Inizia l’anno del Coniglio e i cinesi riprendono a viaggiare, nonostante le nuove ondate di Covid

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PECHINO – “Finalmente, dopo tre anni, potrò rivedere mia madre. E’ anziana, ha appena compiuto 88 anni, ha avuto il Covid ed è stata fortunata a sopravvivere. Anche io mi sono contagiato il mese scorso, mi sono ripreso e proprio per questo mi sento più sicuro a partire, non la metterò in pericolo. Averla ancora è una gioia immensa e so che ogni anno che passa, per lei potrebbe essere l’ultimo. Alla sua età ogni Capodanno è importante. Devo esserci”. Zhang fa il commesso da Wumart, catena di supermercati. In tasca ha un biglietto per Daxinganling, Mongolia Interna. Con una mano spinge la sua valigia, con l’altra tiene scatole di dolci da portare all’anziana mamma. Come molti cinesi, lavoratori migranti qui nella capitale, Zhang non torna a casa per le feste da quando è scoppiata la pandemia. “Non vedo l’ora di rivederla”.

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Nella gelida mattina antivigilia di Capodanno a migliaia prendono d’assalto la stazione centrale di Pechino, armati di trolley di ogni colore e forma, e sacchetti pieni di confezioni di noodles istantanei, essenziali ad affrontare le lunghe ore in treno. Qualcuno si fa un tampone last minute nel baracchino allestito nel piazzale. Quella di ieri è stata una delle giornate più trafficate di questo esodo che dopo anni di restrizioni può ripartire. Treni, bus e aerei pieni. Fino al 15 febbraio le ferrovie prevedono due miliardi di spostamenti (il doppio dello scorso anno) per la Festa di Primavera, come qui si chiama il Capodanno lunare che scocca alla mezzanotte di sabato e che porterà la Cina nell’anno del coniglio, simbolo di pace e prosperità. Si torna a casa alla ricerca di un abbraccio con i propri cari troppo a lungo rimandato. Nonostante le paure di una nuova ondata di Covid dietro l’angolo.

Zheng, invece (nome simile, persona diversa) alla stazione ci è arrivata di corsa, ha appena finito di lavorare. Fa le pulizie in uno dei lussuosi condomini del distretto di Chaoyang. Ha ancora i bagagli da sistemare, mezzi aperti, dai quali spunta qualche giocattolo per il suo amato nipotino. “Aveva due anni quando sono andata via di casa l’ultima volta. Ora ne ha cinque. Ci videochiamiamo quasi tutti i giorni. Ha detto che mi verrà a prendere alla stazione di Huludao, nel Liaoning. Spero mi riconosca. Sono felice che finalmente tutte le restrizioni Covid siano state abbandonate”.

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Chi del virus è ancora preoccupato è invece Jin, 55enne manager di Qiqihaer, nell’Heilongjiang. “Ho passato gli ultimi tre Capodanni a Pechino da solo, temendo di portare il virus alla mia famiglia. Nella mia città mi dicono che il picco è già passato anche se tanti anziani sono morti, per molti di loro non c’era più posto nei crematori e i parenti hanno dovuto portare i loro corpi nei villaggi vicini. Io non mi sono ancora contagiato e nonostante l’eccitazione nel poter andare a casa sono un po’ preoccupato per quando dovrò tornare”. 

Stessa preoccupazione che hanno Meng e sua moglie, coppia di trentenni, diretti a Hulunbeier. Nonostante il gelo preferiscono aspettare fuori dalla stazione fino all’ultimo prima di salire a bordo del loro treno. “Vogliamo evitare troppi assembramenti. Siamo tra i pochissimi che non si sono mai infettati fino ad ora e non vogliamo risultare positivi dopo questo lungo viaggio”.

Le autorità continuano a mandare messaggi rassicuranti. Sun Chunlan, la zarina della lotta al Covid, dice che il virus è a un livello “relativamente basso”. Pechino afferma che il numero di pazienti ricoverati in ospedale in condizioni critiche è in calo. Anche se un rapporto dell’Oms sostiene che fino al 15 gennaio i ricoveri sono aumentati del 70 per cento rispetto alla settimana precedente. Nonostante “la luce davanti a noi”, era stato lo stesso leader Xi Jinping a dirsi preoccupato qualche giorno fa per l’impatto sulle zone rurali, meno attrezzate. Sembra che il virus abbia già raggiunto molti di questi luoghi, e anche se le infezioni hanno toccato il picco massimo, le cose potrebbero ancora peggiorare. Nuove ondate, avvisano gli esperti, sono possibili proprio dopo le feste di Capodanno.

Ai numeri ufficiali credono in pochi. La Cina sostiene che dall’8 dicembre al 12 gennaio siano morte poco meno di 60mila persone. Il numero reale è molto più alto dato che il bilancio ufficiale si riferisce solo a coloro che sono morti in ospedale: e molti medici sono stati scoraggiati dal citare il Covid nei certificati di morte. La società britannica Airfinity stima 36mila decessi al giorno con la fine delle feste per il Capodanno.

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