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Inps, oltre 341 mila i pensionati Quota 100. Domande in calo dopo il 2019

ROMA – Sono finora 341.128 i lavoratori che sono andati in pensione con Quota 100, la misura di anticipo dell’assegno, che scadrà alla fine di quest’anno. L’Inps comunica i dati aggiornati al 31 agosto, precisando che le domande accolte  si riferiscono a 273.519 lavoratori dipendenti, di cui 166.282 del settore privato e 107.237 del settore pubblico, mentre i lavoratori autonomi sono 67.609. Il 69,3% dei beneficiari risultano uomini, il 30,3% donne, mentre l’importo lordo medio annuo è di 25.663 euro e quindi gli impegni di spesa 2019-2021 sulle pensioni Quota 100 liquidate fino al 31 agosto 2021 sono pari a 11,6 miliardi di euro.

Dati che confermano intanto un minore interesse dei lavoratori rispetto alle previsioni, anche perché nell’ultimo anno c’è stata una frenata rispetto ai picchi iniziali e del 2020, ma anche un forte squilibrio tra i beneficiari della misura: i due terzi sono uomini, e il peso del settore pubblico è ben superiore rispetto alla quota dei lavoratori. Anche la cifra media annua conferma che si tratta di lavoratori con carriere piuttosto stabili: la media generale delle pensioni di vecchiaia non raggiunge i 20 mila euro.

Il minore accesso rispetto alle previsioni genera un risparmio di 6,4 miliardi, calcola la Cgil: “Questa misura è stata usata da poco più di un terzo della platea prevista. Chiediamo – dice il segretario confederale Roberto Ghiselli – che i risparmi siano utilizzati nella previdenza, che dovrà essere una delle priorità del governo anche in vista del termine di questo strumento”.

Le domande accolte entro la fine dell’anno, osserva Ezio Cigna, responsabile delle Politiche previdenziali della Cgil “saranno 384 mila fino alla fine dell’anno. Un numero decisamente inferiore alle previsioni contenute nella relazione di accompagnamento alla legge (973 mila), determinando un avanzo importante di risorse”.

I dati Inps tra l’altro mostrano una graduale stabilizzazione delle domande. Nel 2019 quelle accolte sono state 150.132, nel 2020 114.868, nel 2020 ad agosto erano ancora 76.128: l’interesse per la misura dunque si è man mano affievolito. I picchi sono stati soprattutto iniziali, nel 2019. Poi c’è stata una corsa negli ultimi tre mesi del 2020, e in particolare tra novembre e dicembre per il settore pubblico, e dopo le uscite si sono abbastanza assestate, se ne calcolano tra le 5.000 e le 6.000 ogni mese nel privato e tra le 2000 e le 2500 nel pubblico, mentre ad agosto c’è stato un fortissimo calo, in linea però con quanto avvenuto nei due anni precedenti. Se anche adesso ci fosse un’accelerazione delle domande, dal momento che la misura non verrà riconfermata, non si raggiungeranno comunque le previsioni iniziali.

In corso il dibattito per evitare lo “scalone” a partire dal 2022: il leader della Lega Salvini è l’unico esponente politico a insistere sulla proroga, per il resto forze politiche e sindacati stanno cercando di costruire progetti legati alla flessibilità, dando maggiori opportunità ai lavori usuranti: il ministro Orlando ha costituito una commissione ad hoc per valutarne la portata.



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