La risalita dei contagi spinge le terze dosi. Idea booster a 5 mesi

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I casi aumentano, quel che accade in altri Paesi europei fa paura e sempre più persone chiedono di vaccinarsi. Nell’ultima settimana è stato battuto ogni giorno il record di dosi booster somministrate, anche se ci sono categorie fragili, come gli anziani e i trapiantati, che hanno ancora coperture troppo basse. Al momento, il richiamo dev’essere fatto non prima di sei mesi dal completamento del primo ciclo vaccinale, ma non è detto che le cose restino così. Ieri Gianni Rezza, il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, ha risposto con un “valuteremo” a chi gli chiedeva se non sia il caso di anticipare il richiamo a 5 mesi, come già deciso in Regno Unito. In effetti tra i vari dossier sul tavolo del ministero in questo periodo, critico per la risalita della curva, c’è anche la riduzione dei tempi di somministrazione della terza dose. È però un tema tutto scientifico, sul quale si devono esprimere i consiglieri dell’esecutivo. E infatti presto l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, sarà coinvolta per dare il suo parere, anche alla luce dell’apertura fatta un paio di giorni fa dall’Ema, l’agenzia europea. E quindi presto chi vuole potrà fare la nuova somministrazione anche a soli cinque mesi dalla seconda. Non ci saranno problemi con la disponibilità: il commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo ha fatto sapere che entro fine anno arriveranno altre 8,6 milioni di dosi tra Moderna e Pfizer.

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Giovedì, le terze dosi fatte sono state più di 160mila e anche ieri la tendenza pareva in aumento. Ma molti italiani ritardatari si stanno presentando anche per la prima. Pure in questo caso si osserva una crescita, cui non si assisteva ormai da tempo. Tra le persone non ancora coperte, quindi, c’è ancora qualcuno disposto a fare il vaccino, perché preoccupato dalla situazione epidemiologica, o perché stanco di fare due o tre tamponi alla settimana per andare al lavoro. Ieri le prime dosi sono state 19.500, contro le 17-18mila dei giorni precedenti. E gli italiani di oltre 12 anni che hanno ricevuto la prima iniezione sono saliti all’86,9%. 

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Riguardo all’anticipo del booster, Rezza ha spiegato che “le persone che ad oggi non hanno raggiunto i sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario sono soprattutto giovani. Accorciare questo intervallo non avrebbe effetti negativi e potrebbe dare qualche possibilità in più di accelerare la campagna vaccinale, è quindi un elemento da valutare con attenzione”. Anche Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di sanità, ha ipotizzato una riduzione dei tempi. Intanto Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio propone di aprire subito il booster a tutti i vaccinati, facendo così cadere gli scaglioni per età.

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Se da una parte si pensa a coinvolgere persone sempre più giovani, dall’altra però ci sono ancora problemi con le categorie protette. Sono circa il 49% i trapiantati che hanno fatto la terza dose. Pochi, visto che si tratta di persone a rischio per i farmaci immunosoppressivi che devono prendere. E infatti Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti, dice: “I vaccini funzionano anche in chi prende la terapia immunosoppressiva. Invito tutti a fare la terza dose quanto prima”. E c’è anche un’altra categoria, molto più numerosa, che ha coperture ancora non buone: quella degli anziani, cioè gli over 80. Sono stati tra i primi a ricevere il vaccino, tanto che per l’80 per cento di loro (3,6 milioni di persone) dalla seconda dose sono già trascorsi almeno sei mesi. Eppure solo il 50% di coloro che potrebbero fare il booster si è presentato finora nei centri vaccinali. 

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