Istituto superiore di sanità: “Vaccini ancora efficaci sette mesi dopo la somministrazione”

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I vaccini funzionano anche dopo sette mesi dalla loro somministrazione. Dall’Istituto superiore di sanità arriva un’indicazione che può avere risvolti significativi anche sulla vicenda terza dose. In base a uno studio che individua i casi di infezione tra chi è vaccinato, l’Istituto arriva alla conclusione, appunto che nella popolazione generale dopo 210 giorni dalla seconda dose “non si osserva una riduzione significativa di efficacia in termini di protezione dall’infezione, sintomatica o asintomatica, che rimane dell’89%. Anche contro il ricovero e il decesso la protezione resta elevata, 96% e 99%, a sei mesi dalla seconda dose. Prima Aifa e poi Ema hanno stabilito che una terza somministrazione non può essere fatta prima di sei mesi dalla seconda. L’agenzia europea però ha detto che si può già pensare a quella dose in più per gli over 18 mentre il nostro Paese per ora l’ha prevista non per tutti i cittadini ma solo per categorie particolari. La scelta, a vedere i dati dell’Istituto, sembra azzeccata, perché appunto chi è stato vaccinato sei o sette mesi fa è ancora coperto. Si può quindi aspettare a partire con la campagna della terza dose.

L’Istituto non lavora osservando la presenza di anticorpi in un campione dei cittadini. Questi esami non sono giudicati affidabili dalla comunità scientifica per valutare la vera capacità dell’organismo di respingere il virus. Il lavoro si basa invece sulla epidemiologia, cioè sul calcolo di quante persone vaccinate, e da quanto tempo, ci sono effettivamente tra coloro che si infettano. In questo modo si osserva una “lieve diminuzione nella protezione dall’infezione in alcuni gruppi specifici”. Nel suo report, che ha analizzato oltre 29 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino a mRna osserva che in chi è immunocompromesso c’è “una riduzione dell’effetto protettivo verso l’infezione a partire da 28 giorni dopo la seconda dose”. Si tratta di una stima che ha una certa variabilità perché è basata su un numero ridotto di casi. E però sembra giusta la decisione di avviare per questa categoria di persone già alcuni giorni fa la campagna per la terza dose (che appunto si può fare dopo 28 giorni dalla seconda). Inoltre “nelle persone con comorbidità si osserva una riduzione della protezione dall’infezione, dal 75% di riduzione del rischio dopo 28 giorni dalla seconda dose al 52% dopo circa sette mesi”.

La campagna per la terza dose è stata avviata da poco per quanto riguarda gli over 80 e i residenti nelle Rsa. Ebbene, per queste persone non si è osservato un calo importante della protezione. “Diminuisce leggermente, pur rimanendo sopra l’80%, l’efficacia contro l’infezione”, scrive l’Istituto superiore di sanità. Significa che non si sta osservando un importante aumento dei casi di malattia tra chi è stato vaccinato da più tempo rispetto a chi è vaccinato da poco. Inoltre l’Istituto sottolinea come, in generale, la copertura sia comunque cambiata con la Delta rispetto a quando c’era la variante Alfa. “Confrontando i dati tra gennaio e giugno 2021, periodo in cui predominava la variante Alfa, con quelli tra luglio e agosto, a prevalenza Delta, emerge una riduzione dell’efficacia contro l’infezione dall’84,8% al 67,1%. Resta invece alta l’efficacia contro i ricoveri, 91,7% contro 88,7%”. Questi dati sono diversi da quello sulla popolazione generale esposti sopra, perché sono analizzati con metodologie differenti. Ad esempio tengono conto anche di chi si è ammalato a pochi giorni dalla prima dose, e quindi era ancora suscettibile perché poco coperto dal vaccino, o si è ammalato durante un’ondata epidemica. Se invece la valutazione si fa esattamente dopo sette mesi dalla seconda dose, si osserva come appunto l’89% delle persone è stata protetta dal vaccino.

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