Istat, stipendi netti in calo del 10% tra 2007 e 2020. Il cuneo fiscale scende ma resta sopra il 45%

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Retribuzione netta a disposizione dei lavoratori in calo del 10% tra il 2007 e il 2020, con i provvedimenti per il Covid che hanno almeno consentito di frenare il crollo nell’anno della pandemia. Cuneo fiscale, ovvero incidenza di imposte e contributi sul costo del lavoro, in discesa ma ancora superiore al 45%.

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Ecco alcuni dei dati principali usciti dalla ricognizione dell’Istat. Confrontando le variazioni a prezzi costanti nelle componenti del costo del lavoro tra il 2007 (anno che precede la crisi economica) e il 2020, secondo l’Istat “i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzioni mentre i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%”.

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Dall’indagine “Reddito e condizioni di vita” 2021 emerge che l’anno precedente, il 2020, il valore medio del costo del lavoro, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è risultato pari a 31.797 euro, il 4,3% in meno dell’anno precedente. La retribuzione netta a disposizione del lavoratore – si legge nel rapporto – è indicata a 17.335 euro e costituisce poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%). Il cuneo fiscale e contributivo, ossia la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, è in media pari a 14.600 euro e sebbene si riduca del 5,1% rispetto al 2019 continua a superare il 45% del costo del lavoro (45,5%), dice l’Istat.

I contributi sociali dei datori di lavoro costituiscono la componente più elevata (24,9%), il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali.

Nel 2020, circa il 76% dei redditi lordi individuali (al netto dei contributi sociali) non supera i 30.000 euro annui: la metà dei redditi lordi individuali si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70.000 euro. Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 24.885 euro annui, con una riduzione del 5,9% rispetto al 2019. Il reddito netto a disposizione del lavoratore autonomo raggiunge il 68,5% del totale (17.046 euro): le imposte rappresentano il 14,1% del reddito lordo e i contributi sociali il 17,4%.

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Rallenta il mercato del lavoro, occupazione nel terzo trimestre -2,6%

Sul mercato del lavoro si è invece concentrata l’altra analisi pubblicata in giornata, sempre ad opera dell’Istat ma questa volta con Ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal. Nella Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione nel terzo trimestre 2022 si stima che l’input dilavoro misurato in Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) è in lieve diminuzione rispetto ai tre mesi precedenti (-0,1% rispetto al secondo trimestre 2022), mentre rallenta la crescita su base annua (+2,7% rispetto al terzo trimestre 2021). L’occupazione cala leggermente rispetto al trimestre precedente (-12.000, -0,1%) e riduce l’aumento su base annua (+1,1% o +247.000), a fronte di un calo dei disoccupati (-52 mila, -2,6%) e una leggera crescita degli inattivi di 15-64 anni (+30 mila, +0,2%).

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