Inflazione, dai supermercati ai mutui: ecco cosa cambia per le famiglie

Pubblicità
Pubblicità

Il timore più grande è che l’inflazione elevata si trasformi se non proprio in un fattore strutturale, quanto meno in una variabile di lunga durata. Perché, al di là delle ragioni congiunturali come la guerra in Ucraina e la difficoltà che caratterizza alcune filiere globali, ci sono alcune ragioni di fondo, a cominciare dal ritorno in patria di numerose produzioni industriali, per proseguire con costi necessari a completare la transizione ecologica.

Stipendi fermi, costi su

Sta di fatto che, in uno scenario che vede gli stipendi sostanzialmente fermi, molte famiglie italiane si trovano in evidenti difficoltà. Ad agosto i prezzi dei beni al consumo sono saliti dell’8,4% rispetto allo stesso mese del 2021, il livello più alto dal dicembre 1985, per altro in accelerazione rispetto al +7,9% di settembre. Mentre i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” hanno registrato un aumento che non si osservava da giugno 1984, attestandosi a +9,7%. 

Così l’inflazione acquisita per il 2022, quella che si registrerebbe nell’intero anno in corso se i prezzi restassero completamente fermi da qui a dicembre, è già pari al 7%. Salgono i costi di approvvigionamento e quelli energetici, così molte imprese si vedono costrette a ribaltare questa situazione sui prezzi dei beni finali. Con il risultato di deprimere i consumi, la componente che più aveva sofferto durante la crisi pandemica. 

Conto salato

Secondo una stima di Assoutenti, i rincari del solo settore alimentare (per antonomasia il settore con la maggiore incidenza di acquisti necessari) peseranno sulle famiglie italiane per 591 euro all’anno. Mentre il Codacons ritiene che l’impatto complessivo su una famiglia tipo composta dai genitori e dai due figli sia di 3.352 euro.  

C’è poi il capitolo dei risparmi accumulati negli anni. Già con l’avvento della pandemia, tanti italiani avevano tolto il denaro dalle Borse e dai bond per depositarli sui conti correnti e il fenomeno si è acuito con le difficoltà che stanno caratterizzando i mercati finanziari dall’inizio del 2021. Una scelta di prudenza, che tuttavia non paga nei periodi di elevata inflazione. Ai ritmi attuali, 10 mila euro tenuti fermi sul conto, tra dodici mesi varranno 9.160 euro, tra due anni 8.390.

La situazione si complica anche per chi intende comprare casa. Prima i mutui a tasso fisso e negli ultimi tempi anche quelli a tasso variabile hanno conosciuto un’impennata, che rende più gravosa la rata mensile.

Le prospettive

La crisi economica “pesa in modo molto gravoso sui bilanci delle famiglie italiane, ma l’Italia è un grande Paese che ha tutto quel che serve per affrontare le difficoltà”, è il messaggio di speranza lanciato dal premier Mario Draghi al Meeting di Rimini. Una professione di ottimismo sulla quale concorda l’economista Gian Maria Gros-Pietro, che al Forum Ambrosetti in corso di svolgimento a Cernobbio si è detto ottimista sulle capacità della Bce di calmierare i prezzi. Da statuto, questa è la priorità dell’Eurotower, anche se inevitabilmente il rialzo dei tassi di interesse porta con sé un rallentamento dell’economia, quindi ancora meno consumi e un rialzo della disoccupazione. Per la maggior parte degli analisti internazionali, la recessione è alle porte dell’Europa. Resta solo da capire quanto sarà duratura.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *