Il leader sunnita iraniano Molavi Abdolhamid – che in un paese fondamentalmente sciita rappresenta solo la minoranza dei mussulmani locali – ha invitato le autorità del suo paese a non imprigionare, torturare o giustiziare i manifestanti. Abdolhamid, che vive a Zahedan, in quel Baluchestan che in queste ore è epicentro delle proteste, ha anche sollecitato l’aggiornamento della costituzione della Repubblica islamica per riflettere le esigenze di “una nuova generazione che ha esigenze diverse. È un peccato che l’intera nostra costituzione sia la stessa approvata 44 anni fa. Dovrebbe essere aggiornata in base allo spirito del tempo”, ha detto durante il suo sermone che ieri ha preceduto la preghiera del venerdì.
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Poche ore dopo, i manifestanti della regione a maggioranza sunnita sono nuovamente scesi in piazza nella capitale della provincia sud-orientale del Sistan-Baluchistan, per protestare contro il regime degli ayatollah che guidano la Repubblica islamica, secondo un copione che fin da settembre vede la regione scossa da importanti manifestazioni. E infatti pure gli ultimi video pubblicati su Twitter mostrano una enorme folla in marcia per le strade di Zahedan, e i manifestanti che gridano slogan contro il governo, il leader supremo Ali Khamenei, e i Basij, la forza paramilitare responsabile della brutale repressione nei confronti dei giovani scesi in piazza dopo la morte della 22enne Mahsa Amini, uccisa dalla polizia morale perché non indossava adeguatamente il velo.
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Abdolhamid è da tempo apertamente critico nei confronti del regime e già a novembre ha chiesto un referendum appunto per cambiare la costituzione. Nelle ultime ore il governo ha però interrotto l’utilizzo di Internet nel capoluogo del Sistan-Baluchistan, per cui è difficile capire realmente che cosa stia accadendo nella città ora assediata dalle cosidette “guardie della rivoluzione”. Secondo il gruppo Iran Human Rights con sede a Oslo, almeno 481 persone, tra cui 64 bambini e 35 donne, sono state uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste, e il Sistan-Baluchistan che ha registrato il maggior numero di vittime: 131. La provincia è una delle regioni più povere dell’Iran ed è per lo più popolata da baluchi di etnia sunnita, una minoranza nell’Iran prevalentemente sciita. Le associzioni per i diritti umani denunciano decenni di discriminazioni e repressione a livello locale.
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