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La prima guida enogastronomica d’Italia: dalla fava menata alla torta gattafura, alla scoperta dei piatti del 1550

“All’interno di questo piccolo libro c’è la prima guida enogastronomica d’Italia. Il profumo è proprio quello dell’antico”. Rossano Boscolo lo dice mentre odora l’edizione ingiallita che tiene con cura tra le mani. Stampato nel 1550, il testo è stato acquistato a un’asta di Parigi e ora ha trovato casa nel Museo della Cucina – Garum di Roma, di cui Boscolo è il fondatore. “Commentario de le più notabili, e mostruose cose d’Italia” è il titolo dell’opera. L’autore è l’umanista Ortensio Lando, il primo traduttore italiano de L’Utopia di Thomas Moore.

Lando racconta di un giovane arameo, cittadino dell’Isola degli Sperduti, che, guidato da un fiorentino proveniente dalla Terra di Utopia, viaggia tra le città italiane, dal Sud al Nord, assaggiando anche i piatti che incontra. Dai maccheroni, cotti con grassi capponi, nella ricca isola di Sicilia, passando per la bontà dei pesci di Taranto, fino alle torte di Genova dette gattafure “perché le gatte volentieri le furano et vaghe ne sono”.

Ci sono poi le donne contadine che popolano la seconda parte del libro dedicata agli “Inventori delle cose che si mangiano e che si bevono”. Come per esempio “Libista di Cernuschio”, inventrice dei ravioli e malfatti, o “Carinzia da Cremona”, che inventò i fagioli con il pepe, o “Camilla di Ancona” a cui – secondo l’immaginazione di Lando – si deve la “fava menata”.

Di Tecla Biancolatte

Riprese Leonardo Meuti

Montaggio Elena Rosiello



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