Infermiera uccisa a coltellate, i colleghi: “Finalmente si era liberata dell’ex, per lei era stata una fatica”

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«Aveva sempre un bel sorriso impresso sul volto. Quello che è successo è devastante per tutti. Anche per chi come noi la vedeva solo di sfuggita». Incredulità, rabbia e dolore tra le strade del quartiere Trionfale per un femminicidio che ha sconvolto l’intero quartiere. Quello di Rossella Nappini, l’infermiera uccisa a coltellate ieri pomeriggio in via Giuseppe Allievo.

Infermiera 52enne uccisa a coltellate, il corpo di Rossella Nappini trovato nell’androne del palazzo. Diversi uomini ascoltati in Questura

Ieri pomeriggio stava andando a fare la spesa per la madre, quando è stata aggredita nell’androne di casa da un uomo, che non è ancora stato individuato. Era tornata a vivere qui dopo la separazione con il compagno con cui aveva avuto due figli. «Per lei era stato faticoso lasciarlo, ma alla fine ci era riuscita», racconta una delle sue colleghe del San Filippo Neri, dove la donna lavorava e combatteva. A loro Rossella aveva raccontato i suoi problemi: la decisione di lasciare Campagnano e l’uomo con cui aveva costruito una famiglia e tornare a Roma.

«Per lei era stato difficile — aggiungono le colleghe. — Era una donna solare ed eccentrica, ma al tempo stesso cupa. Viveva di alti e bassi, anche se aveva un grande sorriso». Dietro quel sorriso, però, la donna nascondeva i suoi turbamenti e le sue fragilità.

Rossella Nappini, in più occasioni era stata costretta a ricorrere ad alcuni specialisti per risollevarsi da un periodo buio. «Era una persona eccentrica, che ci teneva anche a far vedere che sapeva fare bene il suo lavoro. Sapevamo che continuava ad avere problemi sentimentali — raccontano ancora le ex colleghe — non possiamo dire che ci aspettavamo una cosa come questa. Era intelligente ma anche ingenua e questo ogni tanto la portava a esporsi troppo anche sul lavoro».

È a loro che la vittima aveva raccontato di aver subito nel corso del tempo diversi episodi di stalking, non denunciati alle forze dell’ordine. In un caso, l’uomo che la perseguitava aveva preso di mira la sua macchina, tappezzandola di scritte. Rossella era riuscita a superare anche questo episodio. Ma ora gli inquirenti della squadra mobile stanno indagando su ogni pista per trovare l’autore del femminicidio. Nel frattempo, in attesa di scoprire la verità, in questura sono stati ascoltati più sospettati.

Verranno messi di fronte all’accaduto. E a un’esistenza tanto fragile quanto coraggiosa. Rossella, in occasione del suo compleanno, su Facebook aveva aperto una raccolta fondi per la “ Casa delle donne per non subire violenza” di Bologna. «Per il mio compleanno quest’anno, sto chiedendo donazioni per Casa delle donne per non subire violenza onlus. Ho scelto questa organizzazione no profit perchè il suo obiettivo è molto importante per me e spero che prenderai in considerazione la possibilità di offrire un contributo per festeggiare con me. Ogni piccola donazione mi aiuterà a raggiungere il mio obiettivo», scriveva nel 2018 sul social network dove era attivissima.

Anche online mostrava spesso tutte le sue fragilità, la sua tenerezza. «Voglio poter ridere», confessava candidamente agli amici che la seguivano su Facebook. Si definiva una «vecchietta» con chi le faceva un complimento per il sorriso.

E parlava spesso delle figlie. Delle loro peripezie e delle loro passioni, a partire da quella per il canto. Un orgoglio: una delle sue piccole, scriveva l’infermiera, aveva «vinto una borsa di studio al Teatro dell’Opera» e faceva parte del coro delle voci bianche. Un’emozione indescrivibile per Rossella.

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