La Juve a processo per le plusvalenze: le tappe della vicenda

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La Juventus era alla sbarra nel processo di fronte alla Corte d’appello della Federcalcio. Per la parte del procedimento che riguarda le plusvalenze degli anni 2018-2019-2020, l’accusa, rappresentata dal Procuratore federale Figc Giuseppe Chiné, sostiene che la società abbia fatto ricorso a plusvalenze fittizie e che queste abbiano consentito di ridurre le perdite di bilancio. Ci sono poi da considerare anche la manovra stipendi (marzo-aprile del 2020 e 2021) e le fatture per compensi ad agenti.

Cosa sono le plusvalenze

Ma cosa sono le plusvalenze nel calcio? Sotto la dicitura “plusvalenza” ricade il guadagno che ottiene una società dalla vendita di un calciatore, al netto della quota di ammortamento del cartellino che era ancora a bilancio. Comprando un giocatore a 20 milioni e facendo 5 anni di contratto, la quota di ammortamento sarà di 4 milioni l’anno. Se la società lo vende dopo due anni a 30 milioni, la plusvalenza si ottiene sottraendo ai 30 milioni una somma che è data dalla differenza tra i 20 milioni iniziali e l’ammortamento che resta: il risultato sono 22 mln di plusvalenza. Le plusvalenze diventano fittizie quando, attraverso lo scambio di giocatori, non vengono date valutazioni reali ai cartellini dei calciatori. Sono operazioni che vengono fatte per generare guadagni che servono a sistemare i bilanci. Quasi sempre, il vantaggio è per tutte e due le società che fanno lo scambio.

Le tappe della vicenda

Il 26 novembre 2021 la Guardia di Finanza perquisisce le sedi di Torino e Milano della Juventus a caccia di documenti relativi alla compravendita giocatori e alla formazione dei bilanci per gli anni 2019-21. Il pool di magistrati che guida la cosiddetta indagine “Prisma” è composto dai sostituti procuratori Ciro Santoriello, Mario Bendoni e dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio. Due i filoni d’inchiesta: il primo riguarda i bilanci con le plusvalenze, ma anche alcune scritture private, quella che poi verrà ribattezzata “manovra stipendi”. In modo particolare si cerca la carta “che non sarebbe dovuta esistere” – come emerso dalle intercettazioni tra Cesare Gabasio (capo dell’ufficio legale Juve) e il ds Cherubini – che riguarda Cristiano Ronaldo, circa alcuni emolumenti che il calciatore dovrebbe ancora avere e altre retribuzioni passate. Le ipotesi di reato sono “false comunicazioni societarie” ed “emissione di fatture per operazioni inesistenti”. Sette gli indagati: il presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici, il Chief Corporate & Financial Officer Stefano Cerrato, l’ex Chief Corporate & Financial Officer, Stefano Bertola, l’ex dirigente finanziario Marco Re e Cesare Gabasio, capo dell’ufficio legale della Juve. È indagata anche la Juventus, come persona giuridica. A fine marzo inizia la sfilata di calciatori in Procura, a Torino: Dybala viene ascoltato per tre ore, poi tocca a Chiellini, Bonucci, Cuadrado, Alex Sandro.

Paratici, Nedved e Agnelli

Il 1° aprile la Juventus viene deferita dalla Procura federale assieme ai club con cui ha “organizzato” le manovre delle plusvalenze: Samp, Napoli, Genoa, Empoli, Parma, Pisa, Pescara, Novara, Chievo Verona e Pro Vercelli. Il 15 aprile tutti i coinvolti e i club vengono prosciolti dalle accuse dal Tribunale nazionale federale. Le motivazioni: “Non esiste un metodo unico o oggettivo per arrivare a stabilire il reale valore di un giocatore”.

Il 24 ottobre la Procura di Torino notifica alla Juventus la chiusura delle indagini preliminari nell’ambito della inchiesta Prisma: i reati ipotizzati sono “false comunicazioni sociali e false comunicazioni rivolte al mercato”. L’accusa è quella di aver ostacolato all’autorità di controllo, la Consob. La Juve si difende, adducendo la giustificazione di aver “operato nel rispetto delle leggi e delle norme”. A fine novembre arrivano però le dimissioni in blocco di Agnelli e di tutto il Cda bianconero. Gianluca Ferrero viene nominato presidente. Contemporaneamente la Procura federale apre un nuovo procedimento sulla parte relativa agli accordi con i giocatori per l’integrazione degli stipendi. Nel codice di giustizia sportiva l’articolo di riferimento è il 31 che riguarda le violazioni in materia gestionale ed economica.

Il 22 dicembre si riapre il procedimento sportivo in merito al caso plusvalenze: il Procuratore federale riscontra nelle carte della Procura di Torino delle nuove plusvalenze, che non erano quindi state considerate nel primo processo e su queste apre una nuova indagine, che coinvolge la Juventus ed altre società. Questo filone è arrivato questa sera a sentenza davanti la Corte d’appello federale: stangata che non solo accoglie le richieste di Chinè ma le aumenta: -15 punti in classifica per la Juventus che scende dal 3° al 10° posto; 2 anni e mezzo a Paratici, 2 ad Agnelli e Arrivabene, 1 anno e 4 mesi a Cherubini e 8 mesi Nedved. E questo è stato solo il primo dei giorni del ‘giudizio’: per Samp, Genoa, Parma, Empoli, il vecchio Novara, Pisa, Pescara e Pro Vercelli nessuna condanna, come nel primo procedimento. La Juventus ha un mese di tempo per ricorrere al Collegio di garanzia dello sport del Coni. Il collegio però non ha la possibilità di diminuire l’entità della sanzione, potrà solo confermare o cancellare il verdetto della Corte federale.

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