La cavalcata vittoriosa dei ragazzi del Salò. Che con la serie B hanno cancellato l’ombra dei nostalgici

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SALO’ – Quando il destino è nel nome, ma non puoi neanche dire nomen omen perché il presagio qui non è un uomo: sono undici, anzi ventisei, avercela una rosa così rocciosa. Vero, mister Vecchi? Ora però, un po’ per gioco e un po’ no, sgombriamo il campo dagli odiosi equivoci e dal fetore dei sillogismi: no cari malpensanti, la “B” non sta per Benito; sta per serie B. L’agognata promozione ottenuta dopo un campionato a dir poco esaltante. La neopromossa FeralpiSalò nasce nel 2009, non nel 1919 e nemmeno nel fatidico 1943 ovvero la data di fondazione di quella roba là che, vuoi o non vuoi, nell’immaginario collettivo un po’ cialtrone di questa Italia eternamente divisa, si è depositata a mo’ di stigma sulla folgorante storia con ascesa finale dei Leoni del Garda: e anche qui occhio, mi raccomando, a non tirare in ballo pseudo-sottoculture machiste sensibili alle rappresentazioni dei felidi. Ancora: la promozione in B è arrivata l’8 aprile 2023. Otto, no “88” , che nel lessico dei nostalgici che a Salò ci vengono in pellegrinaggio per motivi non calcistici sta per “HH” che è meglio non ricordare che cosa voglia dire. Insomma: giù le mani dal FeralpiSalò. Pensate al calcio e basta. Sforzatevi, se potete, di dimenticate dove siamo,che cosa successe qui, in questa cittadina di 10mila abitanti affacciata sulla sponda lombarda del lago di Garda, tra il 1943 e il 1945. Perché quella è (una brutta) storia, mentre i Leoni del Garda sono una storia bella e soprattutto realtà. Per dire: nel prossimo campionato se la giocheranno con Sampdoria, forse Cremonese, forse Spezia, forse Hellas Verona e comunque Brescia, Parma, Palermo, per dire i blasoni. Baciarsi i gomiti, certo. Che cosa c’è dietro? E quale ingombrante zavorra mediatica tocca dribblare al capitan Legati , al bomber Guerra e ai tifosi dei “leoni”?

 Raccontiamo. La costruzione dell’onore è nata da un progetto ambizioso. Una proprietà letteralmente solida: il presidente del club è Giuseppe Pasini, bresciano di Odolo, classe ’61. Pasini in quel di Lonato del Garda vuol dire Feralpi Group, colosso da 1.500 dipendenti tra Italia, Europa e Nord Africa, oltre due milioni e mezzo di tonnellate l’anno di acciaio e laminati. Solidità in purezza. Non solo siderurgia però, il gruppo ha diversificato: ambiente, ecologia, finanza, itticoltura. E, ovviamente, calcio. Dal girone B della serie C al centro pieno nella serie cadetta è stata una cavalcata. Ora fatevi un giro sulla pagina Instagram del FeralpiSalò (22,9mila follower in crescita). Rimarrete colpiti dallo standing della comunicazione. In un’infilata di post, video, fotografie degne del miglior storytelling, spicca un trailer. Quello de “La volata finale”, “il docufilm – si legge – prodotto dalla Media House dei Leoni del Garda che uscirà prossimamente…”. “Accarezzi un sogno, quasi lo tocchi con mano, vedi un’atmosfera del genere e dici, perché non provare a arrivarci”, chiosa uno degli alfieri della promozione. E ancora: “Pochi a inizio anno ci davano per favoriti”. “Le scelte sono le cose più difficili per un allenatore”. Non è che ci siano dei particolari guizzi rispetto alla retorica vuota del “calciatese”. Colpisce, però, la cura dei dettagli. Quel marketing verde-blu che, per volere della proprietà, ambisce, anzi lo ha già fatto, a diventare volano anche commerciale per un territorio, quello del basso Garda, che è considerato una miniera d’oro. La FeralpiSalò ha aggregato intorno al suo marchio e alla sua avventura 150 partner, di cui un centinaio del territorio. “Puntiamo moltissimo sull’identità territoriale e sociale”, dice il presidente Pasini. Il progettone del mega centro sportivo di 90mila metri quadrati dedicati ai giovani e al territorio a Lonato. Dopodichè a B raggiunta resta, è vero, l’incognita stadio: troppo piccolo (2mila posti) il Lino Turina – la partita con il Palermo pareva si giocasse in un quartiere del capoluogo siciliano – il club sta pensando di chiedere ospitalità, per ora, allo stadio Tullio Saleri del Lumezzane. “Il deficit dell’impiantistica sportiva – in paese – è molto forte e sentito”. Ancora Pasini.

Torniamo all’identità “ territoriale e sociale”. Imparabile riflesso condizionato vuole che quando si nomini la parola “sociale”, nella ricca Salò di origine romana passata dagli Asburgo al Regno d’Italia, e dunque alla famigerata e funesta stagione della RSI, venga per forza in mente il regime collaborazionista della Germania nazista voluto da Adolf Hitler e guidato da Benito Mussolini con l’obiettivo di governare parte dei territori italiani controllati militarmente dai tedeschi dopo l’armistizio di Cassibile.

Bella. Comoda. Strategica. Ben collegata. Quale miglior posto dove basare i principali ministeri dello Stato fantoccio del duce? Erano presenti, tra Salò e Gardone, anche le forze di polizia e militari: c’erano un reparto della “Muti” e uno della XMas al comando di Junio Valerio Borghese; nella casa del fascio (oggi bar Italia) stazionavano le guardie di Mussolini. Eccola dunque Salò ieri, ed ecco i suoi “eroi” del PNF che portano l’Italia nel precipizio:  Mussolini, Pavolini, Farinacci, Graziani, Muti…

Che ne sanno i tifosi della FerAlpiSalò e le tifoserie avversarie di chi fu e cosa fece il gerarca, criminale di guerra e collaborazionista Rodolfo Graziani? E il comandate della polizia politica e militare Ettore Muti? Chiederlo a mister Stefano Vecchi, ex Inter, “una vita da mediano” e ora il traguardo della promozione, non ha senso: suonerebbe provocatorio. Sarebbe come chiedere che cosa pensino di chi rimpiange il “manifesto di Verona” (fondativo della RSI) ai giocatori che hanno schiantato Reggiana e Palermo e portato in alto l’onore di Salò, ragazzi di 17-18-20-23 anni. Perché il segreto della FerAlpi, l’alchimia di Vecchi, sono i ragazzi.

“Abbiamo quest’ombra che ci accompagna, colpa di quattro buffoni che vengono qui pensando di fare i duri ma in realtà sono dei poveri sfigati. Il problema è che nell’ignoranza alberga la follia e la follia sai dove inizia e non dove finisce”, dice Walter, agente commerciale, tifoso del FeRalpi.

La storia insegna. Le sue colpe non possono e non devono ricadere sui luoghi, a meno che vi sia la precisa intenzione – e questo vale per politici e amministratori – di tenere in vita il ricordo di quella storia, i suoi simboli, le sue suggestioni, i suoi protagonisti. Salò non è immune da queste infiltrazioni. A fine ottobre 2020 al ristorante Conca d’Oro fu organizzata una cena per celebrare l’ “era fascista” e la marcia su Roma. Idea del Movimento salodiano indipendente, menù per 150 nostalgici. Polemiche. Idem per la mancata rimozione della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini a cui hanno provveduto in Italia decine di Comuni. Falli di rigore, roba da punizioni, anzi da cartellino rosso. Però nei bar sul lungolago e dalle parti del Lino Turina si parla di altro. Per esempio l’ultimo colpo di mercato di Pasini: Andrea Franzolini, centrocampista, classe 2003. Arriverà dall’Ascoli a parametro zero. E’ lui il nuovo leone del Garda. Nel calcio, si sa, è pieno di luoghi comuni. Uno recita così: il pubblico può diventare il dodicesimo uomo in campo. Ecco: nel caso della FerAlpi Salò la storia diventa il dodicesimo avversario da battere. Uno stigma da dribblare, palla lunga e tutti in avanti. E in caso di nuovo trionfo, un consiglio non richiesto: nei brindisi evitare come la peste l’espressione “a noi”.

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