La Sicilia non è un’isola per sindache: in corsa solo 19 su 134

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Non è una Regione per donne. Il sospetto, a dirla tutta, sfiora chiunque trascorra più di 24 ore in Sicilia, ma il quadro impietoso delle candidature alle prossime elezioni amministrative del 10 e 11 ottobre, ne è la triste riprova. Soltanto 19 le donne candidate alla carica di sindaco, sui 134 in corsa per l’ambita fascia tricolore. Appena il 14 per cento, contro un esercito di 115 uomini. Nella Regione che conta una sola donna nella giunta di governo, l’alternanza di genere, insomma, è ancora un miraggio.

Pochi, i casi in cui la disputa si gioca alla pari. È il caso di Lentini, in provincia di Siracusa, dove a contendersi la carica di primo cittadino sono tre donne – Maria Adagio, Laura Varcica e Francesca Reale – e tre uomini – Saverio Bosco, Rosario Lo Faro, Stefano Battiato. Ancora nel Siracusano, a Pachino, i candidati ad ambire alla massima carica cittadina sono due uomini e due donne: Fabio Fortuna, Barbara Fronterrè, Carmela Petralito e Corrado Quartarone. Scontro alla pari anche nel Trapanese, a Calatafimi Segesta, tra Caterina Verghetti e Francesco Grupposo; a San Cipirello, nel Palermitano, tra Romina Lupo Claudio Russo; e a Montevago, nell’Agrigentino, dove a sfidare la sindaca uscente (e presidente della Commissione Salute all’Ars), Margherita La Rocca Ruvolo, è Giuseppe Arcuri. E poi Gioiosa Marea, nel Messinese, dove dei quattro potenziali candidati in corsa per la fascia tricolore, resta soltanto Giusy La Galia. Una situazione analoga a quella che si verifica a Ferla, in provincia di Siracusa, dove in lizza per il palazzo comunale c’è un unico candidato, Michelangelo Giansiracusa. ( In questi casi la legge prevede che si raggiunga il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto, per validare l’elezione).

Per il resto, è uno scontro impari più o meno dappertutto. Così a Porto Empedocle, Ramacca e Patti, ad esempio, gli elettori troveranno sulla scheda i nomi di quattro candidati uomini e una sola donna. E poi una lista lunghissima di Comuni al voto in cui nessuna donna sarà candidata alla carica di sindaco, da Adrano ( cinque candidati, tutti uomini), a San Cataldo (sette candidati a sindaco), fino a Grammichele, Vittoria, Torregrotta, Favara, Canicattì. Non che la legge, ovviamente, imponga alcuna regola sulle candidature a sindaco, ma la tornata delle amministrative descrive con chiarezza la fatica delle donne siciliane nel farsi spazio in posizioni apicali.

Diverso, invece, il quadro nelle liste elettorali a sostegno dei candidati sindaco. In quel caso, al contrario, la legge sulle cosiddette quote rosa c’è e impone che l’alternanza di genere sia pari almeno a un terzo dei componenti della lista. Ma in questo caso, soprattutto nei piccoli Comuni, è stata corsa alla candidata da inserire per ottemperare all’obbligo di legge, anche a costo di candidare la figlia del presidente del consiglio comunale uscente o la sorella dell’ex consigliere comunale.

La norma regionale, per favorire l’ingresso delle donne nei consigli municipali, ha anche introdotto la doppia preferenza di genere: all’interno della medesima lista, un singolo elettore può votare uno o due candidati consiglieri. Nel caso in cui esprima la doppia preferenza, deve alternare il genere dei candidati. Così in campagna elettorale gli aspiranti consiglieri e le aspiranti consigliere giocano di strategia politica e propongo agli elettori dei ticket, delle alleanze elettorali tra candidati di genere differente. C’è anche chi si spinge oltre: è il caso limite del candidato al consiglio comunale di Favara, Giuseppe Lentini, che propone agli elettori il voto in tandem con diverse colleghe candidate nella stessa lista ” Onda & Cambiare Passo”, a sostegno del candidato sindaco Giuseppe Infurna.

Cambiano i nomi delle donne in tandem, in un caso Nunzia Russi, in un altro Fiorella Contino, in un altro flyer ancora al fianco di Miriam Indelicato o di Lucia Di Gloria. Le donne cambiano, l’importante è che tutte portino voti all’unico uomo che in quei flyer, non si alterna mai.

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