“Io, veterinario alle prese con le due pantere della Puglia: ecco dove e come lavoriamo per la cattura”

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L’ultimo avvistamento considerato attendibile risale a venerdì 12 marzo. E di pantere in libertà a spasso per la Puglia ce ne possono essere due. Del resto le segnalazioni si susseguono e c’è gente disposta a mettere a verbale il racconto del proprio incontro ravvicinato con il felino. Nella stessa giornata dell’avvistamento sulla Murgia ce n’è stato un altro a Lama Balice, che taglia il territorio fra Bitonto e il quartiere San Paolo di Bari. Di certo una delle due, un maschio di 10-12 anni per circa 60 chili, è ancora lì, nei dintorni di Altamura. “Nel triangolo fra Altamura, Cassano delle Murge e Grumo Appula”. Daniele Laguardia, 55 anni, lo sa bene. È il veterinario dello zoo Safari di Fasano che affianca i carabinieri forestali e i tecnici dell’Asl Bari nella caccia alla pantera nera che sta tenendo in allerta le autorità dell’intera area metropolitana da settimane.

Laguardia lavora con animali selvatci da 27 anni, e di pantere, nel corso della sua carriera, ne ha addormentate una ventina o forse più fra gli oltre 700 grandi felini con i quali ha avuto a che fare per addormentarli. “Quando è stata segnalata nei dintorni dell’ospedale Di Venere a Bari, mi è sfuggita per una manciata di minuti. A spanne diciamo cinque, non di più”.

C’è mancato poco.

“Pochissimo, ne sono sicuro. Il punto è che per motivi di sicurezza e ordine pubblico, con le forze dell’ordine abbiamo dovuto fare un sopralluogo nei sottoscala dell’ospedale e nei dintorni dei campetti sportivi che sono in zona. Soltanto dopo siamo andati nell’unico posto in cui era naturale che fosse”.

Cioè?

“L’alveo del torrente Picone che corre fra Adelfia, Loseto e Carbonara. Era lì. Le sue orme sono inconfondibili, non mentono”.

E che cosa ha fatto?

“Sono andato a cercarla con il carabiniere che gli aveva puntato il faro contro e l’aveva vista. Me l’ha descritta bene, è uno esperto e non poteva che essere lei. Io avevo la cerbottana con l’anestetico, lui la pistola d’ordinanza con il colpo in canna ed era a due metri da me pronto a intervenire nel caso di un’aggressione da parte dell’animale. Che per me è più che improbabile”.

Perché?

“Innanzitutto perché si tratta di un esemplare cresciuto in cattività. Poi perché se ha lo stomaco pieno non è aggressiva e il territorio è pieno di colombi, colombacci e cinghiali: non dovrebbe avere difficoltà nel saziarsi. Del resto è evidente che ha sviluppato un’ottima tecnica per alimentarsi, dunque riesce a sopravvivere senza difficoltà. Direi che il suo vero nemico qui sono le strade e le auto. Però, intendiamoci, una pantera messa alle strette dalla fame può uccidere. Ma se debilitata, il che può accadere nel caso di condizioni meteo sfavorevoli alla sua caccia, può anche trasformarsi da predatore in preda. Penso ai lupi o agli stessi branchi di cani randagi, che sanno essere impietosi”.

Torniamo a Carbonara.

“Tutti gli avvistamenti credibili nell’hinterland di Bari seguono l’itinerario del torrente Picone. Le orme sulla neve che abbiamo trovato ad Adelfia lo confermano e da lì a Carbonara ci sono tre chilomentri in linea d’aria, uno spazio compatibile con gli spostamenti che animali del genere sono capaci di fare”.

Ovvero?

“Più o meno dai tre ai sette chilometri nell’arco delle ventiquattro ore, se sono a digiuno. Altrimenti possono stare fermi anche per giorni nello stesso posto”.

Diceva del torrente.

“Sì, quando siamo entrati nell’alveo del Picone con i militari, l’abbiamo fatto stando attenti a non calpestare le tracce del felino, in modo da consentire al cane molecolare di fare il suo mestiere. E la mattina successiva il fiuto del cane ha confermato l’avvistamento. Senza alcun dubbio”.

Ha paura?

“No, è il mio mestiere, lo faccio tutti i giorni e so quello che faccio. L’altro giorno ero nello zoo e un’antilope mi ha caricato, in questi casi bisogna sapere come comportarsi”.

Porta con sé il fucile?

“No, non è il caso, solo la cerbottana. La pantera non ha fatto niente. Lei guarda in faccia le persone, capito? Ha incrociato gli occhi di chi l’ha incontrata come farebbe un cane spaventato in cerca degli occhi del padrone. Il concetto è diverso. Anzi, se ho capito bene lei si farebbe mettere il guinzaglio perché è cresciuta in cattività. E comunque so cosa fare”.

Conta di prenderla?

“Solo se entra in un casolare, in un’azienda agricola oppure in un vecchio fienile. Fintanto che resta in libertà la cattura non mi sembra uno scenario credibile, e qui stiamo parlando di una cattura incruenta, senza spargimento di sangue”.

Ma è possibile che sia stata avvistata sia a Lama Balice sia ad Altamura? Ci sono una sessantina di chilomentri di mezzo.

“Impossibile. Nel caso di Lama Balice quasi certamente si è trattato di un cinghiale nero. Ormai è psicosi. Quello di San Pancrazio Salentino, per esempio, era un cane al 100 per cento”.

Scusi, ma non sono due le pantere in Puglia?

“È più corretto usare il passato: sono state due. L’altra, quella avvistata nei dintorni di Foggia, è quasi certamente morta. Del resto gli ultimi avvistamenti da quelle parti si riferivano alla parte nord-ovest del Gargano e quello è un territorio scarsamente abitato e ricco di predatori. Era un esemplare molto più giovane e in quelle circostanze è difficile che possa essere sopravvissuto”.

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