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La sfida del cemento che non inquina: nuova materia prima per l’obiettivo zero emissioni

L’industria del cemento ha un imponente impatto sull’ambiente. I 4,1 miliardi di tonnellate prodotti ogni anno sono infatti responsabili dell’8% dei gas serra globali, una cifra simile a quella delle automobili, quasi tre volte quella degli aerei. L’Associazione mondiale del cemento sta esortando i propri membri a prendere provvedimenti, ma gli sforzi sono ancora largamente insufficienti.

Una startup ha però trovato il modo di risolvere il problema. Brimstone.energy, questo è il suo nome, è nata nell’ambito del Caltech in California ed è stata in parte finanziata dalla Breakthrough Energy Ventures, la compagnia che si impegna a investire in imprese emergenti coinvolte nel settore dell’energia pulita, fondata dai Bill Gates. Formata da chimici, è riuscita a trovare un nuovo modo di produrre il cemento che non produce anidride carbonica e che, se l’energia che alimenta il processo proviene energie rinnovabili, è a zero emissioni.

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Il cemento viene usato in tutto il mondo come ingrediente di base dell’edilizia e ha due componenti:  il cemento Portland e il materiale cementizio supplementare (Supplementary cementitious material, Scm), un sottoprodotto delle centrali a carbone. In un mondo che si sta avviando all’abbandono di questo combustibile, questo ingrediente rischia di diventare sempre meno disponibile. Ed è proprio da questa prospettiva che gli ingegneri di Brimstone Energy sono partiti.

Oggi il cemento viene prodotto partendo dal calcare che viene ridotto in polvere e messo in un forno riscaldato fino a 1.400 gradi. Il calcare si decompone producendo calce e anidride carbonica per produrre il clinker. Ed è proprio questa fase a contribuire maggiormente al danno climatico. Oltre la metà delle emissioni dipendono da questa fase, non tanto dall’energia impiegata. Per ogni tonnellata di cemento fresco, ne viene rilasciata una di CO2.

La nuova tecnologia produce esattamente cemento Portland, identico a quello originale. La soluzione trovata è stata utilizzare una diversa materia prima. Al posto del calcare ricorre al calcio silicato, una delle rocce più abbondanti del Pianeta che contiene calcare ma anche silicio. La differenza sostanziale è che quando viene scaldata non produce anidride carbonica. Vengono contemporaneamente prodotti  idrogeno e Scm, il che potrebbe servire anche all’industria cementiera tradizionale che lo sfrutta anche per abbattere le emissioni.

La finanza per il green building

Non è un’impresa semplice. Le fabbriche di cemento sono grandi impianti detenuti da poche compagnie che possiedono il 70% del mercato mondiale. È in pratica un monopolio contro il quale non è facile misurarsi per trovare uno spazio. Brimstone Energy ha però raccolto oltre 7 milioni di dollari di finanziamento e programma l’apertura del primo stabilimento nel 2023 che produrrà uno o due milioni di tonnellate di cemento per anno.



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