Israele, il giorno del giudizio di Netanyahu

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GERUSALEMME.Tra la residenza del presidente dello Stato e il Tribunale distrettuale di Gerusalemme è iniziata oggi una giornata che ha gli elementi di un vero e proprio giorno del giudizio per il premier in carica Benjamin Netanyahu: alle 9:00 di mattina si è aperta la fase dibattimentale del processo che lo vede imputato per corruzione, frode e abuso d’ufficio, mentre, a pochi chilometri dall’aula di tribunale, il Presidente Reuven Rivlin ha iniziato le consultazioni con i partiti per la formazione di un nuovo governo, in seguito alle elezioni del 23 marzo.

Il coordinamento con i media

Nella sua arringa di apertura, con Netanyahu seduto al banco degli imputati, la procuratrice Liat Ben Ari ha sostenuto che “il primo ministro di Israele ha abusato del suo potere concedendo benefici illegali in coordinamento con i media per promuovere i suoi interessi personali”, sottolineando come “tutti sono uguali di fronte alla legge, il grande e il piccolo, il ricco e il povero, il potente e il semplice”. Al termine del discorso di Ben Ari è iniziata la prima testimonianza, che riguarda il “Caso 4000”, in cui è co-imputato Shaul Alovitch, azionista principale del gigante delle telecomunicazioni Bezeq, con cui, secondo l’accusa, Netanyahu avrebbe negoziato copertura mediatica positiva sul sito di informazione “Walla!” – sempre di proprietà di Alovitch – in cambio di politiche governative favorevoli all’azienda. Il processo che entra oggi nel vivo dopo più di un anno di rinvii e fasi procedurali, si svolgerà a un ritmo di tre sedute a settimana. La testimonianza in corso è di Ilan Yeshua, ceo di Walla! durante il periodo preso in esame, e si prevede possa durare un mese. I giudici hanno esonerato Netanyhau da presenziare alle udienze di Yeshua e il premier, al termine dell’arringa della procuratrice, ha lasciato l’aula del tribunale. 

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Contestualmente, la delegazione del Likud ha indicato al presidente il nome di Netanyhau come premier da incaricare per la formazione di un governo. Il Likud è uscito vincente dalla urne con 30 seggi e uno stacco significativo dal secondo partito, Yesh Atid dell’attuale capo dell’opposizione Yair Lapid, che ne ha ottenuti 17. Tuttavia, al momento Netanyahu può contare solo su 52 sostegni sicuri (16 dei partiti ultraortodossi e 6 della nuova formazione della destra nazionalista oltranzista di Betzalel Smotrich), lontano quindi dai 61 seggi (su 120) necessari a formare una maggioranza. 

Yesh Atid ha indicato Yair Lapid come premier incaricato, ma nemmeno il suo nome raccoglie un consenso sufficiente a raggiungere i 61, confermando la frammentazione delle opposizioni a Netanyhau e lo stallo politico. 

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Le consultazioni proseguiranno fino alle 20:30 ora locale e verranno sentiti per 45 minuti tutti i 13 partiti che hanno superato la soglia di sbarramento.

La destra nazionalista e il partito arabo di Mansour Abbas

Ago della bilancia saranno gli unici due partiti che non hanno messo il veto al sostegno a una nuova coalizione Netanyahu: Yamina di Naftali Bennett, destra nazionalista che si è staccata dalle frange più estremiste di Smotrich nei mesi scorsi per presentarsi come possibile forza “digeribile” anche dal centro sinistra, e Ra’am di Mansour Abbas, il partito arabo. Nell’idillio di Netanyhau, se incassasse il sostegno di Bennett, arrivando quindi a 59 seggi, l’appoggio esterno di Abbas sarebbe sufficiente per evitare quinte elezioni almeno temporaneamente, con un governo di minoranza.

I veti reciproci dei vari partiti rendono tuttavua la situazione intricata. Senza un premier indicato da 61 mani, il presidente Rivlin ha specificato in apertura delle consultazioni che conferirà il mandato “al candidato con maggiori possibilità di formare una coalizione”, che non necessariamente coinciderebbe con il partito che ha ricevuto il maggior numero di seggi. È una prerogativa che gli è conferita dalla legge, ma nel Likud urlano allo scandalo se questo dovesse avvenire, considerato il netto vantaggio ottenuto da Netanyhau alle urne. Il presidente chiederà ai partiti se esiste un candidato alternativo sul quale non ci sarebbe opposizione nel caso non ci fossero le condizioni di incaricare il nome indicato. Questa eventualità potrebbe portare proprio Naftali Bennett, con soli 7 seggi, a diventare un incaricato di compromesso: nel gioco dei veti incrociati potrebbe essere l’unico candidato ad avere le migliori probabilità di formare un governo e di evitare quindi quinte elezioni. 

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