Jannik Sinner, una sconfitta che vale come una vittoria

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Esattamente 361 giorni fa la sconfitta di Jannik Sinner (6-3 6-4 6-2) per mano di Stefanos Tsitsipas precedette di poco la fine del suo sodalizio con Riccardo Piatti. Erano, allora, i quarti di finale degli Australian Open. Pur senza ufficializzare motivazioni precise, nei giorni successivi il ragazzo della Val Fiscalina imputò al coach e all’entourage di Bordighera l’eccessivo condizionamento della sua vita personale e il ridotti investimenti sulla sua crescita tennistica. Oggi, negli ottavi dello stesso slam, il greco prevale di nuovo sull’italiano – dal 2019 è il suo quinto successo sui sei testa a testa – ma non ci sono segnali di un imminente divorzio tra Jannik e il team di Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Anzi, la reciproca fiducia esce rafforzata da un match che mostra quasi plasticamente come Sinner disponga di un servizio più efficace, abbia maggiore sicurezza sotto rete, sia tatticamente più accorto rispetto al 26 gennaio 2022. Dal punto di vista mentale, poi, appare assai più positivo: non fosse così, non sarebbe tornato competitivo dopo aver perso i primi due set.

Avremmo notato gli stessi miglioramenti se nell’angolo ci fossero ancora Piatti o qualcuno del suo staff? È inutile dare una risposta. Il rapporto tra un tennista di prima fascia e il suo team è assai complesso perché il tempo trascorso insieme è tanto e le occasioni di frizione frequenti. Come in un matrimonio, ci devono essere reciproci sacrifici perché le cose funzionino. Dopo anni di convivenza, tra l’adolescente scovato da Massimo Sartori in cima a una montagna e il suo maturo mentore comasco qualcosa s’era spezzato; tra il professionista Sinner e i professionisti Vagnozzi e Cahill l’equilibrio si basa su altri presupposti, regolati da contratti che immagino stilati da legali specializzati. 

Detto questo, oggi Sinner perde ma entusiasma e convince. I primi due set vedono una leggera prevalenza del greco: in entrambi ottiene un primo break, incassa il controbreak, guadagna un secondo break che poi si rivela decisivo. Il terzo e il quarto parziale non sono mai in forse, tant’è la prevalenza fisica e tattica di Jannik. Come spesso accade, il quinto set è una storia a parte perché si riparte da zero. Il numero 1 italiano alza il tasso d’errore, il numero 4 del mondo ritrova la sicurezza che sembrava aver perso. Nel quarto game Stefanos si fa annullare tre palle di break consecutive, nel sesto si ritrova nella stessa condizione e riesce a trasformare l’ultima. Al servizio, torna a risultare implacabile. Sotto 5-2, Sinner non ha più la forza mentale per recuperare: dopo quattro ore di ottimo tennis, il 6-4 6-4 3-6 4-6 6-3 finale premia il figlio di Apostolos e Julia Salnikova. 

É in festa la comunità greca di Melbourne, la più folta fuori dalla madrepatria e da Cipro. Il censimento del 2016 ha contato 173.598 compatrioti di Tsitsipas che vivono nella città degli Australian Open: centomila in più dei figli e dei nipoti di italiani arrivati qui nel secondo dopoguerra, ai quali si sono sommati di recente gli immigrati ad alta professionalità impiegati nei settori dei servizi, della finanza e della tecnologia. Il decibel dei cori nella Rod Laver Arena hanno rispecchiato i differenti pesi demografici dei due gruppi nazionali.

Sebastian Korda

Così, non avremo italiani nella seconda settimana degli Australian Open. Non accadeva da tempo, e forse ci eravamo abituati troppo bene. Ai quarti del torneo maschile approdano, oltre a Tsitsipas, il russo Karen Khachanov, l’americano Sebastian Korda e il ceco Jiri Lehecka. Le sorprese sono le sconfitte del canadese Felix Auger Aliassime (numero 6 del seeding), che ha ceduto in quattro set al sorprendente Lehecka, e il polacco Hubert Hurkacz (10), sconfitto da Korda in cinque set. Domani giocano di otto della parte bassa del tabellone. Nel torneo femminile, la numero 1 al mondo Iga Swiatek è stata eliminata oggi in due set dalla kazaka Elena Rybakina, WTA 25, che in luglio aveva trionfato a Wimbledon. Sono loro, al momento, le donne con maggiori chance di condizionare il prossimo futuro del circuito.

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