Immuni, ma contagiosi: ecco perché la mascherina serve anche ai vaccinati

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NO agli incontri in ambienti chiusi con persone non appartenenti allo stesso nucleo famigliare. Nessuna deroga al distanziamento sociale, da “rafforzare” in ragione della maggiore contagiosità della variante inglese di Sars-CoV-2. E massimo rispetto dell’indicazione a lavarsi frequentemente le mani, in particolare prima di portarsele al volto. Se si è tra i “fortunati” che si sono già sottoposti alla vaccinazione contro Covid-19, le misure anti-contagio da rispettare non cambiano di una virgola. Le indicazioni fornite dai governi partono dalle evidenze portate alla luce dalla comunità scientifica. Sebbene siano in fase di consolidamento le prove che alcuni vaccini (quelli a mRna) proteggano anche dal contagio, la vaccinazione non deve essere vissuta come lo spartiacque oltre il quale è possibile abbassare la guardia nei confronti della pandemia. A maggior ragione se si è stati sottoposti soltanto alla prima iniezione.

Nel Regno Unito e in Israele contagi in aumento dopo la prima vaccinazione

Il richiamo giunge dalle colonne del British Medical Journal. Punto di partenza è l’esperienza del Regno Unito, in cui oltre la metà degli adulti ha già ricevuto almeno una dose del vaccino contro Covid-19. Ma anche dove l’Agenzia della Salute Pubblica ha evidenziato un “aumento notevole” delle infezioni negli over 70 che avevano ricevuto nei giorni precedenti la prima dose del vaccino AstraZeneca. Un dato confermato anche in Israele, dove l’incidenza giornaliera è quasi raddoppiata nella prima settimana successiva alla vaccinazione. Evidenze che hanno indotto i sanitari dei due Paesi a sospettare che, una volta intrapreso il percorso di immunizzazione, i cittadini rischiano di abbassare la guardia nei confronti del virus. “Le statistiche che giungono sia dal Regno Unito sia da Israele ci dicono che, dopo la prima iniezione, ci sono maggiori probabilità che le persone incontrino persone non appartenenti al proprio nucleo famigliare, spesso in cassa e riducendo il distanziamento sociale”, è il monito lanciato da James Rubin, docente di psicologia dei rischi per la salute all’University College di Londra, attraverso il British Medical Journal.

Covid, la vaccinazione da sola potrebbe non bastare

Per l’immunità possono servire fino a tre settimane 

In calce all’articolo, oltre alla sua, la firma di altri tre sanitari (Julii BrainardPaul Hunter e Susan Michie). Unanime la richiesta: aumentare i messaggi per evidenziare i rischi legati a questi comportamenti. Anche se non è possibile conoscere con certezza le origini di questi aumenti dei contagi, è ragionevole pensare che alla base ci sia un allentamento delle misure di prevenzione del contagio. Un qualcosa che non è al momento possibile permettersi, considerando che “lo sviluppo dell’immunità completa può richiedere fino a tre settimane”, ricorda Rubin. Senza trascurare che, come tutti i farmaci, anche i vaccini contro Covid-19 potrebbero in alcuni casi non rivelarsi efficaci. Secondo gli esperti, un luogo e un momento opportuni per rimarcare l’importanza di rispettare la triade dei comportamenti anti-contagio sono rappresentati proprio dai centri in cui le persone si recano per vaccinarsi.

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Sars-CoV-2: è possibile infettarsi anche dopo la vaccinazione 

I vaccini anti-Sars-CoV-2 attualmente disponibili conferiscono una protezione che va dal 60 per cento di AstraZeneca (dopo la prima dose) a oltre il 90 per cento nel caso dei farmaci sviluppati da Pfizer-Biontech e da Moderna. Questo vuol dire che, anche dopo la doppia vaccinazione, c’è una quota di persone che può ammalarsi, una volta entrata in contatto con il virus. Trattandosi di un virus che si trasmette per via respiratoria, altamente contagioso, è necessario continuare a indossare le mascherine, rispettare il distanziamento sociale e lavare frequentemente le mani. Sebbene tutti i vaccini praticamente azzerino la possibilità di sviluppare una forma grave di Covid-19, adottare queste precauzioni è fondamentale per ridurre la circolazione del virus nella comunità e proteggere coloro che vaccinati non lo sono ancora. A partire – naturalmente – dalle persone più fragili. 

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