Finalmente, anche i decessi calano. Per la prima volta da febbraio, e poi ancora da ottobre, siamo scesi sotto ai 2mila a settimana. Un mese fa avevamo superato i 700 in un giorno solo. A metà novembre il vertiginoso record di quasi mille in 24 ore. “E’ l’effetto di due fattori” secondo Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, “I vaccini e un certo livello di attenzione che abbiamo messo in atto finché le regioni sono state rosse o arancioni. Quei colori ci hanno aiutato ad abbassare i contagi”.
E adesso che siamo tornati in giallo?
“Abbiamo ancora più di 400mila positivi. Il virus circola e non possiamo permetterci un’altra estate senza attenzione”.
Per il calo dei morti dobbiamo ringraziare i vaccini?
“E’ uno dei primi segnali della campagna vaccinale, che ha raggiunto ormai una copertura importante nelle fasce più fragili. Anche le terapie intensive e i ricoveri ordinari sono in calo, stanno tornando sotto al livello di allarme un po’ ovunque. La tendenza al miglioramento continuerà, ma è necessario rispettare due condizioni. La campagna vaccinale, che ha raggiunto l’obiettivo delle 500mila dosi al giorno, deve continuare a ritmo alto. La gestione delle riaperture poi deve essere accorta, con senso di responsabilità da parte dei cittadini e controlli da parte delle istituzioni”.
Abbiamo messo il peggio alle spalle?
“Forse sì, ma non dobbiamo fare l’errore di credere che il coronavirus sia passato. Il rischio del contagio c’è sempre e gli atteggiamenti di cautela restano importanti. Dobbiamo tenere le mascherine ed evitare gli assembramenti. La circolazione dell’infezione è tutt’altro che bassa e la variante inglese ha una contagiosità superiore rispetto a quella del virus dell’anno scorso”.
Che estate vivremo?
“L’estate sarà vivibile, ma non spensierata. Né noi né i paesi vicini siamo fuori dall’epidemia. La passeremo con mascherine e distanze, ma non per questo sarà una brutta estate. Dobbiamo vivere il momento cercando di trarne maggior forza possibile. Rispetto all’anno scorso oggi possiamo godere della sicurezza che ci danno i vaccini. Ma sappiamo che il virus resta in circolazione e l’immunità non è un obiettivo vicino”.
La variante inglese è più contagiosa. Paradossalmente con la sua pervasività ha tenuto lontane le più pericolose sudafricana e brasiliana?
“I vari ceppi del virus si contendono gli spazi e se uno è già occupato gli altri faranno fatica a entrare. Vediamo in effetti che la variante inglese è ormai predominante e la temuta espansione della sudafricana o della brasiliana non sono avvenute”.
Possiamo dire che non avremo più le ondate di morti e di contagi del passato?
“Sarei cauto su questo. I contagi possono riaumentare in qualunque momento, e anche in modo rapido. Per quanto riguarda la mortalità, è vero che si sta abbassando grazie ai vaccini, ma numeri importanti di infezioni possono sempre provocare una crescita dei decessi”.
L’estate in arrivo ci aiuterà?
“Sì, il caldo e l’aria aperta aiuteranno sicuramente. Ma abbiamo visto che la stagione non è un fattore decisivo. Ci protegge solo fino a un certo punto”.
Avrà giustamente poca voglia di sbilanciarsi, ma il prossimo autunno non vedremo più ritorni importanti del virus?
“Per rispondere occorrerebbe saper prevedere il futuro. Possiamo provare a ragionare con gli elementi che abbiamo. Entro l’estate dovremmo aver vaccinato la maggior parte della popolazione italiana. Se a quel punto non saranno subentrati nuovi ceppi virali, meno coperti dai vaccini, in autunno non dovremmo rivedere l’aumento dei contagi del 2020. Ma sto facendo i conti senza l’oste. E l’oste è il virus. Bisogna vedere come si comporterà”.
Finora abbiamo visto un certo numero di mutazioni, ma più o meno sempre quelle, anche se combinate in modo diverso. C’è chi suggerisce che il repertorio di varianti del coronavirus sia limitato e che non dovremmo aspettarci nuovi ceppi troppo cattivi. Cosa ne pensa?
“E’ vero. Sembra che il virus, anche nel mutare, abbia dei paletti. I cambiamenti che può sopportare non sono infiniti. Anche quelli che finora hanno mostrato di dargli un vantaggio alla fine si stanno dimostrando limitati. Certo, le mutazioni sono un processo estremamente casuale e non è escluso che il virus ci riservi altre sorprese. Ma dopo un anno di circolazione così intensa è possibile che le sue caratteristiche non riescano a cambiare più così tanto”.
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