La scuola è finita. Ma non vincerà il per sempre

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Kharkiv. Foto di SERGEY BOBOK / AFP

Kharkiv. Foto di SERGEY BOBOK / AFP  La scuola è finita. La scuola è distrutta. La scuola, a Kharkiv, è questo cratere che un soldato ucraino ispeziona. L’edificio era stato già bombardato a marzo. A luglio, negli ultimi giorni, in due occasioni. Si tratta, peraltro, di un istituto per bambini ipovedenti. I razzi hanno sventrato le finestre, il soffitto è danneggiato. Il personale scolastico, con mezzi molto umili, si è impegnato a raccogliere polvere, schegge di vetro, brandelli di muro; e nelle immagini che raccontano questa piccola impresa c’è quella verità luminosa del “fabricator mundi” di cui parla Hannah Arendt, un uomo, una donna semplicemente dotati di buona volontà.

Quest’uomo di buona volontà può essere chiunque e ognuno, forse perfino me e te.

Non basta? Non in un paese in guerra. Ma è un gesto titanico nella sua semplicità: cominciare a ricostruire mentre la distruzione non si ferma.

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