La sfida tra i due eserciti per l’ultimo ponte che porta a Sloviansk

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KRAMATORSK – Gli ucraini hanno fatto saltare sei ponti a nord della città di Sloviansk per rallentare l’avanzata dei russi nel Donbass, e ne resta soltanto uno, a Raihodorok, nelle immediate vicinanze – che però possono fare saltare da un momento all’altro. Accanto al ponte stradale c’è quello ferroviario, che i russi hanno distrutto con un bombardamento e ora è per metà nell’acqua. I piloti russi ci hanno provato di nuovo ieri con quello stradale che corre parallelo a una cinquantina di metri, ma non l’hanno colpito in pieno e quindi è ancora in piedi. Ad attraversarlo oggi si vedono i soldati ucraini già piazzati in posizione per far esplodere le cariche. A nord, che è la direzione dalla quale stanno arrivando i russi, si sentono i colpi d’artiglieria e si vedono le colonne sottili di fumo sopra la linea degli alberi.

Entrambe le parti, ucraini e russi, vogliono decidere il momento esatto della distruzione del ponte per Sloviansk. Gli ucraini vogliono farlo saltare in aria nei prossimi giorni, se i russi si avvicineranno. In questo modo trasformeranno il fiume Siversky Donets in una barriera naturale, bloccheranno i russi a nord dell’acqua e guadagneranno tempo. E gli serve tutto perché le armi mandate dai governi occidentali non sono ancora entrate in azione – i soldati ucraini in molti casi si stanno addestrando a usarle. I russi invece vogliono farlo saltare in aria prima, quando ancora molte forze ucraine sono a nord del ponte, così durante l’avanzata potranno inchiodarle spalle al fiume sotto il fuoco d’artiglieria e costringerle ad abbandonare molti mezzi per trovare scampo sull’altra sponda.

Il comandante degli ucraini nascosti nelle buche ai due capi del ponte non vuole riprese fatte con il telefonino, adesso c’è un nuovo motivo di ansia, dice che gli aerei spia russi che intercettano le comunicazioni a terra – e questa è una cosa assodata – riescono grazie a una nuova tecnologia anche a estrarre le foto e i video dai telefonini. Poi li passano all’intelligence, che li guarda e passa le informazioni ai piloti degli aerei e all’artiglieria. I suoi soldati parlano anche di un altro motivo di ansia: c’è un sabotatore, un vecchio magro e quasi senza capelli, che lavora per i russi e gira in bicicletta nella zona. Dove si ferma il vecchio, dopo poche ore arrivano tiri precisi di artiglieria. Fanno vedere la foto del vecchio, in un manifesto del tipo “ricercato”, accompagnata da note di spiegazione.

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Denis è una guardia di frontiera arrivata qui assieme ad altri cinque compagni, in teoria non c’entrano nulla qui, ma sono volontari, hanno deciso senza nemmeno dirlo al loro superiore, hanno preso delle mimetiche e si sono presentati. Accanto a lui c’è Igor, ha le dita tatuate perché “sono stato in prigione, queste lettere sono le iniziali di una poesia sulla mamma”. Sono venuti qui a combattere, ma Denis dice che non si può resistere all’artiglieria russa con i fucili, batte la mano sul kalashnikov, abbiamo soltanto questi. Non avete i missili anticarro Javelin dati dagli americani? Quelli sono per le postazioni dell’esercito regolare. Parla dell’artiglieria russa come di un mostro che non si può fermare, troppi cannoni, troppi razzi, troppi proiettili.

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Racconta che quando sono nascosti nei boschi ai lati delle strade i tiri russi sfracellano gli alberi, glieli fanno cadere sulla testa. Spiega che il comandante locale li ha accettati e ha assegnato loro una posizione, è un buon comandante dice, perché quando c’è stato da sottrarsi al fuoco continuo dell’artiglieria ha dato l’ordine di arretrare e non si è impuntato. Non c’era altro da fare. Gestire la perdita di terreno, sopravvivere un altro giorno per resistere, perdere ma non in modo disordinato. I russi che arrivano da nord adesso hanno il vantaggio della potenza di fuoco superiore, è necessario cedere terreno senza però cedere troppo. Prima o poi, è la speranza dei soldati ucraini, la macchina russa nel Donbass s’incepperà come a Kiev, finiranno le munizioni, finiranno i soldati, si troveranno davanti armi migliori delle loro. Per ora c’è da subire, spalle alla città di Sloviansk. Se le cose volgono al peggio, ci si ritira tutti al di qua del ponte e lo si fa saltare in aria, i russi saranno costretti a fare un giro più lungo.

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