La cybersecurity dimenticata

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E quindi? Com’è questo Recovery Plan sul digitale? Arriveremo finalmente nel futuro di cui parliamo da venti anni? Dopo le vaghissime bozze dei mesi scorsi, il documento varato dal governo e approvato dalle Camere a larghissima maggioranza, e solo 19 voti contrari, per quel che riguarda il digitale è ben fatto, organizzato con logica e scandito con una tempistica sensata.

Ma non equivochiamo: non è geniale o visionario. E’ decoroso. Dice il PNRR che dovremo portare la banda ultra larga ovunque entro cinque anni, scuole comprese; digitalizzare tutti i servizi della pubblica amministrazione e realizzare finalmente due riforme avviate nello scorso millennio: il fascicolo sanitario elettronico e il processo civile telematico. Parla anche di cose più recenti, promesse a vario titolo da un decennio: la razionalizzazione dei data center e l’utilizzo diffuso del cloud. Insomma, non rocket science, non c’è la promessa di mandare l’uomo sulla luna ma quella non meno ardita per noi, di far sparire le file agli sportelli.

Si tratta insomma di realizzare finalmente il gigantesco libro delle nostre incompiute. La differenza con il passato è che stavolta ci sono i soldi, tantissimi soldi, per realizzare questi progetti (oltre 50 miliardi di euro, molti di più se consideriamo la quota digitale di istruzione e giustizia). Ma i soldi non bastano: non è per mancanza di investimenti che siamo agli ultimi posti in Europa per la trasformazione digitale, ma per aver fatto progetti pessimi o per averli abbandonati strada facendo. 

In questo contesto colpisce la considerazione che nel Piano c’è per il tema della cybersecurity, citata di passaggio e destinataria di appena 620 milioni di euro. Spiccioli. Dicono che dietro ci sia una guerra di palazzo, sussurrano che con Mario Draghi l’impostazione del predecessore verrà ribaltata. Può darsi: ma i soldi per proteggere l’Italia, le sue aziende e i cittadini da attacchi hacker ormai quotidiani sembrano davvero pochi.

Eppure ancora ieri il ministro Lamorgese, inaugurando un centro di sicurezza digitale della polizia di Stato, ha detto che la cybersecurity è un presidio di democrazia. La nostra libertà passa da lì. Sacrosanto. Ma promettere che in cinque anni l’Italia diventerà un paese totalmente digitale e trascurare la sicurezza informatica è  come fare una casa e non metterci le porte. 

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