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La barca autonoma che doveva attraversare l’Atlantico e che non ha capito il pericolo che correva

“Cari, sono a casa”. Lo scrive alle 15:40 – ora italiana – del 24 giugno 2021 l’account Twitter che racconta – o meglio, raccontava – il viaggio della barca autonoma “AI Captain Mayflower”, partita lo scorso 16 giugno dal porto di Plymouth, nel Regno Unito, e diretta verso un’altra Plymouth, nel Massachusetts. L’idea era quella, rivoluzionaria, di far attraversare l’Atlantico per la prima volta a un’imbarcazione senza comandante ed equipaggio, totalmente autonoma. Sviluppata dall’organizzazione non profit Promare, impegnata nell’esplorazione e nella ricerca in mare, e da Ibm, la moderna Mayflower può contare su un radar che, abbinato all’intelligenza artificiale, permette di riconoscere eventuali ostacoli. L’energia necessaria per muoversi è fornita invece dai pannelli solari a bordo.

Purtroppo dopo solo due giorni di navigazione l’imbarcazione ha segnalato un piccolo problema meccanico. È qui che la storia si fa interessante: la Mayflower – il cui nome rende omaggio all’omonimo galeone inglese che attraverò l’Atlantico nel 1620 – nonostante il problema tecnico non interrompe il suo viaggio. È chi la segue da terra, un essere umano quindi, che valuta quanto può incidere sul viaggio il danno. E prende la decisione di farla tornare indietro. La missione finisce qualche giorno dopo al punto di partenza, insomma, e come fa notare anche il Washington Post questo è un esempio di “quanto sia complicato l’esperimento”. Promare e Ibm ci riproveranno, facendo tesoro di questa esperienza. L’onda che porta al progresso non è così facile da cavalcare.



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