Italia, Insigne: “Il calcio di Mancini è il mio habitat naturale. Viviamo una favola”

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FIRENZE – Per Insigne, a 30 anni appena compiuti, questo Europeo può essere la classica consacrazione: la parola favola, ammette, non è esagerata: “I più giovani in squadra la loro favola la stanno vivendo e ci danno tutto il loro entusiasmo. Ma questa è una favola anche per me, perché è la prima volta che gioco una competizione così importante da protagonista. Sto dando più del 100%”.

La Nazionale di Mancini è il suo habitat naturale dal punto di vista tattico?
“Prima ero più giovane e c’erano altri moduli, ma ho sempre ringraziato gli altri ct per lo spazio che mi hanno dato, magari nel 3-5-2. Con Prandelli e Conte sono arrivato a questi tornei, ma certo questo modulo di Mancini è più adatto alle mie caratteristiche e in generale a quelle di chi è in questa squadra: ci permette di esprimere le nostre qualità nel migliore modo possibile”.

Jorginho è da Pallone d’oro?
“Premesso che la nostra forza è il gruppo, lui viene da anni stupendi col Chelsea, vissuti da protagonista. Spero di sì per lui, spero che venga inserito tra i candidati al premio: non solo perché siamo grandi amici, ma perché se lo merita. Noi qui lo chiamiamo il Professore e un professore come lui siamo contenti di averlo noi”.

Il numero 10 consegnato da un grande numero 10 come Mancini è un’investitura?
“Mi dà orgoglio e responsabilità, ma cerco di essere il più spensierato possibile. Mancini dà tanti consigli a tutti, anche a me”.

Nel gruppo lei ha ormai un ruolo evidente anche fuori dal campo: la scena in cui dà il la a “Notti magiche” davanti all’hotel della Nazionale, è l’istantanea di questi giorni.
“A me piace scherzare con gli altri e mettere sempre musica. In genere metto quella napoletana, ma questa canzone era una cosa che volevamo fare per i tifosi, per dimostrare quanto teniamo a questa maglia e a questo Europeo”.

Il centrocampo è il punto di forza della Nazionale?
“Sicuramente è un centrocampo che fa molto contenti noi attaccanti: Jorginho, Verratti, Barella e Locatelli hanno qualità e intensità, ci danno qualcosa in più”.

Il vostro sistema di gioco – costruzione a tre, doppio play e quintetto offensivo in linea – è ormai consolidato e conosciuto, eppure riuscite lo stesso a sorprendere gli avversari: grazie alla qualità in velocità?
“Grazie alla circolazione della palla in velocità e ai movimenti in profondità dei centravanti. Così gli avversari non sanno chi prendere”.

In Nazionale lei non ha mai segnato un gol banale sia per la bellezza sia per gli avversari ai quali li ha fatti: un altro a Wembley sarà il prossimo?
“E’ il sogno di tutti segnare in stadio così importante, ma qui la priorità è una grande partita della squadra e se poi non arriva il gol non ha importanza”.

Che cosa pensa degli attacchi a Rino Gattuso, che gli hanno precluso la panchina del Tottenham?
“Col Mister ci siamo sentiti per messaggio, ma non abbiamo approfondito la questione, perché lui è in vacanza e io sono qui all’Europeo: non mi va di fare certe domande”.

Un gol a Wembley lei lo ha già segnato in amichevole, dopo il Mondiale mancato: immaginava all’epoca che ci sarebbe tornato così presto e per giocare una partita così importante?
“Anche se era un’amichevole e arrivava in un momento particolare, è stato sempre bello segnare lì”.

Nel frattempo sente di essere diventato un leader della Nazionale?
“Noi più grandi diamo consigli ai giovani, però anche noi guardiamo a loro. E’ uno scambio reciproco, perché hanno tanta qualità e perché siamo amici più che mai”.

A proposito di giovani e di amici: nove anni fa arrivava in Nazionale il famoso trio del Pescara, lei, Verratti e Immobile e loro due sono diventati una bandiera del Psg e la Scarpa d’oro.
“Io sono orgoglioso di quello che ho ottenuto, non ho rimpianti. Quello che ho sempre sognato era il Napoli, con la fascia da capitano: sogni che si sono avverati”.

Qualche club può sperare di vedervi insieme?
“Io sono stracontento per loro due, siamo cresciuti insieme. Sono orgoglioso di potere dire che ho giocato con la Scarpa d’oro, quando Ciro ha vinto la Coppa Italia ero felice per lui. Quanto a Marco, giocare per dieci anni a Parigi non è facile. Voglio troppo bene a tutti e due, spero che faranno ancora di più. Per il resto col Napoli parlerà dopo l’Europeo, ci sarà tempo”.

I trenta risultati utili consecutivi la Nazionale li ha ottenuti senza avere ancora giocato con una delle grandi: che cosa rispondete a questa obiezione della critica?
“Noi giochiamo con le squadre che ci destina il sorteggio, il girone mica lo abbiamo scelto noi. E pensiamo solo a fare il nostro calcio, che è la cosa più importante”.

L’Austria è davvero da temere?
“L’Austria corre tanto: riaggressione e palla alta. Però, anche se dobbiamo ovviamente studiarli, la cosa più importante è pensare a noi e al nostro gioco”.

Qual è il numero 10 che l’ha più colpita finora all’Europeo?
“Schick, con i suoi gol, e Sterling. Ma anche altri che magari non portano quel numero e fanno la differenza. I più forti, comunque,  speriamo di incontrarli il più in là possibile”.

Questa Nazionale ha tanti leader del sud, è cambiato qualcosa nel tempo?
“Non c’è mai stata questa distinzione: se uno ha qualità, viene in Nazionale. Su di me non ho mai provato questa sensazione e penso che non sia mai esistita. L’esempio è Cannavaro, capitano e campione del mondo. Se un ragazzo ha qualità, può arrivare dove sono arrivato io”.

Brevetterà il suo famoso tiro a giro?
“Devo studiare qualche alternativa, i portieri se lo aspettano. Scherzi a parte, cerco di allenarmi e di perfezionare il tiro. Spero che arrivino anche gol segnato in un altro modo, per fare vincere la Nazionale”.

Il copione finora sembra perfetto: non teme che la squadra sia impreparata agli eventuali contrattempi?
“No, io sono tranquillo, perché sappiamo che un episodio in una partita da dentro o fuori può cambiare le cose , ma tutti si sono fatti trovare pronti. I giovani hanno giocato con serenità e non si abbatteranno. Barella è un classe ’97 e ha personalità, Locatelli e Berardi non hanno fatto questo tipo di partite, eppure sono loro che hanno dato una mano a noi”.

Le grandi fanno i calcoli per non incontrarvi?
“Ci fa piacere, non ci vogliamo nascondere, ma dobbiamo allenarci bene e stare concentrati. Se poi le altre fanno i calcoli, va bene così. L’essenziale è che continuiamo a tenere piedi per terra, perché non abbiamo fatto ancora nulla: l’obiettivo dell’Italia non era vincere il girone, ma arrivare fino in fondo”.

E’ vero che Immobile sta cercando di portarla alla Lazio? 
“Ho letto che Immobile faceva il direttore sportivo, ma non me ne sono accorto. La verità è che parliamo di tutt’altro: Siamo più che amici, tanto è vero che dopo l’Europeo andremo in vacanza con le nostre famiglie”.    

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