Inchiesta Open, scontro in Senato sui messaggi whatsapp di Renzi. Modena (Fi): “Sono corrispondenza privata”

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Non ha dubbi Fiammetta Modena. Su Open avrebbero ragione Renzi e i suoi avvocati. E decisamente torto i magistrati di Firenze, il procuratore aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi. Che pure erano pronti a presentarsi in Senato per spiegare i loro passi nell’inchiesta. Ma la senatrice umbra, forzista da sempre, avvocata con una lunga carriera politica alle spalle come consigliera regionale (nel 2010 sfidò la Dem Catiuscia Marini nella corsa a governatrice, ma perse), già chiude il caso in poche pagine. La sua relazione corre veloce alla conclusione.

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Che è questa. E conviene riportarla testualmente. “La relatrice prospetta l’opportunità che la giunta proponga all’assemblea la proposizione nei confronti della competente autorità giudiziaria di un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale, atteso che il sequestro di messaggi whatsapp mandati dal senatore Renzi quando era in carica (e segnatamente quelli intercorsi con Vincenzo Manes il 3-4 giugno 2018) non è stato mai autorizzato dal Senato, al quale l’autorità giudiziaria avrebbe dovuto rivolgere preventivamente una richiesta di autorizzazione”.

Forza Italia, in vista di possibili voti renziani per il suo leader Berlusconi nella corsa al Colle, offre allo stesso Renzi un atout su una questione che di certo lo interessa assai? Se questa può essere un’interpretazione del tutto politica, il fatto certo è che la relazione di Fiammetta Modena corre invece sul filo tecnico. A partire da una premessa: Renzi è senatore dal 9 marzo 2018. Quindi tutto quello che avviene dopo deve fare i conti con l’articolo 68 della Costituzione e con la legge 140 del 2003 che ne traduce gli effetti. Poche pagine descrivono quello che – ovviamente a detta della stessa Modena – sarebbe stato il passo falso della procura di Firenze. E cioè non aver rispettato la regola che varrebbe per la corrispondenza – nella quale, a suo dire, sarebbero inclusi anche i messaggi whatsapp – a differenza delle intercettazioni.

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Modena dedica più di un capoverso per spiegare dove avrebbero sbagliato i pm che, come lei stessa scrive, si erano però offerti subito di venire in Senato per essere sentiti e per spiegare che non avevano affatto sbagliato. Ma finora non sono stati né convocati, né sentiti. E adesso la giunta, decisamente a trazione di centrodestra, marcia verso l’idea del conflitto alla Consulta per dire che i pm hanno violato le regole. 

Ma ecco cosa sostiene Modena, a partire dall’oggetto della contestazione di cui Renzi si fa forte per dire che nei suoi confronti i magistrati di Firenze hanno perpetrato un abuso, tant’è che lui scrive, per lagnarsene, alla presidente – forzista anche lei – del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Dice Modena: “Il senatore Renzi allega in particolare la corrispondenza intercorsa fra lui stesso e il dottor Vincenzo Manes avvenuta in data 3-4 giugno 2018”. È quella in cui si parla dell’ormai famoso e costoso volo Ciampino-Washington.

Attenzione, Modena parla di “corrispondenza”, ma stiamo parlando di uno scambio di sms via whatsapp. E proprio qui Fiammetta Modena è netta, e distingue tra le intercettazioni, per cui a suo avviso il pm può chiedere l’autorizzazione anche “ex post”, e la corrispondenza, per cui invece tassativamente dovrebbe farlo “ex ante”, cioè prima.

Ecco il passaggio della sua relazione in cui Modena illustra la sua tesi: “Se per le intercettazioni sono due le modalità operative, ossia l’autorizzazione ex ante per quelle dirette, e cioè effettuate su utenze del parlamentare, e l’autorizzazione ex post per quelle indirette, ossia effettuate su utenze di terzi, al contrario, per il sequestro di corrispondenza, il modulo procedurale applicabile è solo quello dell’articolo 4 della legge 140 del 2003, ossia quello dell’autorizzazione ex ante”. Aggiunge Modena, per rafforzare la sua interpretazione giuridica dei fatti, che “negli ultimi anni il concetto di corrispondenza ha subito un’evoluzione tecnologica, atteso che a quella tradizionale in formato cartaceo si sono aggiunte forme di corrispondenza in formato elettronico, ad esempio mail, SMS, messaggi Whatsapp ecc”.

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Da qui ad arrivare al conflitto di attribuzione con i pm di Firenze che non avrebbero chiesto proprio questa autorizzazione il passo è stato breve. Ma la tesi di Modena non convince tutti. Per esempio Piero Grasso, oggi senatore di Leu, ma nella sua precedente vita ex presidente del Senato, e soprattutto pm a Palermo, e procuratore di Palermo prima e capo della Procura nazionale antimafia poi. Grasso non nasconde i suoi dubbi. E dice: “Qui bisognerà risolvere la questione se i messaggi whatsapp di un parlamentare, contenuti dentro un telefono sequestrato a un cittadino, siano da considerare intercettazioni di comunicazioni o sequestro di corrispondenza. Io mi chiedo: come si può richiedere l’autorizzazione preventiva, come ritiene la senatrice Modena, se si scopre dopo che casualmente ci sono messaggi di un parlamentare?”. La conclusione di Grasso è opposta a quella di Modena: “Penso che si debba adottare, dopo che il giudice abbia deciso che quei messaggi si possano utilizzare come prova, la procedura seguita per le intercettazioni indirette o casuali chiedendo alla Camera di appartenenza l’autorizzazione all’utilizzo”. Perché i magistrati di Firenze potrebbero anche dire che non vogliono usare nel processo quei messaggi. Quindi Renzi non avrebbe ragione di lamentarsi.

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