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La rapper Chadia Rodriguez indagata con la banda degli scippatori con lo spray

Quando è salita sul palco del 1° maggio ha fatto scalpore. «Piacere, mi chiamo Chadia, sono sempre stata una tipa strana, sono cresciuta sola in mezzo a una strada, senza fare la ladra né la puttana » . Cantava così Chadia Rodriguez, al concertone in cui aveva fatto scalpore per essere rimasta in topless. Quel passato che non ha mai nascosto, che ha vissuto a Torino, nel quartiere di Barriera di Milano dove è cresciuta, e l’ha plasmata nella carriera da trapper, ma che ora rappresenta anche un guaio da cui deve difendersi. C’è anche il suo nome infatti nell’avviso di chiusura della maxi indagine sulle rapine con lo spray al peperoncino che hanno fatto da contorno al grande caos del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo: 53 in tutto gli indagati, che hanno messo a segno colpi ai concerti e nelle discoteche, non solo in Italia, ma anche in Europa.

Chadia Darnakh, 23 anni, di origine spagnola e marocchina, è accusata di un solo episodio, che sarebbe avvenuto l’8 settembre 2017 a Torino. Secondo la polizia che ha condotto gli accertamenti, in compagnia di Zaccaria El Fadili ( già arrestato per piazza San Carlo), e con un altro indagato avrebbero spruzzato lo spray al peperoncino contro un uomo a cui avevano chiesto un passaggio e si sarebbero impossessati di una catenina d’oro e di un telefono cellulare, cercando anche di rubargli l’auto senza riuscirci. L’accusa è di rapina in concorso.

L’inchiesta dei pm Paolo Scafi e Giuseppe Drammis, coordinati dall’aggiunto Patrizia Caputo, ricostruisce la rete di colpi messi a segno da una maxi banda fluida, che agiva a gruppetti, composti anche solo da due o tre persone.

Tra il 2017 e il 2018 hanno commesso scippi e rapine, sovente con la stessa modalità utilizzata la sera della finale di Champion’s Juventus- Real Madrid scatenando il panico che provocò oltre 1500 feriti e la morte di due donne. Anche in questo caso quasi tutti gli indagati hanno estratto bombolette quando si trovavano in situazioni di grande affollamento: ai concerti, come quello di Gué Pequeno, il 21 dicembre 2017 a Lugano, di Gigi D’Agostino a Telgate ( Bergamo), il 6 gennaio 2018, ma anche il 29 luglio 2017 a Garlasco. Il 17 e il 18 giugno erano invece all’autodromo di Monza ad assistere ai concerti dei Linkin Park e di Justin Bieber: scatenavano il panico e poi approfittavano della confusione per rubare catenine e briacciali. Si sono spostati seguendo la scia della musica techno, ai festival come quello in Francia a Perpignon, l’Elettrobeach, o il Tomorrowland in Belgio a Boom, l’Openair in Svizzera. Persino a Londra, al Notting Hill Carnival 2017 . Le discoteche rappresentavano i luoghi perfetti per agire, da quelle di Ibiza a quelle di Parigi, e ovviamente a Torino, come ad esempio il Big o il Life. Compaiono però anche furti nei negozi di abbigliamento, a Milano, dove in gruppo si erano portati via capi firmati di ingente valore, ma anche come a Settimo, all’interno dell’outlet, dove un indagato era riuscito a sottrarre otto portafogli in un colpo solo.

Budino, Hamza Belghazi, Mohamed Macmachi, Zaccaria El Fadili, e altri cinque sono già stati tutti giudicati sia per questi colpi che per quello di piazza San Carlo. In questa tranche altri otto indagati sono accusati in concorso con loro di associazione a delinquere: ognuno aveva un ruolo. Budino e Belghazi, secondo l’accusa della procura, erano i capi, le persone di riferimento che pianificavano riunioni e si relazionavano con i ricettatori a cui girare il bottino, gli altri avevano ruoli variabili.

Nel gruppo fluido di conoscenze c’era anche, per l’accusa, una giovanissima Chadia, la stessa che ora canta: «Ne ho fatte di cose talmente cattive che non so se ridere o piangere ».



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