“In lockdown leggete invece di scrivere!”. L’appello dell’editore francese Gallimard sommerso dai manoscritti

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PARIGI – Leggete, invece di scrivere. Da qualche giorno appare un messaggio sul sito di Gallimard: “Date le circostanze eccezionali, vi chiediamo di rimandare l’invio dei manoscritti. Per favore, prendetevi cura di voi e godetevi la vostra lettura”. Dietro l’eleganza della comunicazione c’è un fenomeno che altri editori hanno constatato: dall’inizio della pandemia, i francesi sono diventati grafomani. Chiusi per ore in casa senza sapere cosa fare, molti hanno pensato di lanciarsi nella scrittura di libri. E così le case editrici sono state inondate di manoscritti di sconosciuti, aspiranti romanzieri. Fino a un anno, arrivavano circa trenta manoscritti ogni giorno nella sede di rue Gaston-Gallimard. Da mesi il ritmo quotidiano è salito a una cinquantina. Nel frattempo però le librerie sono state chiuse per mesi e gli editori hanno dovuto stravolgere il loro programma di uscite, si trovano con una coda di titoli da pubblicare. Se farsi pubblicare è sempre difficile per un principiante, è diventato ancora più complicato.

Gabrielle Lécrivain, editrice da Gallimard ha spiegato il senso del messaggio, rilanciato sui social, talvolta con toni polemici. “Vogliamo dare la stessa attenzione a tutti i manoscritti che riceviamo e rispondiamo a tutti gli invii”, dice Lécrivain. “È un compito considerevole che richiede meticolosità e disponibilità mentale. Per queste ragioni abbiamo chiesto di sospendere, temporaneamente, l’invio di manoscritti”. Gallimard continua a pubblicare primi romanzi nella sua famosa Collezione Bianca: cinque a gennaio, due a marzo, due ad aprile. 

Già nella primavera scorsa, durante il primo lockdown, Le Seuil e altri editori avevano chiesto agli aspiranti scrittori di pazientare. “Ci aspettavano uno tsunami dopo il lockdown, ma invece non è successo”, racconta Laure Belloeuvre. “Solo da qualche tempo abbiamo osservato un vero aumento”. Solo tra gennaio e marzo, 1.200 manoscritti sono arrivati a Le Seuil, mentre ne riceve circa 3.500 all’anno, concentrati all’inizio e alla fine dell’anno. “Ora che tutti sanno come usare un computer per scrivere, non è più come ai vecchi tempi quando dovevi prendere la tua Remington per battere a macchina il tuo manoscritto”, dice l’editore. La casa editrice Olivier ha notato la stessa mania. “Più di 700 manoscritti nei primi tre mesi, il che significa che supereremo i 2.000 quest’anno, mentre eravamo a 1.500 o 1.600 all’anno prima del premio Goncourt (il più prestigioso premio letterario francese, ndr) di Jean-Paul Dubois” nel 2019, nota Jeanne Grange, del dipartimento manoscritti. “Ma non dissuaderei mai nessuno”, continua. “La vitalità di un editore si vede nel rinnovamento del suo catalogo”.  

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