Ita Airways si difende: “Superata la tempesta perfetta”. Ma senza un partner a rischio alcuni slot a Linate

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ROMAIta Airways non è la nuova Alitalia. Non è un carrozzone indebitatato che vola verso il nulla. Un 2022 difficile – tra Covid, caro carburante e dollaro muscolare – è stato superato con impegno e dignità.

Ora, però, la compagnia aerea di Stato ha bisogno di un alleato forte. Se dovesse proseguire da sola, senza un’alleanza, Ita sarebbe costretta a un piano di risparmi e a un taglio tra i più dolorosi.

A rischio riduzione sono alcuni dei suoi slot in un aeroporto strategico, come Linate. I diritti di decollo dallo scalo di Milano città, bene prezioso, sarebbero ridimensionati (con un risparmio tra i 50 e i 60 milioni nell’anno).

Fabio Lazzerini, amministratore delegato di Ita, e Roberto Carassai, direttore finanziario della compagnia, esprimono questi concetti in una riunione con i dirigenti interni di prima fascia.

Fabio Lazzerini, ad e direttore generale di Ita

Fabio Lazzerini, ad e direttore generale di Ita 

La sovranità del ministero

Nel corso della riunione, Lazzerini raccomanda ai suoi dirigenti di rispettare la sovranità del ministero dell’Economia (proprietario di Ita al 100%). Spetta solo al ministero decidere se vendere la maggioranza di Ita alla cordata che fa capo al fondo statunitense Certares oppure alla cordata alternativa, che vede insieme Lufthansa e l’Msc Group. Nessuno dovrà mettere bocca sulla privatizzazione.

Una cosa, però, è certa. Senza un’alleanza solida, Ita Airways rinuncerà ad alcuni nuovi aerei che ha già opzionato, e ad aprire altre sedi estere. Soprattutto smetterà di volare in svariati orari del giorno da Milano Linate. E il passo indistro comporterebbe la perdita definitiva del diritto di usare quelle fasce orarie – gli slot –  nello scalo milanese.

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La ritirata d’inverno

La ritirata parziale da Linate prenderebbe forma nella prossima stagione invernale, la meno redditizia. E investirebbe le fasce orarie centrali della giornata, quando i velivoli raccolgono meno passeggeri.

Ita invece conserverebbe i diritti di volo, dallo scalo milanese, nelle fasce orarie strategiche, tra le 6 del mattino e le 10, e tra le 17 e le 22, quando i manager partono oppure rientrano alla base.

Peseràla decisione del governo Meloni di cedere o meno la maggioranza di Ita in un tempo ragionevole. Se la compagnia aerea avrà la percezione che il governo sta per vendere, confermerà tutti i suoi slot a Linate. Il possesso di tanti slot, d’altra parte, aumenta il valore del vettore e permette di chiedere più soldi al compratore. In caso contrario, i diritti di volo saranno tagliati.

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I numeri dei primi 9 mesi

Nella riunione, Lazzerini e Carassai precisano che i conti di Ita hanno retto bene alle tante trappole di questo 2022. Nel corso dell’anno, il prezzo impazzito del jet fuel – il carburante che fa volare gli aerei – ha generato costi inattesi per 203 milioni. Il conto del carburante, peraltro, per consuetudine viene pagato in dollari statunitensi, sempre più cari al cambio con l’euro.

Nonostante queste due incognite, e il colpo di coda del Covid a inizio anno, a fine settembre la compagnia di Stato aveva ancora in cassa 190 milioni di liquidità. E la liquidità sarebbe stata al livello record dei 590 milioni se il ministero avesse deliberato a marzo l’aumento di capitale da 400 milioni, come previsto.

L’aumento da 400 milioni viene deciso solo questo novembre perché Ita si è ben difesa nei cieli del mondo. Soprattutto da giugno, quando ha potuto affiancare voli a lungo raggio (redditizi) ai  nazionali (che lo sono molto meno).

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