale possa essere fautrice di guai riproduttivi e di sciagure da tecnica avversa.

Hanno paura che tutto possa andare male e l’attesa diventa un contenitore di emozioni negative e contrastanti.

Ci sono coppie che hanno dovuto aspettare che riaprissero i centri per ricominciare le costose – sul piano psichico ed economico – procedure per diventare genitori, e nel frattempo l’ansia è cresciuta a dismisura.

E ci sono, poi, anche le coppie rinunciatarie. Temono che una volta iniziato l’iter diagnostico e soprattutto terapeutico fatto di tappe incalzanti e non procrastinabili, a causa di una nuova ondata o nuovo dpcm, debbano rallentare o aspettare, e la loro psiche non reggerebbe oltremodo. Così la rinuncia rimane l’unica soluzione per così tanta fatica e tanto dolore.

Un discorso a parte va fatto per le donne in dolce attesa, asserragliate nella morsa della paura e del dopo. Una gravidanza in corso durante la pandemia ha aumentato a dismisura le preoccupazioni per il parto, il possibile contagio del nascituro nel caso di mamma positiva al Covid, la paura che i fluidi corporei come il liquido amniotico e il latte possano contagiare l’infezione, e tanto altro.

I partner, che trattasi di coppie infertili che si sono messe in cammino verso la fecondazione assistita o di coppie in procinto di diventare genitori, vanno

assolutamente abbracciati da un sostegno psicologico, affinché possano abbracciare il loro bambino.

*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica a Catania e Milano. www.valeriarandone.it

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