La dad e la studentessa bendata, l’ufficio scolastico del Veneto apre un procedimento

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VERONA – “La vergognosa vicenda della nostra compagna bendata per un’interrogazione diventi una linea di demarcazione: d’ora in avanti mai più atteggiamenti simili nei confronti di noi studenti”. Lorenzo Baronti, rappresentante d’istituto del liceo di Verona in cui una ragazza di 15 anni è stata invitata dalla docente a coprirsi gli occhi con una sciarpa per sostenere un’interrogazione, parla a nome di tutti. La Rete degli studenti medi veronesi ha intercettato quella che definiscono una “storia di Dad”, evidenziando tutte le storture che questo tipo di didattica può produrre. Non ultima l’umiliazione, come in questo caso.

Scuola a distanza, la prof e la benda per interrogare. Gli studenti: ora basta

“La studentessa è stata mortificata davanti a tutti, perché l’insegnante non credeva al fatto che fosse così preparata” continua il rappresentante d’istituto. “Questi sono metodi da inquisizione”. L’Ufficio scolastico regionale del Veneto ha avviato accertamenti mirati. La direttrice Carmela Palumbo ha contattato il preside del liceo veronese, chiedendogli di sentire i ragazzi e i docenti, per ricostruire l’accaduto e prendere provvedimenti: “Un eccesso di zelo che porta a una richiesta discutibile, il tutto dovuto dalla difficoltà a gestire i momenti di verifica con la didattica a distanza. Abbiamo aperto un procedimento, stiamo verificando”.

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Carmela Palumbo non esita a definire la pratica “lesiva della dignità umana”, ribadendo però l’intenzione di conoscere il contesto in cui è maturata questa situazione, anche sentendo i compagni di classe della quindicenne. C’è da capire se fosse la prima volta o se, invece, fosse una pratica diffusa durante le ore di lezione della professoressa. La docente al centro delle verifiche insegna lingua e letteratura tedesca. Giovedì scorso, di fronte a un inizio di interrogazione orale brillante da parte della studentessa, la prof le ha chiesto di fermarsi e di bendarsi con una sciarpa perché aveva il dubbio che stesse leggendo da qualche parte: “Prenda una sciarpa e si bendi, voglio vedere se ha studiato davvero”, le ha detto.

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La giovane ha accettato, nonostante la vergogna provata per i compagni collegati in quel momento nella classe virtuale di Teams. La direttrice dell’ufficio scolastico regionale veneto prova ad analizzare il problema alla radice. “Il tipo di verifiche che vengono fatte nella nostra scuola sono più basate sulle nozioni che sulle competenze. Quei contenuti sono sempre reperibili, in ogni momento. È un problema di fondo che la Dad ha evidenziato ancora di più e, come in questo caso, direi che ha proprio fatto esplodere. L’interrogazione tradizionale difficilmente si può tradurre con questo strumento”.

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Sul caso interviene anche Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione: “Credo si tratti di un episodio isolato, che giustamente andrà approfondito dalla dirigenza dell’istituto in cui si è verificato per capirne l’origine e l’esatta dinamica. La didattica a distanza è un surrogato rispetto alle lezioni in presenza e può costituire una parentesi, non la regola. Queste sono settimane importanti, con milioni di studenti tornati sui banchi, nelle aule, fisicamente davanti ai propri insegnanti: si respira una ritrovata normalità che speriamo il prima possibile possa essere allargata anche ai ragazzi degli istituti superiori. Questa è la scuola che ci piace”, conclude Sasso.

Anche Barbara Floridia, sottosegretaria all’Istruzione, si esprime in merito alla vicenda successa nel liceo veronese: “La scuola è una comunità educante nella quale l’obiettivo comune è educare, cioè far crescere in maniera equilibrata i giovani che ne fanno parte favorendone la maturazione e la formazione umana e personale. La cultura del sospetto non rientra tra gli obiettivi della scuola: Il gesto della professoressa mi sembra eccessivo e inopportuno. Abbraccio la studentessa e le invio la mia solidarietà”.

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