Inghilterra, Truss mette un tetto per due anni alle bollette delle famiglie: piano da 180 miliardi

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LONDRA – È uno dei piani più ambiziosi in Europa per contenere l’esplosivo aumento delle bollette e del costo della vita, se non il più ricco. Liz Truss, la nuova prima ministra britannica, ha appena annunciato in Parlamento il suo piano da addirittura 150 miliardi di sterline (circa 180 miliardi di euro) per rispondere alla grave emergenza energetica che si prospetta inevitabile questo inverno. Roba da far impallidire persino lo spaventoso piano di aiuti contro la pandemia del Covid, approvato nella primavera del 2020, che allora gravò per circa 75 miliardi di sterline.

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Il primo punto fondamentale è che le bollette per le famiglie britanniche avranno un tetto fisso e dunque saranno congelate per addirittura due anni, ossia fino al 2024, anno in cui tra l’altro sono previste le elezioni. Un nucleo familiare medio non pagherà più 2500 sterline all’anno di bollette energetiche (luce e gas), ossia poco meno di tremila euro. Tutto ciò dal 1 ottobre prossimo, e il pacchetto di aggiunge a quello precedente approvato dal governo Johnson che tra le altre cose includeva una sovvenzione di 400 sterline all’anno a famiglia. Senza questi aiuti, le stime parlavano di spese fino ad almeno 6 mila sterline annuali per le bollette energetiche della famiglia media britannica. Ora, invece, i prezzi saranno garantiti dal “cap” (“tetto” ai prezzi) gestito da una nuova autorità nominata per l’occasione, ovvero la Energy Price Guarantee.

Per quanto riguarda invece aziende ed esercizi commerciali, il congelamento delle bollette durerà “soltanto” sei mesi, almeno per il momento. Tra 90 giorni, però, ci sarà una review del governo su questo punto. In ogni caso, il pacchetto di aiuti potrebbe essere esteso per quelle aziende, esercizi e ristoratori a rischio e “particolarmente vulnerabili”, come i pub e i negozi di “fish & chips”.

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Secondo Truss, questo piano taglierà l’inflazione fino al 5% e aumenterà la crescita. Certo, c’è il problema di chi paga tutto questo. Sinora il nuovo governo britannico è stato piuttosto vago, annunciando che i dettagli saranno nella prossima legge finanziaria. Ma la linea sembra segnata: gran parte del denaro, secondo Truss, andrà poi ripagato nei decenni successivi, a poco a poco, dalle stesse famiglie. Anche perché la prima ministra ha fermamente escluso ogni “windfall tax”, ossia una patrimoniale nei confronti dei giganti energetici visti i colossali profitti degli ultimi trimestri, come aveva fatto lo stesso governo Johnson racimolando circa 5 miliardi di sterline e come chiede il leader dell’opposizione Keir Starmer.

A pagare sarà anche l’ambiente. Per alleviare la crisi energetica, il governo Truss aumenterà il potenziale dell’energia nucleare, riaprirà un paio di centrali a carbone e soprattutto ha annunciato la fine del divieto di fracking, ossia la controversa modalità di estrazione di gas e altri idrocarburi dal sottosuolo, attirandosi già molte critiche e proteste. Non solo. La prima ministra ha anche detto oggi in Parlamento che il piano di emissioni zero entro il 2050 sarà rivalutato in linea con gli obiettivi energetici e di crescita. Insomma, la “rivoluzione verde” promossa da Boris Johnson pare a forte rischio.

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