La vita “non ha mantenuto la sua promessa di felicità” per Julia Ituma, morta giovedì scorso precipitando dalla finestra di un albergo di Istanbul. Il messaggio dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini è stato letto all’inizio del funerale della ragazza -18 anni, giocatrice in serie a della Igor Gorgonzola Novara, una futura star della pallavolo – iniziato nella chiesa di San Filippo neri nel quartiere Bovisa. “Un enigma incomprensibile”, così l’arcivescovo ha definito la sua morte.
La navata piena di ragazze e ragazze delle squadre di tutta Italia, a partire dalle compagne di Julia, le “novaresi” e quelle del Club Italia. In prima fila, accanto alla bara coperta di rose bianche, la madre di Julia, Elizabeth, con gli altri due figli. La zia Helen, assieme alla nonna.
E molti dirigenti della federazione nazionale di pallavolo, e molti esponenti della comunità nigeriana di milano, il Paese di origine della famiglia, evocata dal parroco nell’omelia, “c’è un proverbio della Nigeria che dice: per educare un bambino occorre un villaggio intero. Una comunità”, come quella raccolta in chiesa e anche fuori, proprio accanto all’oratorio dove Julia ha cominciato a giocare a pallavolo, a 11 anni
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