La Gran Bretagna sospende il primo volo con migranti diretti in Ruanda. Decisivo l’intervento della Corte europea dei diritti umani

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LONDRA. Un colpo di scena, inaspettato. Soprattutto per un Paese che si vanta di aver abbandonato le regole europee dopo la Brexit. Eppure, è proprio la corte Europea dei Diritti Umani, cui il Regno Unito fa ancora parte, a dare la mazzata al governo di Boris Johnson. Che così deve piegarsi e rinunciare alla prima espulsione di migranti irregolari verso il Ruanda, come il primo ministro aveva simbolicamente annunciato in Kent lo scorso aprile.

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Invece, la realtà è molto più amara per il governo britannico. Perché dopo una marea di ricorsi tutti respinti in patria nelle ultime ore, alla fine ha dovuto cedere a una fulminea sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che ha bloccato il primo volo dal Regno Unito verso il Ruanda. Per il quale c’è stato un mistero fino alla fine: inizialmente, dovevano essere diverse decine i migranti, arrivati irregolarmente nel Regno Unito, ad essere espulsi nel Paese africano. Poi sono diventati sette, per varie complicanze legali. Successivamente, secondo alcune fonti del Ministero dell’Interno, ne era rimasto solo uno.

Alla fine, invece, nessuna espulsione, almeno per il momento. Perché per la Corte Europea dei Diritti Umani, “i danni per i migranti sarebbero irreversibili”.  Così, almeno per stanotte, si è cancellata una norma per cui però, stando a un sondaggio YouGov, la maggioranza dei britannici è d’accordo, soprattutto tra i conservatori.

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Il piano del governo britannico ha scatenato grosse polemiche in patria, ma Boris Johnson lo ha sempre difeso, nonostante la ferma opposizione per esempio della Chiesa di Inghilterra. L’Arcivescovo di Canterbury oggi lo ha definito “immorale” e “aberrante”, chiedendo al contrario al governo corridoi sicuri per i migranti nella Manica e i richiedenti asilo.

Secondo la legge attuale del governo Johnson, una volta che si viene bollati come “illegali” nel Regno Unito, i migranti possono essere spediti in Ruanda, con il quale Londra ha un accordo multimilionario, dove possono chiedere di rimanere, oppure essere rispediti nella loro patria di origine. Ma non possono tornare, in base a queste regole, mai più nel Regno Unito.

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