Iran, uccisa durante le manifestazioni Hadis Najafi, “la ragazza della coda” diventata simbolo della protesta

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Nell’ultimo video prima di morire, Hadith Najafi appare mentre si lega i lunghi capelli biondi con l’elastico e si sistema gli occhiali pronta a unirsi alle manifestazioni in nome di Mahsa Amini. Le forze di polizie sono schierate in gran numero, quel frame fa il giro della rete, pochi secondi che raccontano la determinazione delle ventenni in lotta per i loro diritti in Iran.

Da quel corteo Najafi non è più tornata a casa: uccisa con sei colpi di pistola, secondo numerosi resoconti giornalistici, al petto, al viso, al collo. Avrebbe compiuto 24 anni tra un mese: è morta sabato sera a Karaj, a ovest di Teheran.

Hadith è l’ennesima vittima della repressione scatenata dalle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti che da 9 giorni scendono in piazza per chiedere giustizia, libertà, diritti, uno Stato democratico, dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza curda di 22 anni, arrestata perché secondo la polizia morale non portava correttamente il velo, e caduta in coma mentre era in custodia degli agenti dell’Ershad. I cortei son guidati dalle donne, spesso giovanissime, che sfidano l’apparato di sicurezza scoprendosi i capelli, buttando o bruciando l’hijab, il velo obbligatorio che è un simbolo fondamentale della Repubblica Islamica.

Almeno 41 morti, migliaia di persone arrestate

I morti sono 41, dice la tv di Stato, molti di più secondo l’organizzazione non governativa Iran Human Rights che ha base a Oslo, come molti gruppi di attivisti e oppositori che in quattro decenni sono stati costretti a lasciare la Repubblica Islamica e  ariparare all’estero.

Migliaia di persone sono state arrestate, video condivisi sui social mostrano le violenze della polizia contro le persone fermate davanti a un commissariato di Karaj. Almeno 17 giornalisti sono finiti in prigione. Indiscrezioni non confermate parlano di pressioni da parte dell’intelligence sui direttori dei giornali e delle tv per bloccare le notizie sulle proteste.

L’Oscar Farhadi: “Il mondo sostenga le coraggiose donne iraniane”

Nonostante la censura, artisti, docenti, intellettuali, giornalisti si sono schierati a sostegno dei manifestanti pacifici, in questa rivolta guidata dalle donne contro la repressione e le limitazioni dei diritti civili e politici.

Il regista due volte premio Oscar Asghar Farhadi ha chiesto al mondo di mostrare “solidarietà” con i manifestanti e ha reso omaggio “alle coraggiose donne del mio Paese che guidano le proteste per rivendicare i proprio diritti”. “Donne, vita, libertà”; “L’Iran è uno, non avere paura, siamo uniti”, cantano i giovani in piazza.

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