La prescrizione di Bonafede a rischio già nel Milleproroghe

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ROMA – La legge di Bonafede sulla prescrizione – protagonista della caduta del governo Conte-bis per mano renziana – potrebbe a sua volta essere congelata già dall’inizio di marzo, ma il primo segnale politico potrebbe arrivare già dalla prossima settimana. Addirittura per decreto legge. Infatti proprio oggi, nel cosiddetto decreto Milleproroghe – nelle due commissioni, Affari costituzionali e Bilancio, che in tempi rapidissimi devono esaminarlo – sono stati dichiarati ammissibili tutti gli emendamenti presentati per bloccare la prescrizione. Che si cominceranno a discutere dalla settimana prossima.

E il primo emendamento è proprio quello di Enrico Costa di Azione, vecchio nemico della norma del Guardasigilli Alfonso Bonafede, che già l’anno scorso aveva tentato di farla cadere ma senza successo. Con Riccardo Magi di Più Europa, Costa pone gli emendamenti  addirittura come pregiudiziale al primo articolo. Il risultato, una volta bloccata la norma di Bonafede, è quello di far rivivere la legge Orlando che si limitava a sospendere la prescrizione per complessivi 36 mesi suddivisi tra Appello e Cassazione, sempre per i soldi condannati.

Dopo Costa e Maggi ecco, a seguire, tra le richieste di modifica all’articolo 8 ecco quelli di Lucia Annibali, responsabile Giustizia di Italia viva, e ancora le richieste di stop per la prescrizione sia di Forza Italia di Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, che della Lega. Nelle commissioni l’ex maggioranza, prima della caduta di Conte, era in equilibrio precario, in parità addirittura (24 a 24) in quella per gli Affari costituzionali, ma oggi la situazione è radicalmente cambiata, tanto che Costa già dice che Azione “sosterrà convintamente Draghi”.

Inoltre, dopo il recentissimo lodo Orlando, anche il Pd ha dichiarato la fine della legge di Bonafede. Quindi la sua sorte non solo potrebbe essere segnata, ma questo potrebbe anche essere, da una parte il segnale politico della nuova maggioranza che si costituisce, dall’altra la via per sgombrare il campo da una legge scomoda, il cui “padre” non è più ministro della Giustizia, e i suoi sostenitori, i 5stelle, potrebbero anche non entrare nella maggioranza.

A questo punto però c’è da capire come, e in che tempi, la legge potrà essere fermata. Tenendo conto che, pur essendo entrata in vigore a gennaio del 2020, non è mai stata applicata ad alcun reato e ad alcun processo in corso, visto che riguarda solo i reati commessi dopo il suo ingresso nel codice. Per chi non ne avesse memoria, la legge di Bonafede ferma l’orologio della prescrizione dopo il dibattimento di primo grado.

Comunque, stando agli emendamenti, Costa, Magi e Annibali chiedono che gli effetti della legge siano immediatamente sospesi, senza aspettare la riforma del processo penale. All’opposto l’ex Guardasigilli e oggi vice segretario del Pd Andrea Orlando, con il suo “lodo”, appena un giorno fa aveva proposto di marciare spediti sulla riforma del processo penale, che fissa tempi brevi per ogni fase del dibattimento. E solo qualora la legge, che tra l’altro è una legge delega, non dovesse essere approvata in sei mesi, a quel punto la prescrizione verrebbe sospesa. Ma, ovviamente, la proposta di Orlando va contestualizzata con il tentativo del presidente della Camera Roberto Fico di verificare l’esistenza di una maggioranza. E soprattutto con l’obiettivo di sgombrare il campo dalla polemica di Renzi proprio sulla prescrizione.

Ma adesso la situazione politica è completamente mutata. La prescrizione di Bonafede non è più tutelata dall’ormai ex ministro. E ha moltissimi nemici. Per evitare che resti ancora un ostacolo politico nella futura maggioranza, nella quale potrebbe anche non esserci M5S, la soluzione più semplice è quella di metterla da parte. Semplicemente accantonarla. Subito, sfruttando il Milleproroghe che deve essere convertito entro i primi di marzo, visto che è del 31 dicembre. Insomma, la prescrizione di Bonafede potrebbe avere le ore contate. 

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